La riforma fiscale italiana, da tempo asse portante dell’agenda economica del Governo, si presenta come un intervento profondo e strutturato, destinato a ridisegnare il sistema tributario nazionale. La legge delega, presentata dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni insieme ai ministri competenti, è stata recentemente oggetto di una modifica significativa: la proroga del termine di attuazione da 24 a 36 mesi. Il nuovo termine per l’adozione dei decreti legislativi è fissato al 29 agosto 2026, mentre le disposizioni correttive potranno essere adottate fino al 29 agosto 2028.
Una scelta che il Governo ha giustificato con la necessità di garantire un confronto parlamentare approfondito e costante, data la portata complessiva del riordino.
Per Michele Massimo Donato Monteleone, commercialista con studi a Catania e Aosta, “la riforma mira a semplificare l’impianto burocratico, alleggerire il carico fiscale su imprese e famiglie e stimolare occupazione e investimenti. Ma serve tempo per farlo bene.”
Una riflessione condivisa anche da altri tributaristi. “La proroga – continua Monteleone – può essere letta come un’occasione per affinare un impianto normativo che ambisce non solo alla razionalizzazione, ma a un cambio di paradigma nel rapporto tra cittadino e fisco”.
Uno degli obiettivi chiave è infatti l’instaurazione di un rapporto più trasparente e collaborativo tra contribuenti e Amministrazione finanziaria. “Il fisco del futuro – spiega il commercialista Michele Monteleone – dovrà essere comprensibile, coerente con le trasformazioni digitali e meno penalizzante per chi è in regola”. L’adozione di Testi Unici settoriali potrà finalmente potrebbe rimedio a una stratificazione che ha generato incertezza e contenziosi.
Le modifiche più attese riguardano l’imposta sul reddito delle persone fisiche (IRPEF), con l’obiettivo di semplificare le aliquote e rafforzare l’equità fiscale. Sul fronte delle imprese, l’intervento sull’IRES prevede una riduzione per le aziende che investono in capitale umano e assumono con contratti a tempo indeterminato.
La legge di bilancio 2024 aveva già introdotto una super-deduzione del 130% per le imprese che assumono giovani, donne e percettori del reddito di cittadinanza. Altro strumento innovativo è il concordato preventivo biennale, pensato per i contribuenti minori. Michele Massimo Donato Monteleone: “questa misura può garantire maggiore stabilità nel gettito e ridurre il contenzioso, a patto che venga applicata con criteri trasparenti e realistici.”
Oltre a questi interventi, la riforma tocca il sistema sanzionatorio e quello della riscossione, in un’ottica meno repressiva e più orientata alla compliance volontaria. Viene infatti potenziato l’istituto dell’adempimento collaborativo, mentre i Testi Unici in materia di IVA, accise, imposte indirette, sanzioni e giustizia tributaria promettono di dare coerenza e organicità alla normativa.
La Camera, il 16 luglio 2025, ha approvato un disegno di legge che modifica la delega in modo non solo temporale, ma anche sostanziale. Tra le novità principali, l’estensione delle norme sul trattamento dei debiti tributari anche a quelli regionali e ai casi previsti dal Codice della crisi d’impresa.
Un segnale positivo soprattutto per le PMI in difficoltà, che potranno così accedere a strumenti più flessibili per la gestione del proprio passivo fiscale.
Sul piano della giustizia tributaria, infine, si registra un cambiamento di portata storica: “Con l’introduzione di criteri disciplinari, regole di incompatibilità e modalità di trasferimento – conclude il commercialista Michele Massimo Donato Monteleone – si delinea finalmente una magistratura tributaria assimilabile a quella ordinaria, sia sul piano delle garanzie sia su quello dell’autonomia. È uno dei passaggi più maturi della riforma, in linea con le istanze europee e con la necessità di assicurare parità di trattamento nella giurisdizione”.
L’adozione graduale dei Testi Unici, già avviata per alcune materie, rappresenta infine un tassello cruciale per il successo della riforma. L’obiettivo è superare l’attuale caos normativo e offrire a imprese, cittadini e professionisti un sistema leggibile, coerente e aggiornato. Il vero banco di prova sarà la capacità dell’Amministrazione finanziaria di applicare questi principi con coerenza e sensibilità economica.
La proroga a 36 mesi, quindi, non è solo un rinvio tecnico: è anche la presa d’atto della complessità della sfida. Una sfida che, se raccolta con serietà, può davvero trasformare il fisco italiano da strumento di oppressione percepita a leva di sviluppo reale.





