Cinque anni fa veniva a mancare improvvisamente, stroncato da un infarto, Rodolfo Amodeo, giornalista professionista, persona gioviale e affabile, amante della compagnia, collaboratore di spicco di questo giornale, il “Gazzettino” (sia nell’edizione cartacea che online), punto di riferimento per la comunità francavillese e per il territorio valligiano; per tutti era la “Voce dell’Alcantara”.
La notizia della morte di Rodolfo, strappato alla vita e alla sua professione a soli 53 anni, giunse nel pomeriggio del 4 aprile 2020, nel pieno del lockdown pandemico, gettando nello sconforto un’intera cittadina.
Incredulità e sgomento furono le prime reazioni apparse subito sui social in quelle ore drammatiche e convulse: “Non è possibile…”, “..ma è sicuro che sia proprio Rodolfo?” scrivevano in tanti, ma in pochi minuti ai dubbi e alla speranza che tutto non fosse vero, si sovrappose un dolore collettivo enorme, che prese forma e sostanza in una serie infinita di messaggi di cordoglio, attestazioni di stima e profonda tristezza: l’uomo, l’amico, il collega che per tanti anni aveva raccontato la “sua” Francavilla e la Valle dell’Alcantara non c’era più.
Le esequie del giornalista francavillese si svolsero nel rispetto delle disposizioni anti-Covid-19, davanti a pochissimi presenti, in un’atmosfera surreale e struggente, ma non fu un addio in solitudine, centinaia di persone nel chiuso delle loro case seguirono il funerale in video diretta Facebook, in tutte le sue fasi: il trasporto del feretro su un carro funebre bianco partito dalla chiesa di San Paolo, l’arrivo sul sagrato della chiesa SS. Annunziata, la Santa Messa officiata dall’Arciprete don Gennaro Currò, le parole commosse e affrante del Sindaco Vincenzo Pulizzi e infine, il viaggio, l’ultimo di Rodolfo, verso il cimitero comunale; le strade del paese erano deserte, ma dietro quella bara c’era tutta Francavilla, e dobbiamo essere riconoscenti a quanti si adoperarono per realizzare il filmato, che resterà nella storia della cittadina, un documento, una testimonianza, un atto d’amore verso Rodolfo.
Discendente di un’antica famiglia francavillese, Rodolfo Amodeo era nato il 25 dicembre 1966, più piccolo del fratellino Domenico, un bambino vispo, con i capelli biondi e ricci morto in tenerissima età per le complicazioni da morbillo, una tragedia che suscitò grande commozione e che segnerà per sempre la famiglia Amodeo, in particolare, il papà Pinuccio, insegnante alle scuole elementari, un vero gentiluomo, con un cuore immenso, generoso con tutti e sempre disponibile in tutte le occasioni, e grande tifoso del Napoli.
E poi la signora Franca Alampi, la mamma di Rodolfo, scomparsa nel 2018, professoressa di lettere presso la Scuola Media di Francavilla (chi scrive è stato suo alunno). Come insegnante, richiedeva impegno e disciplina dagli studenti.
Tutti gli anni, in occasione delle principali festività religiose, la signora Franca, con la consueta gentilezza, era solita fare recapitare a casa di mia suocera, Giovanna Rosta, sua collega di istituto e docente nelle stesse discipline, uno squisito tronchetto di cioccolato, sia a Natale che a Pasqua.
Rodolfo aveva conseguito la laurea in Giurisprudenza all’Università di Messina.
I genitori lo avrebbero voluto “sistemato” dietro una scrivania, con uno studio legale e la targhetta placcata sulla porta di casa, ma lui di fare l’avvocato neanche a parlarne. Codici, arringhe, processi, niente di tutto questo: la sola carta che gli interessava era quella di un giornale stampato, l’albo a cui mirava non era quello degli avvocati, ma dei giornalisti, un interesse sbocciato da ragazzino e per gioco, iniziando a scrivere sul giornalino della parrocchia di Francavilla.
A Rodolfo mi legava una solida e fraterna amicizia (nel giorno delle mie nozze fu presente con la sua famiglia), rafforzata da una comune passione, il giornalismo. Una volta mi confidò, sia consentita questa piccola vanteria, che furono proprio i miei articoli sulla “Gazzetta del Sud” (negli anni Ottanta ero corrispondente da Francavilla per il quotidiano messinese) a spingerlo, lui ancora studente universitario, verso questa professione, un sogno che realizzerà negli anni successivi, collaborando con i quotidiani “Corriere del Mezzogiorno”, “Il Giornale di Sicilia” e la “Gazzetta del Sud” e poi i settimanali “Centonove”, “Affari” e “La Gazzetta Jonica”, oltre che con alcune emittenti televisive, tra le quali “Rta-Video Taormina”. Per alcuni anni aveva curato i servizi di comunicazione e promozione dell’immagine nel settore pubblico, tra cui il comune di Francavilla di Sicilia e altri enti del territorio.
Ad un certo punto, ebbe anche l’occasione di entrare nella redazione di un importante quotidiano del nord-est dell’Italia, ma l’attaccamento alla Sicilia e, soprattutto, il timore di dover lasciare sola la madre lo indussero a rinunciare.
I suoi interessi spaziavano a 360 gradi, non solo cronaca e informazione politica, ma anche arte, cultura, musica e spettacolo, e in più abilissimo presentatore di eventi e manifestazioni di successo. Nel 2005 pubblica “Appunti sull’Alcantara e dintorni” (edizioni La Rocca), una raccolta di servizi interessanti dal 1992 al 2005 sui personaggi, i fatti, le tradizioni e la religiosità popolare della Valle dell’Alcantara.
Lo incontrai a Francavilla una sera di Carnevale del 2020, prima che tutto il mondo si fermasse per l’emergenza da Coronavirus. Mi parlò del suo ultimo libro “Cenni di ufologia e vita extraterrestre”, edito da Youcanprint, (a proposito, perché non ricordare Rodolfo con una presentazione postuma del suo libro?), un saggio divulgativo sulla storia e i misteri dell’ufologia che si basa su un quesito fondamentale: è possibile che esistano nell’universo altre forme di vita intelligente oltre all’essere umano?
Fu l’ultima volta che lo vidi.
La “Voce dell’Alcantara” si spense in una notte di primavera, alla vigilia di una Domenica delle Palme, “Carissimo Rodolfo” …. addio troppo presto!” scrisse il “Gazzettino”: “Un pomeriggio che spende le sue ultime ore… il vento che decide di soffiare più forte… il cellulare che squilla… Quel cellulare che, in questi giorni di quarantena, è il ponte con il resto del proprio mondo… oggi, invece… porta dolore e tristezza… Una voce amica rotta dal pianto… e quelle parole… “Rodolfo non c’è più…!”
Oggi, a raccogliere il testimone del giornalista scomparso c’è una “voce” nuova al Gazzettinonline, che da oltre due anni si è assunta il difficile compito di proseguire il cammino sulle orme del predecessore, umilmente e senza pretese, ma con lo stesso impegno ed entusiasmo di Rodolfo, per un giornalismo serio, responsabile e costruttivo.
Luigi Lo Presti