Liberi Consorzi: il punto della settimana -
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Liberi Consorzi: il punto della settimana

Liberi Consorzi: il punto della settimana

La settimana appena trascorsa è stata portatrice di diverse e rilevanti novità. Partiamo dalla prima. Domenica 6 aprile a Riposto, organizzato dal movimento “Città Viva” si è svolto, alla presenza dei sindaci del comprensorio ionico catanese, un’interessante convegno sulle caratteristiche e sulle peculiarità del territorio jonico-etneo che potrebbe costituire il  consorzio Jonia-Taormina-Etna.

In particolare sono stati esposti gli indici economici e sociali di coesione, e le peculiarità storiche, artistiche e culturali dello stesso. Alcuni di questi fra quelli di maggiore rilievo, ipotizzando un territorio di 39 Comuni facenti parte dell’area in questione sono: 202.465 abitanti, una superficie di 1.392 Km², 11.979  aziende, 27.100  addetti nel settore privato, 7.743  addetti nel settore pubblico, che rappresentano per ogni voce circa il 4% dei rispettivi valori regionali, ad esclusione del comparto pubblico che si attesta a circa il 10%, dovuto soprattutto all’alta concertazione del comparto scolastico sull’area di Giarre e Riposto. In quest’area il reddito complessivo è di € 1.523.497.540, e la tassazione complessiva è di € 674.909.410. Il reddito medio pro capite si attesta a € 18.571 (nazionale € 19.660, regionale € 15.600), il reddito medio per lavoro dipendente è di € 26.409 e il reddito medio d’impresa è pari a € 88.999. Il comparto turistico rappresenta la più importante voce di reddito pari a circa € 206.000.000 grazie alla presenza di 506 strutture ricettive per 23.831 posti letto, che hanno accolto nel 2012, 596.542 turisti, generando un flusso di 2.386.428 (16,8% del flusso siciliano e 4% del flusso nazionale). Ultimo dato, anche se non meno importante, è che sul territorio si sviluppano 2698 km di strade, sono presenti 2 porti e 5 aviosuperfici e elisuperfici.

Nell’occasione del convegno i sindaci di Giarre, Riposto, Piedimonte Etneo, Fiumefreddo di Sicilia e Sant’Alfio, hanno ribadito la volontà politica di costituire il Consorzio, senza nascondere le difficoltà oggettive poste dalla legge, in particolare sulla consultazione referendaria. Non sono mancate voci dissonanti, sottolineando la necessità di trovare soluzioni di maggiore accorpamento territoriale.

La seconda tappa, mercoledì scorso, il Consiglio comunale di Acireale ha votato all’unanimità la delibera che pone il più grande Comune dell’ex Provincia di Catania fuori dalla Città Metropolitana (leggi articolo Acireale: addio all’area metropolitana).

La terza: giovedì scorso si è svolto un incontro tra i sindaci delle “Aci”, finalizzato alla costituzione di un “Libero Consorzio delle Aci”. Erano presenti, tra gli altri, oltre i rappresentanti delle Aci anche i sindaci di Zafferana e Santa Venerina.

La quarta: sempre giovedì a Furci Siculo si è svolta la terza assemblea dei sindaci dei comuni dell’area Jonico-Etnea, che oltre a ribadire la volontà della costituzione del Consorzio “Jonia-Taormina-Etna”, sottolineando le difficoltà del percorso d’istituzione, hanno evidenziato la particolare composizione territoriale che ne fa uno dei più attrattivi e meglio omogeneizzati ambiti di tutta  la Sicilia, quindi potenzialmente più invidiato ed ostacolato nella sua nascita. C’è da rilevare alcune assenze importanti, in particolare quelle di Cateno De Luca (Santa Teresa Riva) e Pancrazio Lo Turco (Giardini-Naxos), Comuni cruciali per la costituzione del Consorzio (leggi articolo Liberi Consorzi, fumata nera! VIDEO).

La quinta: venerdì scorso il Consiglio Comunale di Aci Castello boccia la proposta di uscita dalla Città Metropolitana.

Da questo quadro è possibile trarre le seguenti conclusioni. Acireale si pone a guida del Consorzio dell’Ex Provincia di Catania, prescindendo dalla capacità di costituire il Consorzio delle Aci, oggi del tutto improbabile, visto il risultato di Aci Castello. Vista la probabile uscita dalla Città metropolitana anche di Zafferana e Santa Venerina, a Giarre viene preclusa la possibilità di aderire alla Città Metropolitana di Catania, ponendo lo stesso ad un bivio, o dare il massimo sforzo, politico e organizzativo per porsi alla guida del Consorzio “Jonia-Taormina-Etna” o rimanere quale elemento non sicuramente primario del Consorzio con a guida Acireale.

È importante sottolineare che molte delle forze politiche di referenza territoriale stanno ponendo particolari ostacoli alla nascita del Consorzio transproviciale tra i Comuni Jonico-Etnei di Catania e Messina. Del PD catanese, in una lotta tutta interna, per paura di perdere, il potere e le referenze Etnee. Dell’Udc messinese, per la paura di perdere il primato sulla costa Jonica e su Taormina e l’esigenza degli esponenti acesi di mantenere il primato su Giarre-Riposto. Del Ncd, schiacciato tra mantenere il primato elettorale sul collegio di Giarre e Bronte e il confronto con FI su quello di Paternò-Adrano.

Questa azione di contrasto si basa su due elementi, la necessità di rimanere collegati ai grandi conglomerati urbani, ipotizzando anche un maggiore allargamento dei territori delle ex Province, non escludendo la cancellazione di alcune realtà, in primis Enna e Caltanissetta, quale presupposto di una maggiore spendibilità e investimento di Fondi UE. Appunto i Fondi UE, programma 2014-2020, sirena ammaliante, elemento primario di attrattività verso le Città Metropolitane. Ma cosa prevede il Programma UE attraverso i PON nazionali e i POR Regionali?

Alle 14 città metropolitane attraverso il PON nazionale, saranno destinate risorse per un totale di circa 1 miliardo di euro. In particolare, a ciascuna città del Sud andranno dagli 80 ai 100 milioni (dai 13 ai 16 milioni per anno), mentre a quelle del Centro-Nord e della Sardegna dai 35 ai 40 milioni, nei 6 anni del programma europeo. Inoltre prevedono la concentrazione di almeno l’80 % dei fondi su queste quattro principali prioritarie tematiche: rafforzare la ricerca, lo sviluppo tecnologico e l’innovazione; migliorare l’accesso, l’utilizzo e la qualità delle TIC; migliorare la competitività delle PMI; sostenere la transizione a un’economia a basse emissioni di carbonio in tutti i settori.

Ed ai Liberi Consorzi di Comuni? Tutto il resto!

In particolare, oltre ai fondi FESR che seguono gli stessi criteri per i fondi destinati alle città metropolitane ma gestiti dai POR regionali, i Liberi Consorzi saranno i principali fruitori dei fondi PSR (Agricoltura), FEAMP (Affari Maritmi e Pesca). Ma a quanto ammontano queste risorse? 1,8 miliardi di euro nei sei anni del programma. A voi le conclusioni… Meglio gestire o essere gestiti? Meglio essere, in collaborazione e sinergia con il territorio, re di un piccolo regno o vassalli di un impero?

 

 

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