Alla scoperta della chirurgia ortognatica: ecco come interviene sulle malformazioni facciali -
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Alla scoperta della chirurgia ortognatica: ecco come interviene sulle malformazioni facciali

Alla scoperta della chirurgia ortognatica: ecco come interviene sulle malformazioni facciali

La chirurgia ortognatica si occupa di correggere vari tipi di anomalie e deformità a livello dello scheletro facciale e dei denti nei soggetti adulti.

“Ortognatico”, infatti, significa “mascella dritta” e si riferisce al ricollocamento delle mascelle – e, con esse, delle arcate dentarie – in una posizione corretta, in modo da eliminare asimmetrie ed alterazioni sia funzionali che estetiche.

Obiettivo principale di questa branca della chirurgia maxillo facciale è restituire un aspetto armonico al volto, intervenendo dall’interno – e, quindi, senza lasciare cicatrici visibili – nelle aree della mandibola, del mento e dei denti.

Questa tecnica permette di risolvere un’ampia gamma di problematiche – dalla malocclusione all’asimmetria facciale – che, se non trattate in maniera adeguata, possono ripercuotersi negativamente su respirazione e masticazione o dare luogo a difetti di pronuncia.

Per correggere malformazioni facciali congenite con la chirurgia ortognatica è fondamentale rivolgersi esclusivamente a professionisti specializzati nel campo, come per esempio il Dr. Gianpaolo Tartaro, che si dedica a questa tipologia di interventi con un’esperienza maturata in oltre 20 anni di attività.

Come si svolge un intervento di chirurgia ortognatica?

Un intervento di chirurgia ortognatica può durare da un minimo di due ad un massimo di tre o quattro ore e viene eseguito in anestesia generale.

L’intervento chirurgico si svolge in tre fasi:

  • Taglio delle ossa facciali (osteotomie);
  • Spostamento nella posizione corretta e fissaggio con placche e viti in titanio;
  • Applicazione placche di osteosintesi personalizzate per una perfetta rifinitura.

È previsto il ricovero in ambiente ospedaliero per una o due notti consecutive, seguito da visite con chirurgo e ortodontista a cadenza regolare per monitorare il decorso post-operatorio.

Cosa accade nelle fasi pre e post intervento chirurgico?

Il paziente che intende sottoporsi ad un’operazione di chirurgia ortognatica è tenuto a rispettare una serie di indicazioni, soprattutto nelle fasi immediatamente precedenti al ricovero.

A seconda dei casi, può essere necessario un periodo di preparazione all’intervento di durata variabile (da alcuni mesi ad un anno), durante il quale bisogna portare un apparecchio ortodontico per allineare i denti e raggiungere un risultato ottimale a livello estetico e funzionale. Inoltre, affinché il chirurgo possa pianificare tutti i passaggi volti a ricollocare correttamente le ossa facciali e le arcate dentarie, occorre esaminare il paziente mediante foto, radiografie e impronte.

Terminato l’intervento, è possibile riprendere le normali attività quotidiane solo dopo dieci giorni, pur con la raccomandazione di evitare qualsiasi sforzo eccessivo, come pure l’esposizione diretta al sole e al calore (es. saune).

Durante questo periodo, il paziente deve assumere farmaci antidolorifici e antibiotici, riducendo così il rischio di infezioni. Occorre prestare attenzione anche alla dieta, prediligendo alimenti liquidi o semi-liquidi, da consumare a temperatura ambiente o, comunque, non troppo elevata.

Talvolta, dopo il trattamento chirurgico, è necessaria una fase detta “ortodonzia di finitura”, che prevede l’utilizzo di un apparecchio mobile per alcuni mesi e che ha lo scopo di consolidare e/o perfezionare il risultato ottenuto.

Chirurgia ortognatica: a quali pazienti si rivolge?

La chirurgia ortognatica, come anticipato, ha come fine ultimo il rimodellamento del volto e l’eliminazione delle varie anomalie che possono manifestarsi nelle parti della mandibola, della mascella, del mento e dei denti.

Tra le problematiche trattate da questa branca chirurgica, quindi, vi sono:

  • Difetti del morso, malocclusioni, mento sporgente o all’indietro;
  • Asimmetria del mento e della mandibola;
  • Alterazioni del sorriso: ad esempio, denti di dimensioni troppo grandi o, al contrario, troppo piccoli, rispetto alle dimensioni di mascella e gengive.

Una deformità piuttosto comune riguarda il cosiddetto “morso aperto”, che si verifica quando non vi è contatto tra l’arcata dentaria superiore e quella inferiore se non a livello dei molari. Altrettanto frequenti sono i casi di asimmetria, che creano l’effetto “viso storto” e, a seconda della gravità, possono causare problemi di autostima.

Le deformità facciali, infatti, talvolta hanno un’influenza diretta sullo sviluppo di eventuali insicurezze – che, in alcune persone possono tramutarsi in fobia sociale, depressione, disturbi d’ansia, ecc. – e andrebbero, perciò, affrontate in maniera risolutiva, preferibilmente già all’inizio dell’età adulta.

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