Il cerimoniere del Comune di Riposto, Maurizio Buscemi Bongiorno così replica alla consigliera Claudia D’Aita che lo ha accusato di avere scritto un post “sessista nei confronti del corpo femminile, con toni che rappresentano un chiaro episodio di bodyshaming e violenza verbale contro le donne”.
“Resto profondamente sorpreso e amareggiato – dice Buscemi Bongiorno – per l’interpretazione strumentale e deformata di un mio testo pubblicato a titolo personale, in un contesto chiaramente ironico e privo di riferimenti diretti a persone identificate o identificabili. La filastrocca, scritta in chiave popolare e dialettale, si inserisce nella lunga tradizione siciliana di satira sferzante e irriverente, che ha sempre usato l’ironia anche graffiante per raccontare aspetti della società, come hanno fatto autori del calibro di Martoglio e Tempio, a cui naturalmente non oso paragonarmi. Chi mi conosce sa che da anni scrivo poesie satiriche in vernacolo, spesso colorite e irriverenti, per irridere ma anche far riflettere su alcuni costumi odierni. Di sicuro non è mai stata mia intenzione offendere, tantomeno promuovere stereotipi o forme di bodyshaming. Il mio ruolo istituzionale, che svolgo con dedizione e rispetto da anni, è sempre stato improntato alla correttezza e alla tutela della dignità delle istituzioni e delle persone. Respingo quindi con forza ogni accusa di sessismo e ogni tentativo di attribuirmi pensieri o atteggiamenti che non mi appartengono. Se qualcuno si è sentito offeso, mi dispiace sinceramente, ma rigetto la richiesta di dimissioni avanzata sulla base di un’interpretazione forzata e ideologica di un testo che non ha alcuna valenza discriminatoria”.
Sulla questione interviene anche il sindaco Davide Vasta che commenta: “Sono dispiaciuto per le polemiche suscitate da un post personale del cerimoniere comunale, il quale, va ricordato, non ha scritto nulla in veste istituzionale né si è riferito a soggetti specifici. Non si può confondere un’espressione personale, per quanto colorita e provocatoria, con un atto ufficiale o rappresentativo del Comune. La libertà di satira, inoltre, è un pilastro fondamentale di ogni società democratica, e spesso si esprime attraverso toni graffianti e provocatori che non devono essere fraintesi o strumentalizzati per fini politici. D’altra parte, chi conosce il cerimoniere sa bene che la sua storia personale è segnata da esperienze dolorose: ha vissuto in prima persona abusi e violenze nei confronti della mamma, una realtà che lo ha profondamente formato. Per questo motivo, mai si sognerebbe di aggredire verbalmente o fisicamente una donna, né di offenderla con leggerezza. Credo che il rispetto per le donne debba essere praticato ogni giorno, con coerenza, e non utilizzato a intermittenza o come strumento di polemica politica. Le istituzioni devono promuovere una cultura del rispetto ma anche della misura. Nessuna donna è stata identificata o direttamente colpita da quel testo, non era questa l’intenzione del cerimoniere. Parlare di violenza di genere in questo caso significa banalizzare un tema estremamente serio”.