Ricatto Facebook e web chat "hard": la truffa che corre sui social. Diversi tentativi nell'area jonico-etnea -
Catania

Ricatto Facebook e web chat “hard”: la truffa che corre sui social. Diversi tentativi nell’area jonico-etnea

Ricatto Facebook e web chat “hard”: la truffa che corre sui social. Diversi tentativi nell’area jonico-etnea

In questi giorni numerosi utenti del circondario jonico-etneo sono stati contattati da un profilo femminile, con apparente nominativo siciliano (ecco il salto di qualità), che chiede amicizia su Facebook. Si presenta come infermiera trasferita a Catania, separata e interessata a nuove conoscenze virtuali. Va da sé che i malintenzionati conoscono bene le tecniche e il linguaggio di adescamento e dell’ingegneria sociale. Pertanto, fanno leva sul desiderio di accumulare nuove amicizie su Facebook e sull’abitudine, tutta italiana, di concedere “l’amicizia” con estrema libertà. Eppure, non tutti sanno che una volta accettata la richiesta di amicizia, il profilo richiedente ha libero accesso ai nostri dati personali.

A ricevere richieste di amicizia da parte di tali “fanciulle” sono soprattutto uomini. Dopo poche ore dall’accettazione dell’amicizia parte la chat su Messenger che, via via, diventa sempre più intrigante.

Si comincia con le solite domande ASL (acronimo di: Age, Sex, Location), per proseguire sul personale (che lavoro fai? ecc.) al fine di entrare in empatia con la vittima.

Fra un complimento e l’altro e, soprattutto, tanto garbo e gentilezza, si arriva alla videochiamata con la scusa di vedere con chi la ragazza stia effettivamente chattando. Dall’altro lato dell’apparecchio, l’avvenente “truffatrice” si farà trovare – ovviamente – in modernissima biancheria intima e in una posa ammiccante. Solo pochi secondi e la videochiamata si interrompe.

A seguire l’utente viene ulteriormente ricontattato, ma questa volta con argomentazioni sessualmente esplicite e per suscitare la libido della vittima parte un’altra videochiamata. Ciò che solitamente si vede è un vero e proprio spogliarello. Per complicità, la ragazza chiederà una foto intima della vittima. Purtroppo, nel frattempo, la videochiamata è registrata con uno dei tanti software, scaricabili online anche gratuitamente, a insaputa dell’ignaro malcapitato che, invece, pensava di aver fatto “colpo”.

Ecco che scatta il ricatto (Revenge porn). Il video compromettente con le parti intime della vittima viene artificiosamente pubblicato su YouTube e il relativo link è comunicato al malcapitato con la minaccia che le immagini saranno condivise anche sui social in maniera virale. Chiaramente, l’unico scopo è approfittare dell’effetto shock per estorcere qualche centinaio o migliaio di Euro (in funzione della precedente risposta alla domanda: “che lavoro fai?”) in cambio della rimozione. A questo punto, con una semplice ricarica su una carta prepagata, intestata a chissà chi, o un money transfer il gioco è fatto.

Ma chi può garantire, invece, che il video viene effettivamente rimosso e addirittura non sia il primo di una lunga serie di successivi e ripetuti ricatti?

Non solo le registrazioni dei momenti che si ritenevano confidenziali, ma le foto e i video raccolti possono essere manipolati e accostati persino ad atti pedopornografici, sempre a scopo ricattatorio per estorcere denaro alla vittima.

Come difendersi? Purtroppo, tutto ciò che riguarda la rete si diffonde molto velocemente e sopravvive per lunghissimo tempo. Pertanto, evitare di condividere immagini e notizie personali, sfruttando più possibile la riservatezza, agendo sulle impostazioni privacy dei social.

Valutare il profilo di chi chiede l’amicizia. Ad esempio un profilo di una donna giovane, molto provocante appena iscritta su Facebook, che presenta solo pochi post e foto pubbliche, è molto probabile che sia un profilo fake. Fare attenzione al linguaggio usato in chat: spesso si parte con le classiche domande “Ciao, come stai?” scritte talvolta anche da software automatizzati.

Avete accettato la videochat? È molto probabile che la ragazza adescatrice non voglia attivare l’audio, ma si mostri chiaramente in volto e vada subito “al sodo” dando seguito alle richieste dell’interlocutore, solo per irretire.

Conservare le comunicazioni intercorse e qualche screenshot. Mai cedere al ricatto! In ogni caso si abbia il sospetto di essere vittime, non esitare a richiedere l’intervento della Polizia Postale che, con le proprie capacità investigative e operative, sarà in grado di localizzare i ricattatori e agire penalmente contro gli eventuali estortori.

Gaetano Scarpignato

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