Torre Archirafi, sequesto veranda sul mare: la replica dell'imprenditore -
Catania

Torre Archirafi, sequesto veranda sul mare: la replica dell’imprenditore

Torre Archirafi, sequesto veranda sul mare: la replica dell’imprenditore

“È passato il messaggio che io abbia avviato la realizzazione di una piattaforma in forma abusiva, senza chiedere né ottenere alcuna autorizzazione. Niente di più falso. Le cose non stanno assolutamente così”.

Con queste parole interviene Domenico Tarda, titolare dell’attività di ristorazione “La Terrazza” di Torre Archirafi, per ricostruire quanto accaduto lo scorso 6 luglio, quando si è diffusa la notizia del sequestro di una piattaforma nella frazione ripostese.

“Sono in possesso di tutta la documentazione necessaria per dimostrare di aver seguito l’iter previsto – prosegue Domenico Tarda -. Il tecnico da me incaricato ha inviato lo scorso 30 marzo, al Demanio Marittimo di Catania, attraverso il portale, la richiesta di autorizzazione per la realizzazione della piattaforma da dedicare esclusivamente ad attività di ristorazione e non promiscua come negli anni passati. Quindi nessun mal tolto ai cittadini ma pura e legittima attività imprenditoriale come nel pieno dei miei diritti. Dopo circa un mese, esattamente il 29 marzo, dal Demanio mi perviene la richiesta di integrazione a cui puntualmente rispondo. Tra la documentazione richiesta c’era il parere, tra l’altro vincolante, dell’Autorità di Bacino, sottoposto ad una relazione geologica regolarmente presentata. Inviamo tutto al Comune di Riposto, che è l’ente tramite il quale deve pervenire la documentazione completa in ogni sua parte. E così è stato fatto”.

“Il Comune, raccolta la documentazione, deve solo inoltrarla all’Autorità di Bacino. La documentazione inviata al Comune di Riposto – prosegue il ristoratore – rimane ferma presso l’ente per circa venti giorni, come comprovato dalle date di protocollo. Solo dopo un mio intervento con richiesta di sollecito, presso il Municipio (18 giugno), la pratica viene inoltrata all’Autorità di Bacino. Ebbene, il parere favorevole dell’Autorità di Bacino, perviene al protocollo del Comune di Riposto il primo luglio, ma non viene trattato. Il 2 luglio, però, vedo arrivare qui i vigili urbani, il sindaco e il vice sindaco, che chiedono spiegazioni sulla realizzazione dell’opera, convinti che la competenza fosse comunale. Provo a spiegare loro che trattandosi di area interamente demaniale le autorizzazioni sono ascrivibili alle Autorità sopra menzionate, ma ricevo invettive e rimproveri. Lunedì 4 luglio i tecnici di mia fiducia si recano al Comune di Riposto per ribadire quanto asserito in precedenza, e cioè che trattasi di area demaniale e che, pertanto, bisogna verificare con gli enti preposti. Ma come risposta vediamo notificarci (6 luglio), il verbale di sequestro da parte della Guardia Costiera di Riposto. Due giorni dopo, tramite avvocato di fiducia, abbiamo inviato la richiesta di dissequestro, allegando tutti gli incartamenti, le richieste e la documentazione, e l’11 luglio il Pm ha disposto il dissequestro”.

“Mi rendo conto di aver commesso l’errore di aver iniziato la realizzazione prima che arrivasse anche l’autorizzazione del Genio civile. Un errore dettato dal desiderio di avviare la stagione dopo un terribile periodo di crisi ma in piena buona fede di aver acquisito ogni documento attestante la regolarità dell’opera e avanzato ad ogni ente preposto quanto dovuto. E comunque ribadisco di aver iniziato la realizzazione solo dopo aver ricevuto l’autorizzazione più importante, quella dell’Autorità di Bacino”.

Ad amareggiare in particolar modo Domenico Tarda è stato altro. “Ciò che mi ha più rattristito è stato l’accanimento ed i termini con i quali è stata affrontata la questione, che avrebbe potuto comporsi mediante la ragionevolezza del buon padre di famiglia, quello che tutti noi cerchiamo per affrontare un futuro incerto e pieno di insidie per dei ritardi sicuramente non ascrivibili al sottoscritto. Pagherò il mio debito ma non accetto il danno notevole di immagine, dopo aver operato con lealtà in una rete di ritardi burocratici che affossano ogni tentativo di sviluppo. Come da disposizioni del Genio Civile, ho smontato ma non rimonterò, anche se adesso autorizzato pienamente (se fossi stato abusivo non avrei ottenuto l’autorizzazione in tempi così brevi). Tra l’altro non sono dell’umore per farlo. Ne riparleremo quando ritorneranno le forze. In una società giusta i piccoli imprenditori vengono aiutati a superare i farraginosi e lenti meccanismi della burocrazia e soprattutto vengono ascoltati. Tutto ciò che ho dichiarato è documentato e protocollato”.

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