Graniti, la storia infinita del Ponte Petrolo -
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Graniti, la storia infinita del Ponte Petrolo

Graniti, la storia infinita del Ponte Petrolo

L’angusto e fatiscente viadotto con cui sono costretti a fare i conti i numerosi automobilisti in transito lungo la S.S. 185, continua ad essere “dimenticato” dalle autorità competenti. Recentemente, addirittura, la Regione Siciliana ha stanziato dei fondi per mettere in sicurezza proprio questo tipo di criticità, ma nemmeno un centesimo è stato destinato al pericoloso tratto viario in questione. Continuano, dunque, gli “sos” del politico e sindacalista Giuseppe Russo, che nei giorni scorsi si è rivolto al governatore Crocetta

Il ponte sul torrente Petrolo, ossia un tratto della transitatissima Strada Statale 185 che attraversa la Valle dell’Alcantara tra i Comuni di Gaggi e Graniti, continua ad essere la “Cenerentola” della viabilità siciliana, nonostante la gran mole di interrogazioni parlamentari e richieste ufficiali varie prodotte in questi anni per sollecitare il consolidamento della sua malmessa carreggiata e dei piloni sui quali quest’ultima poggia.

E fa veramente rabbia apprendere che, di recente, l’Assessorato Regionale al Territorio ed Ambiente ha finanziato degli interventi analoghi a quelli invocati per il viadotto in questione, anche stavolta totalmente ignorato da chi di competenza.

Ad accorgersi di questa ennesima “dimenticanza” è stato Giuseppe Russo (nel riquadro sulla foto del Ponte Petrolo), noto politico e sindacalista di Giardini Naxos (ma originario di Graniti, nel cui territorio il Ponte Petrolo ricade) nonché presidente dell’associazione “Tradizione, Ambiente e Turismo”. Russo, che già in passato aveva al riguardo lanciato svariati appelli ai più diversi enti ed autorità, nei giorni scorsi si è rivolto al governatore Rosario Crocetta ed al suo assessore regionale al Territorio ed Ambiente.

«Siamo in presenza – ha scritto Russo nella missiva da lui inviata alle autorità palermitane – di un tratto della Strada Statale 185 che serve, in via pressoché esclusiva, un’area territoriale di alto interesse socioeconomico, comunemente denominata “Valle dell’Alcantara” e nella quale ricadono decine di Comuni. Questo ponte, di vecchissima costruzione, continua ad avere una sola carreggiata praticabile a seguito dei restringimenti imposti per motivi di sicurezza. Sta di fatto che oggi il suo manto stradale presenta numerosi avvallamenti, mentre i muretti laterali delle deformazioni: tutto ciò è presagio di probabili cedimenti in corso. L’associazione “Tradizione, Ambiente e Turismo”, che mi onoro di presiedere, ha già da tempo allertato al riguardo tutti gli organi competenti (Anas, Ministero delle Infrastrutture, Regione Siciliana, Genio Civile, Prefetto di Messina, ecc.), ma non si è avuto ancora alcun riscontro in merito, malgrado il Genio Civile di Messina abbia prodotto un’apposita relazione inviata sia all’Anas che alla Prefettura peloritana. E, come se non bastasse, ci risulta che, proprio di recente, in altre zone della provincia jonica messinese l’Assessorato Regionale al Territorio ed Ambiente ha finanziato (tramite i fondi PAC 3) degli interventi analoghi a quello da noi richiesto per il Ponte Petrolo. A cosa si deve – conclude polemicamente Russo – questa ingiusta discriminazione nei confronti di chi risiede nella Valle dell’Alcantara?…».

Per quanto ci riguarda, la “triste” ed “infinita” storia del Ponte Petrolo ormai la conosciamo a memoria in quanto, trattandosi di un problema “atavicamente permanente”, a noi cronisti della Valle dell’Alcantara capita di dovercene occupare almeno un paio di volte all’anno, vuoi per le frequenti interrogazioni e richieste d’intervento presentate da parlamentari, amministratori locali e politici in genere, vuoi nei casi in cui c’è… carenza di notizie ed allora, per riempire le pagine, tiriamo fuori questo argomento in quanto (purtroppo) sempre attuale.

Tutto ebbe inizio nel lontano 1971, quando un’alluvione minò i piloni portanti di tale viadotto. Si decise, allora, di restringerne la carreggiata tramite dei guard-rail, in maniera tale da obbligare alla circolazione a senso unico alternato ed impedire, così, che il ponte venisse gravato da eccessivo peso. Ma, come un consolidato malcostume “italiota” esige, una soluzione che sarebbe dovuta essere provvisoria è divenuta… definitiva.

Così, specie nelle giornate a più alto traffico veicolare (Pasquetta, 1 Maggio, Ferragosto, ecc.), in quel “budello” della S.S. 185 sono frequenti gli ingorghi, le imprecazioni e le “carezze” tra autovetture i cui conducenti non sempre, soprattutto se non abituali frequentatori della Valle dell’Alcantara, riescono a calcolare visivamente la larghezza della carreggiata.

Ed è superfluo dire che non basta rallentare o “stringersi a destra” quando sul ponte è già in transito un mezzo pesante: in tali casi non si può far altro che arrestare la marcia prima dell’imbocco ed attendere che il pullman o il camion lascino definitivamente quell’unica corsia a disposizione.

L’unico “pannicello caldo” è stato messo una decina di anni fa dal Dipartimento Anas di Catania, che fece effettuare dei sondaggi per verificare le condizioni statiche del viadotto. E’ stato, quindi, rilevato che il Petrolo non presenta rischi di crollo e, pertanto, si è “decretato” (scoprendo la cosiddetta “acqua calda”) che “è opportuno che il traffico sulla sua carreggiata continui a svolgersi col sistema del senso unico alternato”. Ed allora, alla luce di tale “pilatesco” ed alquanto contraddittorio pronunciamento, bisogna dedurre che il rischio di crollo c’è eccome…

I disagi, dunque, persistono, mentre viene considerata improponibile l’ipotesi di realizzazione di un’arteria alternativa a causa dell’impatto ambientale che essa produrrebbe nel territorio che dovrebbe attraversare. Sta di fatto che, appena pochi mesi addietro, di questa arteria alternativa ci sarebbe stato assoluto bisogno in quanto la chiusura dell’autostrada Messina-Catania a causa di una frana, ha obbligato tanti automobilisti e camionisti, costretti a spostarsi per lavoro, ad utilizzare la S.S. 185; e, come volevasi dimostrare, in corrispondenza del “famigerato” Ponte Petrolo il traffico è andato in tilt per almeno un paio di giorni, causando non pochi problemi ai pendolari del posto ed a quelli provenienti da fuori.

E come se non bastassero i disagi per la circolazione, la presenza di quest’autentico “obbrobrio stradale” ha anche comportato per il territorio in cui ricade la perdita di una significativa opportunità economica ed occupazionale. Alcuni anni addietro, infatti, una catena della grande distribuzione alimentare avrebbe voluto impiantare tra i Comuni di Gaggi e Graniti un proprio centro di stoccaggio per l’Italia meridionale, assicurando l’assunzione di centinaia di unità di personale del luogo. Ma i responsabili di tale struttura, resisi conto che i loro autotreni avrebbero incontrato serie difficoltà nel transitare dal ponte Petrolo, hanno dovuto rinunciare all’impresa.

I frequenti “sos” lanciati dall’associazione “Tradizione, Ambiente e Turismo” dovrebbero, pertanto, far seriamente riflettere e, soprattutto, concretamente “agire” chi di dovere: non si è, infatti, in presenza di una generica lamentela, bensì di una ben precisa denuncia in cui si fanno rilevare “avvallamenti nella carreggiata” e “deformazioni dei muretti laterali” che potrebbero preludere a cedimenti e crolli o, in altre parole, ad un disastro annunciato (come i tanti di cui ci riferiscono spesso gli organi d’informazione proprio in materia di viabilità).

Il fatto è che prima di “sognare” il… Ponte sullo Stretto, sarebbe opportuno pensare ai più “umili”, ma non meno importanti e strategici “ponticelli” di cui è costellata la complessa rete viaria interna della nostra regione.

Rodolfo Amodeo

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