Acireale, i Carabinieri scoprono e sequestrano una piantagione di marijuana: due arresti VIDEO -
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Acireale, i Carabinieri scoprono e sequestrano una piantagione di marijuana: due arresti VIDEO

Acireale, i Carabinieri scoprono e sequestrano una piantagione di marijuana: due arresti VIDEO

Due uomini, rispettivamente di 65 e 57 anni, residenti uno ad Acireale e l’altro ad Aci Catena, sono stati arrestati dai Carabinieri della Compagnia di Acireale, sulla base degli indizi raccolti da verificare in sede giurisdizionale, per coltivazione di sostanze stupefacenti in concorso.

Nella mattinata, durante un servizio perlustrativo nelle campagne adiacenti a via Mortara, nel comune di Acireale, il personale della Stazione Carabinieri di Acireale, congiuntamente ai colleghi della Stazione di Aci Sant’Antonio, ha notato alcuni movimenti sospetti nei pressi di un terreno agricolo isolato, situato nelle vicinanze della riserva della Timpa. Insospettiti dall’insolita attività e dalla presenza di impianti irrigui artigianali visibili oltre la recinzione, i militari hanno effettuato un primo controllo più ravvicinato, accertando la presenza di diverse decine di piante di marijuana in fase di crescita.

Immediatamente, senza mai lasciare l’obiettivo scoperto, è stato predisposto un servizio di osservazione discreta sotto la direzione della Compagnia Carabinieri di Acireale, con il coinvolgimento dei due Comandi Stazione che avevano effettuato la scoperta. Un nucleo in abiti civili si è appostato nei pressi dell’area, mantenendo il sito sotto costante osservazione, anche mediante l’utilizzo di sofisticate attrezzature per l’osservazione a distanza, al fine di intercettare chi, di fatto, stava curando la coltivazione illegale di marijuana. Al contempo, altri equipaggi, dislocati in punti strategici e defilati, hanno presidiato le vie di accesso e le possibili rotte di fuga. Il dispositivo, strutturato in modo capillare e perfettamente sincronizzato, ha garantito il controllo continuo del terreno fino al momento dell’intervento operativo.

Verso le ore 17:00, in effetti, due soggetti sono stati visti entrare nel fondo agricolo, dopo aver scrutato attentamente i dintorni. Richiuso il cancello alle loro spalle, hanno iniziato a irrigare e recidere alcune piante. Il momento è stato ritenuto propizio nel preciso istante in cui i due uomini, dopo aver reciso alcune infiorescenze, si accingevano a trasportarle all’interno del casotto per l’essiccazione. A quel punto, è scattato l’intervento risolutivo: le pattuglie sono piombate sull’obiettivo con rapidità e precisione, impedendo ogni possibilità di fuga. I due soggetti sono stati immediatamente bloccati e messi in sicurezza.

Subito dopo, è stata eseguita una perquisizione approfondita dell’intera area, che ha permesso di accertare come i due avessero allestito una vera e propria piantagione ben strutturata, realizzata con cura e meticolosità su quattro terrazzamenti coltivati a regola d’arte.

Le piante, disposte in filari ordinati e ben distanziati, crescevano rigogliose, con altezze comprese tra i 40 e i 70 centimetri. Il sistema di irrigazione, seppur artigianale, era sorprendentemente funzionale: circa 30 metri di tubazione in plastica nera attraversavano l’intero appezzamento, diramandosi su ciascun livello, in modo da raggiungere ogni pianta. Il flusso dell’acqua era regolato da un timer elettronico, programmato per garantire l’irrigazione automatica nei diversi momenti della giornata, rendendo di fatto la coltivazione autonoma e difficilmente rilevabile.

La gestione post-raccolta era altrettanto organizzata. All’interno del casolare, parzialmente nascosto dalla vegetazione e collocato a margine del terreno, era stata allestita un’area adibita all’essiccazione dello stupefacente. Le infiorescenze appena recise venivano trasportate manualmente nel casolare e appese a corde tese lungo le pareti o adagiate su griglie e reti. Una parte del raccolto era già in fase avanzata di essiccazione, mentre un’altra era pronta per essere lavorata. In un angolo, era stato perfino ricavato uno spazio per un forno artigianale rudimentale, probabilmente usato per accelerare la disidratazione del prodotto. In un vano laterale del casotto, nascosta sotto teli plastificati e cassette da frutta, è stata inoltre rinvenuta una seconda sostanza stupefacente, verosimilmente hashish, suddivisa in piccoli blocchi compatti.

Nel complesso, i militari hanno accertato la presenza di 65 piante in piena coltivazione, 50 piante appena recise e 43 già essiccate. Tutto il materiale, compresa l’infrastruttura agricola e gli strumenti utilizzati per la produzione, è stato sottoposto a sequestro penale. Lo stupefacente verrà trasmesso ai laboratori specializzati per le analisi qualitative e quantitative.

Secondo le stime, la sostanza sequestrata, se immessa sul mercato al dettaglio, avrebbe potuto fruttare ai due arrestati un guadagno illecito compreso tra 45.000 e 55.000 euro, a conferma del carattere organizzato e redditizio dell’attività di coltivazione illegale.
I due soggetti sono stati arrestati e messi a disposizione dell’Autorità Giudiziaria che ha convalidato il provvedimento disponendo, per loro, gli arresti domiciliari, ferma restando la presunzione d’innocenza fino a sentenza definitiva di condanna.

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