Furto armi al Comune: il sindaco D’Anna chiede la presenza del Prefetto anche dopo la chiusura della caserma di Macchia VD -
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Furto armi al Comune: il sindaco D’Anna chiede la presenza del Prefetto anche dopo la chiusura della caserma di Macchia VD

Furto armi al Comune: il sindaco D’Anna chiede la presenza del Prefetto anche dopo la chiusura della caserma di Macchia VD

VIDEO: INDAGINI SERRATE DEI CARABINIERI 

Si sono prolungati per tutta la mattinata i rilievi tecnici compiuti ieri dai carabinieri della Sezione Investigazioni scientifiche del comando provinciale di Catania che hanno setacciato ogni angolo del municipio dopo il gravissimo quanto clamoroso furto di armi nell’ufficio del comandante della polizia locale, al piano terra della Casa comunale. Le indagini sono complicate e si annunciano difficili in ragione della professionalità con la quale ha agito il commando di malviventi. Il punto focale delle indagini sembra essere in primis il modo con il quale la banda si è introdotta nei locali del municipio. Sembra remota la pista del cortile che si affaccia sul greto del torrente Macchia. I malviventi avrebbero dovuto calarsi da una altezza di oltre 7 metri.

I carabinieri hanno controllato l’area a verde sottostante il cortile verificando l’assenza di tracce sul terreno, la mancanza di una corda o di una scala, mentre il cancelletto di ingresso al piccolo parco era regolarmente chiuso. Verosimile, invece, l’ipotesi che i malviventi siano rimasti chiusi dentro la Casa comunale, attendendo la chiusura di tutti gli uffici – fino alle 20 si sono svolte alcune commissioni consiliari – mentre alle 20.50 sono andati via gli agenti in servizio, gli ultimi a lasciare il palazzo comunale e che di fatto hanno chiuso il portone centrale. Dunque dalle 21 in poi il commando ha avuto pieno campo libero per mettere in atto il sofisticato piano criminale, disattivando i contatori elettrici e, torce alla mano, hanno raggiunto i locali del comando della polizia comunale, puntando dritti al posto in cui si trova la cassaforte, dietro un quadro appeso sulla parete alle spalle della scrivania del comandante.

L’unico quadro che è stato trovato spostato, segno inequivocabile che i malviventi erano perfettamente a conoscenza del punto esatto. Particolare noto solo ad un manipolo di agenti, oltre agli ufficiali del corpo di polizia municipale. I carabinieri, in tal senso starebbero indagando. Altro punto focale il luogo in cui erano custodite le armi, certamente inadeguato, non protetto se non da un allarme collegato solo con tre utenze – e non, a quanto pare, con la centrale operativa dei carabinieri – che è stato neutralizzato dai criminali professionisti senza alcuna difficoltà. Ridicolo pensare che un sistema di allarme possa essere disattivato con il solo distacco dei contatori del palazzo comunale e se davvero è andata cosi appare del tutto surreale che un arsenale di quelle dimensioni potesse essere protetto da un sistema allarme decisamente farlocco.
La domanda, a questo punto, è obbligatoria. Quella santabarbara custodita in un ufficio privo di porte blindate, poteva essere lasciata all’interno di una cassaforte facilmente raggiungibile e che, come hanno dimostrato i malviventi, era cosi vulnerabile?
Intanto, sul fronte delle reazioni, il sindaco Angelo D’Anna domani solleciterà il prefetto di Catania Claudio Sammartino a recarsi in visita a Giarre e di convocare, nel contempo  con urgenza un Comitato per l’ordine della sicurezza con i vertici delle forze di polizia non solo per il gravissimo fatto di ieri, in municipio, ma anche la luce della recente chiusura del comando Stazione dei carabinieri di Macchia, dopo quasi un secolo di presenza. Il primo cittadino sosterrà con forza il concetto che il territorio ha la necessità  di essere rafforzato e non spogliato dei presidi che tutelano la sicurezza dei cittadini.

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