Dieci sindaci del versante nord dell’Etna e le organizzazioni sindacali firmano una controproposta alla criticatissima nuova bozza di rete ospedaliera che vede passare l’ospedale di Bronte da 44 ad appena 14 posti letto.
Durante l’incontro organizzato dal sindaco Pino Firrarello, toni molto duri contro la politica regionale. Tutti all’unisono, infatti, hanno contestato le scelte che azzerano la Sanità ospedaliera a Bronte distante dalla Città e che, paradossalmente, aumentano i posti letto a Paternò a pochi km da ospedali più attrezzati.
“Diano a Paternò tutto – hanno detto in tanti – ma non penalizzino Bronte”. “La proposta che è stata data ai Comuni – ha affermato Firrarello in apertura – è firmata dal direttore generale dell’Asp. L’assessore Faraoni, è andata via amareggiata, vista la quasi unanimità dei dissensi. Non abbiamo più voglia di accettare in maniera inerme le decisioni degli altri. La situazione non è più gestibile con gli inviti alla calma. Bisogna affrontare l’argomento guardando i dati reali. Catania città conta 300 mila abitanti ed il resto della provincia circa 800 mila. Non è possibile che a Catania ci siano 25 chirurgie, in provincia appena 5 e nessuna nei Comuni di periferia”.
“Trovo – ha affermato il sindaco di Maletto, Giuseppe Capizzi – ingiusto che il taglio venga fatto solo a danno degli ospedali piccoli o di periferia. Non ci arrenderemo e chiederemo risposte immediate”.
Molto duro il sindaco di Maniace, Franco Parasaliti: “Esiste un potere che elegge e guida le scelte dei direttori generali. Questo potere non si rende conto delle difficoltà che vive chi risiede in periferia”.
Ed a fianco dei sindaci si schierano le organizzazioni sindacali: “Questa bozza – ha affermato Carmelo De Caudo segretario della Cgil di Catania – va rispedita al mittente. Preoccupante il fatto che la sanità va verso il privato”.
“Non si capisce perché tagliano sempre a Bronte. – ha aggiunto Enza Meli segretario provinciale della Uil – Diteci allora a che santo dobbiamo votarci per difendere il nostro diritto alla Salute, anzi il nostro diritto alla vita. Noi, intanto, intensificheremo la nostra protesta di Sindacato delle Persone contro manager e politici. Perché i primi firmano i piani di ridimensionamento, ma sono i secondi che li scelgono!”
“Viene da pensare che la politica non c’è più – ha aggiunto il consigliere provinciale Graziano Calanna –. Poi però scopro che a Paternò dove i posti letto sono stati aumentati la politica esiste. Con tutto il rispetto per i cittadini di Paterno chiediamo spiegazioni. Temo un esercizio spregiudicato del potere che impone l’intervento della Procura della repubblica”.
“La proposta della Regione è irricevibile – aggiunge il consigliere Nunzio Saitta – anche perché altre istituzioni dicono che in montagna gli ospedali vanno potenziati”.
“Diano a Bronte – ha affermato l’assessore alla Salute del Comune di Bronte, Angelica Prestianni – i servizi ed il personale per garantire almeno un’ottima emergenza urgenza”.
“Temo che la controproposta non sia una buona base di partenza – spiega il consigliere Gaetano Messina – Bisogna parlare di abitante equivalente. Un abitante della lontanissima contrada Margherito di Maniace non può essere considerato come un residente in corso Italia a Catania. E la sanità va garantita a tutti”.
“Capisco i sindaci dei Comuni che vivono una situazione ancora più grave della nostra – ha dichiarato il consigliere Mauro Petralia – Poi si chiedono perché i territori si spopolano. A Bronte il diritto alla salute non è garantito”.
Sentiti gli interventi del sindaco di Cesarò, Katia Ceraldi che ha sottolineato le grandi difficoltà dei suoi concittadini che chiedono di far parte del Distretto sanitario di Bronte ragionevolmente più vicino alla lontana Taormina e di Claudio Mudanò della Ugl.
Per Giuseppe Gullotta, Giuseppe Capace la controproposta firmata dai sindaci è una deminutio: “Gli accessi e le caratteristiche del nostro territorio – ha spiegato Giuseppe Gullotta – ci consentirebbero di chiedere un Pronto soccorso di Base”.
E la controproposta dei sindaci prevede che la Chirurgia abbia 6 posti letto contro i 2 previsti e 16 posti letto in Medicina contro gli 8 assegnati. Inoltre che l’ortopedia, la pediatria e la neonatologia, sparite nella nuova bozza, rimangano le prime 2 con 4 posti letto e la neonatologia con 2. Infine che vengano mantenuti i servizi di Radiologia, Laboratorio Analisi, Pronto Soccorso con Area Osservazione Breve Intensiva (O.B.I.), Anestesia, Oncologia, Oculistica, Gastroenterologia, Ostetricia e Ginecologia, Pneumologia ed Ortopedia.