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“Rivolgimenti”, un romanzo che coniuga storia locale e valori universali in un aarco temporale dal 1810 fino al 1880

“Rivolgimenti” si intitola la quarta opera storico-letteraria di don Salvatore Coco (A&B Editrice, Acireale-Roma, 2011). L’autore, pur confermando alcune caratteristiche degli scritti precedenti, soprattutto nella cura della documentazione storica e d’archivio, va oltre perché, questa volta, lo spunto, tratto dalla storia dell’Ottocento, fa da sfondo ad un vero e proprio romanzo, molto interessante e capace di lasciare tracce significative nella mente e nel cuore del lettore. Egli si avvale, altresì, della propria esperienza pastorale ad Acitrezza, Cosentini e Linera, dove ha avuto la possibilità di conoscere eventi storici e naturali, nonché personaggi di ogni ceto sociale. Egli prende spunto dai rivolgimenti e dalle trasformazioni che hanno avuto luogo nei territori sopra individuati, instaurando un convincente correlazione tra microstoria e macrostoria, relativamente agli avvenimenti che dal 1810 circa si sono succeduti fino al 1880.

I rivolgimenti sociali ed economici sono legati al passaggio, nell’area acese, già dal XVI secolo, dalla proprietà feudale e dagli usi civici dei terreni demaniali, alla nascita e all’affermazione di una nuova classe borghese, la quale decide di impegnare buona parte delle proprie risorse finanziarie per la trasformazione del bosco di Aci, prevalentemente in vigneti e frutteti, dando così impulso ad una nuova economia e a una ricomposizione inedita dei ceti sociali (proprietari, massari, lavoratori dei campi, artigiani…). L’incremento delle popolazioni produce degli agglomerati urbani, fa nascere i luoghi di culto, strade e piazze dove si ritrovano gli abitanti. Il filo conduttore del romanzo fa capo ad una figura realmente esistita, quella di Don Minicu, vera figura emblematica, che cura con impegno e fedeltà tutti i lavori per la trasformazione delle proprietà appartenenti, prima alla famiglia Roncisvalle e poi, per lungo tempo e fino alla morte, a quella dei Cosentini; è un vero testimone di un grande sforzo migliorativo che dà i suoi frutti e dà una connotazione precisa ad alcune aree territoriali.

Quasi tutti i personaggi del romanzo sono realmente esistiti; l’autore, con la sua immaginazione, ce li presenta in azione secondo il loro ruolo, tutti caratterizzati da una fede sincera e dalla voglia di contribuire al miglioramento sociale e religioso della zona, senza farsi incantare dai pifferi magici delle propagande o da idee sovversive. L’intento, altamente meritorio, dell’autore è quello di aver dimostrato in forma narrativa come “i veri rivolgimenti sono quelli che partono dall’intimo dell’uomo e magari con fatica si fanno strada, diventano gesti, opinioni, strutture, partecipazione… Il mio raccontare – continua don Coco – è un risvegliare l’attenzione per il piccolo cosmo dei nostri paesi etnei, non solo inteso come apprezzamento della microstoria, per quanto si vuole interessante, ma come rilevazione e valutazione di alcuni elementi universalmente validi che permettono i cambiamenti ed il sorgere di nuove aggregazioni umane”.

Il libro, che si avvale di un’ottima presentazione di don Giovanni Mammino, è corredato da schede storiche ed immagini rare e si legge agilmente per lo stile misurato e gradevole.

Giovanni Vecchio

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