Acireale, da 22 mesi senza stipendio: “sono pronto ad un gesto estremo” -
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Acireale, da 22 mesi senza stipendio: “sono pronto ad un gesto estremo”

Acireale, da 22 mesi senza stipendio: “sono pronto ad un gesto estremo”

Si reca ogni giorno puntuale al lavoro, che svolge con serietà e professionalità, ma si trova nella paradossale situazione di non avere soldi per affrontare gli impegni di ogni giorno (spesa, bollette, benzina, etc.).

Il suo datore di lavoro, l’Ipab Oasi Cristo Re di Acireale, deve infatti corrispondergli 21 mensilità arretrate. L’incredibile storia è quella di Filippo Panebianco, operaio manutentore di 56 anni, sposato e padre di tre figli.  L’uomo, che già qualche anno fa balzò agli onori della cronaca salendo sul tetto dell’Istituto per protestare contro i ritardi registrati nella corresponsione degli stipendi, nei giorni scorsi è tornato all’attacco.

Sconfortato e sfiduciato ha così scritto un’amara riflessione sui social network, affidando a facebook e ad alcuni blog una preoccupante considerazione: “Vi siete mai domandati –ha tra l’altro scritto- il perché una persona si suicida? Credo di si, ma mai siete entrati in quell’ottica. Bene neanche io, ma oggi devo dire che si può anche pensare”.  Per certi versi la storia di Panebianco è simile a quella degli altri 59 dipendenti dell’Ipab, anche loro con lo stesso ritardo nel pagamento degli stipendi; a rendere più grave la posizione dell’uomo il fatto che la sua è una famiglia monoreddito (oltre alla moglie casalinga ha anche un figlio a carico che vive con lui).

Da qui il suo accorato appello: “L’ultimo pagamento risale al periodo precedente il Natale; dopo due mesi di attesa, abbiamo ricevuto una mensilità di stipendio, quella di aprile 2015, poco più di mille euro. Purtroppo però rimangono tanti altri arretrati, alcuni risalenti al 2014, e i soldi ricevuti servono a risolvere poche cose. Non si può andare avanti così”.

“Anche se non riceviamo lo stipendio con puntualità –aggiunge- dobbiamo andare al lavoro ogni giorno con puntualità per non incorrere nelle sanzioni disciplinari. Svolgiamo le nostre mansioni sempre con grande serietà, amore e professionalità. Non ricevere il compenso per il lavoro svolto però ci umilia, è qualcosa che ci fa perdere la dignità. Io purtroppo non posso neanche pensare di comprare un regalo, anche piccolo, ai miei nipotini. Diventa difficile persino affrontare le piccole spese quotidiane”.  Panebianco conclude rivolgendosi alla politica: “Chiedo alle istituzioni un aiuto concreto. Fin qui abbiamo registrato disinteresse e silenzio e davvero non riesco a capire perché. Non sappiamo più cosa fare e i cattivi pensieri si addensano nella mente di tanti. Io e i miei colleghi siamo ormai disperati”.

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