Crisi di presidenti di Seggio e scrutatori nelle Elezioni Europee del 2024: un appello alla riflessione -
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Crisi di presidenti di Seggio e scrutatori nelle Elezioni Europee del 2024: un appello alla riflessione

Crisi di presidenti di Seggio e scrutatori nelle Elezioni Europee del 2024: un appello alla riflessione

La recente diserzione di molti presidenti di Seggio e scrutatori durante le elezioni Europee dell’8 e 9 giugno 2024 ha sollevato una serie di interrogativi profondi riguardo al funzionamento e all’organizzazione delle procedure elettorali nel nostro Paese. Si è registrata un’assenza preoccupante di figure chiave coinvolte, mettendo così a dura prova l’efficienza degli uffici comunali, dal Nord al Sud Italia. Questa situazione non solo ha compromesso la fluidità del processo elettorale, ma ha anche evidenziato carenze strutturali e logistiche che da tempo necessitano di una revisione critica.

In particolare, le grandi città come Milano, Torino, Roma, Palermo e Catania hanno sperimentato enormi difficoltà nel comporre i seggi elettorali, spesso ricorrendo a soluzioni di emergenza per rimpiazzare i presidenti mancanti. Milano, ad esempio, ha dovuto pubblicare bandi per cercare cittadini italiani disponibili, segnalando un disperato bisogno di coprire molte posizioni cruciali.

Uno dei principali motivi alla base di questa diserzione sembra essere la scarsa remunerazione offerta per un incarico così impegnativo e cruciale. Attualmente, un Presidente di Seggio percepisce una cifra di 138,00 Euro, mentre uno Scrutatore riceve 110,40 Euro, per un impegno che può variare dalle 36 alle oltre 40 ore di lavoro continuo. Questo si traduce, in media, a circa 3,70 Euro l’ora per i Presidenti e 2,95 Euro l’ora per gli scrutatori, cifre che risultano inadeguate e totalmente scollegate dal reale valore del tempo e dell’impegno richiesto.

Le tariffe in questione sono ferme al 2004, e non riflettono minimamente l’inflazione e il costo della vita attuale. Questa stagnazione salariale è chiaramente uno dei fattori che dissuade molti cittadini dal voler partecipare al processo elettorale, nonostante l’importanza del loro ruolo.

In un’epoca dominata dalla digitalizzazione, appare paradossale continuare a utilizzare metodi arcaici per lo scrutinio dei voti. Altri Paesi in Europa e nel mondo hanno adottato con successo sistemi elettronici di voto che migliorano notevolmente l’efficienza e riducono il margine d’errore. L’Italia, invece, sembra essere rimasta ancorata a pratiche obsolete, tipiche degli anni ’60, che non solo rallentano l’intero processo ma ne aumentano anche il costo complessivo.

Un’ulteriore riflessione riguarda la possibilità di coinvolgere le persone che percepiscono benefici e sussidi statali, come il reddito di cittadinanza, nelle operazioni di scrutinio. Questo non solo permetterebbe di risparmiare sui costi aggiuntivi, ma conferirebbe anche dignità e un senso di partecipazione civica a chi già beneficia del supporto pubblico.

Alla luce di questi fattori, è chiaro che le autorità competenti devono riflettere seriamente su come riformare il sistema elettorale per renderlo più efficiente, equo e moderno. È essenziale che si trovi una soluzione che soddisfi le esigenze di tutti i cittadini coinvolti, garantendo al contempo che il processo elettorale sia condotto senza intoppi. La questione della remunerazione è cruciale e non può più essere ignorata, così come l’urgenza di adottare soluzioni tecnologiche che modernizzino il voto.

Riflettiamo tutti, ma soprattutto riflettano seriamente coloro che ci governano, per garantire che le prossime elezioni siano organizzate in modo da evitare gli stessi errori e disagi riscontrati in questa tornata elettorale.

Alfio Papa

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