Politiche 2022, Alberto Cardillo (FDI) candidato alla Camera: "Continuo impegno al servizio del territorio" -
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Politiche 2022, Alberto Cardillo (FDI) candidato alla Camera: “Continuo impegno al servizio del territorio”

Politiche 2022, Alberto Cardillo (FDI) candidato alla Camera: “Continuo impegno al servizio del territorio”

Nessuno ha dubbi sul fatto che Alberto Cardillo, 32 anni, segretario provinciale di Fdi a Catania, appartenga alla generazione della nouvelle vague del Partito di Giorgia Meloni destinato, comunque, ad avere in Sicilia un ruolo di primo piano nel prossimo futuro.

Un giovane preparato e competente cresciuto giorno dopo giorno nella militanza portata avanti con spirito di sacrificio e questo sforzo tende a sopperire alla carenza di giovani presenti nelle istituzioni, superando l’atavica presenza della “gerontocrazia” delle classi dirigenti.

Oggi Cardillo si è candidato alle nazionali  a Catania rappresentando un territorio complesso e depresso da sempre, pervaso da tante aspettative e altrettanto delusioni cocenti. Cardillo ha iniziato a muovere i primi passi a 14 anni nel Fronte della Gioventù, mostrando per eredità culturale e familiare una vocazione all’impegno politico peraltro assai rara nei giovani più che mai  disincantati sul futuro dell’Isola. Dunque il giovane Cardillo  ha accettato la sfida di fare parte della squadra dei candidati e vede davanti a sé una carriera politica promettente, iniziata dai gradini più bassi in qualità di militante e, poi, proseguita con importante un’esperienza nel consiglio comunale di Mascali dove ha ricoperto la carica di assessore al Comune di Mascali.

Sin dal primo momento in questi incarichi si è distinto per la sua indiscutibile efficienza e fattività nel promuovere una forte iniziativa di rilancio della promozione sociale e turistica. In questi ultimi anni ha svolto un ruolo di uomo di fiducia nella struttura regionale a fianco all’Assessore Regionale al Turismo Manlio Messina e ha avuto la possibilità di conoscere in profondità le problematiche relative ad un comparto economico che con la fine del lockdown ha avuto una crescita senza precedenti anche nell’Isola. In un momento nodale ci siamo confrontati sui temi di prospettiva al netto della propaganda elettorale.

– La politica dovrebbe essere passione, impegno e dedizione. Quando è scoppiata in lei la scintilla verso questa mission che spesso lei stesso ha definito un “sacerdozio laico”? 

Come tanti che sono venuti prima di me, e come pochi, purtroppo, della mia generazione, la scintilla è scoccata a scuola. Appena entrato al Liceo, a 14 anni mi candidai alla carica di rappresentante d’Istituto, risultando subito eletto. Non era facile per un novellino, per giunta non allineato alla maggioranza. Si tenga conto che chi conosce le cose giarresi sa della radicata cultura progressista che albergava al “Michele Amari”. E da allora non ho praticamente più smesso. Un impegno totalizzante, nel partito e nelle Istituzioni.

– Recentemente un autorevole opinionista di un giornale nazionale ha affermato parossisticamente che questa fase elettorale può essere paragonata a quella del Grande Fratello televisivo in cui conta apparire e non essere. Ecco non le sembra che oggi non solo manchino i partiti organizzati  ma persino sia assente  la buona politica ?

L’assenza di partiti organizzati e quindi di selezione delle classi dirigenti è un problema antico per l’Italia. Da almeno trent’anni, cioè da quanto il sistema dei partiti è stato smantellato da Tangentopoli, le organizzazioni politiche si sono trasformate in strutture “leggere” che funzionano solo nel momento elettorale. Strutture verticistiche dove la base conta poco e i vertici hanno un potere spropositato. Come ci ha insegnato Kelsen, non può esistere una democrazia parlamentare senza partiti funzionanti, ecco perché l’Italia è in un certo senso una “democrazia parziale”.

Debbo dire, però, che a destra navigando tra mille difficolta nel decenni scorso, rischiando quasi l’estinzione, abbiamo mantenuto una struttura tradizionale, dando voce alla base e ai territori, pur avendo un grande leader popolare.

 – Oggi Fratelli d’Italia viene accreditata quale prima forza politica della nazione. A suo avviso questo consenso diffuso a che cosa può essere addebitato?

Senza dubbio la gente riconosce in Giorgia Meloni coerenza e della serietà, doti non scontate nelle classi dirigenti italiane, non solo in politica. Dopo di che Fratelli d’Italia in questi anni ha fatto una seria selezione della classe dirigente, valorizzando le donne e gli uomini migliori al governo degli Enti Locali e in ruoli di responsabilità del partito. Questa differenza rispetto agli altri competitori sta convincendo gli italiani che Fratelli d’Italia sia una forza affidabile e che le positive esperienze amministrative maturare dal suo capo e dai suoi uomini siano garanzia di stabilità, efficienza e coerenza.

– In questa consultazione elettorale oltre le idee di Fdi ha delle proposte personali da avanzare?

Certamente in Parlamento porterei la voce di un territorio fuori dai radar della politica che conta ormai da tanti anni. In generale la Sicilia e la Provincia di Catania hanno bisogno di una politica che sia in grado di andare oltre l’assistenzialismo fine a se stesso, dando strumenti al mondo dell’impresa per creare lavoro, partendo dall’alleggerimento del costo del lavoro, fino alla creazione di una reale e dignitosa rete infrastrutturale, ponte sullo stretto compreso. E poi servono misure fortissime per il sostegno alla natalità, il sud e la Sicilia si stanno spopolando, e questo è un problema per l’economia, per le politiche sociali, ed anche per la sopravvivenza stessa del nostro popolo.

– Lei ha operato prevalentemente nella zona ionico etnea, stupenda plaga ai piedi del vulcano. Qual è il motivo per cui non si riesce mai a mettere in moto un progetto di sviluppo economico del territorio autopropulsivo?

C’è un eccesso di campanilismo asfittico. Non va bene, nel 2022 servono apertura mentale e collaborativa, ricercano nuove partnership tra Enti pubblici ed anche con i privati. Non c’è più il paracadute della spesa pubblica infinita. Trent’anni fa i Comuni spendevano a iosa e lo Stato pagava, oggi tanto si è capaci di incassare e tanto si può spendere. Chiaro che se non si da la possibilità di creare nuova ricchezza sul territorio rendendolo accogliente ed aperto, il futuro non può essere roseo. Bisogna cambiare mentalità, e probabilmente per fare questo c’è bisogno di nuove classi dirigenti che guardino ad esempi virtuosi che possiamo trovare anche in Sicilia, basti pensare per esempio al distretto turistico della Sicilia occidentale.

– Lei ha sempre parlato di una programmazione e organizzazione unica dei Comuni territorio evocando poteri che potrebbero dare molta spinta alla crescita economica sopperendo alle carenze strutturali dei Comuni. In che modo questo potrebbe avvenire ?

Nel 2010, come giovani del Pdl proponemmo l’istituzione dell’Unione dei Comuni della Contea, e cioè il tentativo di mettere insieme la gestione dei servizi (Urbanistica, Polizia Municipale, Acquedotto, promozione turistica, ecc) di un’area vasta ma coerentemente unita dalla storia e dalla geografia, comprendente i Comuni di Giarre, Mascali, Riposto, Sant’Alfio. Un comprensorio di circa 60.000 abitanti che tra l’altro anche dal punto di vista politico potrebbe avere un peso non indifferente.

Ecco, una organizzazione del genere permetterebbe di avere una più coerente programmazione territoriale, abbatterebbe i costi per i Comuni e quindi anche per i cittadini e potrebbe anche promuoversi all’esterno con maggiore forza. Non è impossibile, bisogna solo volerlo, non campando alla giornata ma avendo visione.

– Il parto per la candidatura di Renato Schifani è stato assai travagliato forse frutto di un accordo nazionale.

Renato Schifani è una figura autorevolissima, avere presidente della Regione un siciliano che ha ricoperto la seconda carica dello Stato è una garanzia. In politica tutto è frutto di mediazioni, semplici o difficili che siano, anche per la scelta di candidati a ruoli importanti.

– Cosa deve fare la Regione per rilanciare l’economia dell’Isola?

Ho accennato in precedenza diversi temi, certamente un altro punto importante è lo snellimento e l’efficientamento della macchina burocratica. I cittadini e le imprese sono asfissiati da carte bollate, so che se ne parla da decenni ma ora è arrivato il momento di intervenire. In questo senso il governo Musumeci ha già avviato un processo di digitalizzazione e sburocratizzazione di quel che compete alla Regione ma bisogna accelerare, e farlo in collaborazione al Governo nazionale non potrà che agevolare quest’opera.

Serve una svolta sulla gestione dei rifiuti, accelerando sui termovalorizzatori e sul potenziamento di tutte le strutture necessarie per chiudere il ciclo dei rifiuti differenziati, dando ai Comuni la reale possibilità di guadagnare dai materiali riciclati, abbassando le tasse per famiglie e imprese.

Bisogna continuare l’opera di sostegno all’industria del turismo, promuovendo una immagine nuova ed efficiente della Sicilia. In questo campo si è fatto tanto negli ultimi anni grazie all’impegno dell’Assessore Manlio Messina, con il quale ho avuto il piacere di lavorare gomito a gomito nel suo Gabinetto. L’insieme degli strumenti messi in campo: dal See Sicily, ai grandi eventi, fino al sostegno di teatri pubblici e privati, Comuni e associazioni, ha permesso, per esempio, di portare la permanenza media dei turisti da 2 a 3 notti. Solo questo ha già un impatto enorme sull’economia siciliana.

messaggio elettorale – a cura del candidato

 

 

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