A Giarre il dissesto finanziario, dichiarato ufficialmente nel 2018 con delibera del Consiglio Comunale e successivamente ratificato dagli organi competenti, è una ferita ancora non rimarginata.
A quasi sette anni di distanza, la tanto attesa chiusura dell’Organismo Straordinario di Liquidazione (OSL), che avrebbe dovuto sanare la massa debitoria accumulata prima del default, lascia dietro di sé quasi sei milioni di euro di debiti insoluti. Un’eredità pesante che torna a gravare sui bilanci del Comune e a far tremare Palazzo di Città.
Non solo. Nelle prime ore di questa mattina ha rassegnato le dimissioni l’esperto del Sindaco, dott. Letterio Lipari. Le dimissioni pare che siano maturate per i gravosi impegni assunti alla Regione dall’ex Dirigente Finanziario del Comune di Giarre, l’ennesima pesante tegola che si abbatte sul Sindaco Cantarella.
Tornando ai 5,8 milioni di debiti, il dato emerge in modo inequivocabile dal verbale n. 23 del Collegio dei Revisori notificato in queste ore all’Ente, che certifica come la massa passiva totale fosse pari a 18.466.378 euro. Di questi, 5.424.455 euro sono stati effettivamente pagati, mentre 7.258.731 euro risultano formalmente accantonati. La parte che preoccupa davvero, però, è il residuo finale: 5.783.191 euro che non sono stati coperti né saldati. Si tratta di debiti veri, che non si sono estinti con la chiusura del dissesto e che adesso tornano in carico al bilancio ordinario.
Un conto salatissimo, soprattutto per un ente che già fatica tra rigidità contabile e margini di spesa ridotti al minimo. Se a questo si aggiungono le tensioni politiche che da mesi scuotono la maggioranza, il quadro si fa ancora più cupo.
A preoccupare non è solo la somma, ma il momento in cui tutto questo esplode. Con l’approvazione sofferta del rendiconto 2024 e le frizioni interne alla coalizione del sindaco Cantarella il “caso OSL” si inserisce in un contesto già fragile, dove la tenuta politica e amministrativa dell’ente è ogni giorno più incerta.
La relazione dei revisori è chiara nel suo messaggio implicito: il dissesto è chiuso per decreto, ma il suo spettro aleggia ancora sulla città. Ovviamente lo spettro del “dissesto bis” da alcuni invocato resta una possibilità remota. Ma con sei milioni di passività sul groppone, un equilibrio politico sempre più precario e le dimissioni improvvise di Lipari, basta uno scossone per farlo diventare realtà.