Ospedale di Giarre: dal Pronto soccorso precario ai rischi del PTE -
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Ospedale di Giarre: dal Pronto soccorso precario ai rischi del PTE

Ospedale di Giarre: dal Pronto soccorso precario ai rischi del PTE
“Non è stata ancora emanata un’ordinanza di chiusura del pronto soccorso afferente al presidio ospedaliero di Giarre. A tal proposito, corre però l’obbligo di ribadire nuovamente che il Pronto soccorso del nosocomio giarrese non sarà dismesso. L’obiettivo è quello di rifunzionalizzarlo, trasformandolo in un PTE (presidio territoriale di emergenza). Per ulteriori dettagli occorrerà comunque attendere un comunicato più organico che sarà trasmesso dall’Asp il 30 marzo”. È stata questa la dichiarazione proveniente dall’ufficio stampa dell’Asp 3 di Catania e formulata con il preciso intento di gettare acqua sul fuoco a fronte del malcontento che serpeggia tra gli utenti del territorio ascrivibile al distretto socio-sanitario n°17.
L’aziendalizzazione delle strutture ospedaliere ha trasformato gli utenti in cifre. Pertanto il diritto alla salute di ciascuno, sancito dall’articolo 32 della Costituzione, è subordinato a logiche di natura economica. Intanto, l’interlocuzione che ha coinvolto non solo il sindaco di Giarre Roberto Bonaccorsi, ma anche l’assessore Borsellino, i vertici dell’Asp di Catania, il presidente della commissione consiliare giarrese sull’ospedale Tania Spitaleri ed i tecnici dell’assessorato, ha confermato quanto ventilato dall’ufficio stampa della predetta azienda ospedaliera, determinando anche la maturazione di altri dettagli. Oltre alla conferma della creazione di un punto di emergenza medica, è emerso che la tanto auspicata collocazione di questo punto di emergenza medica all’interno del nosocomio giarrese, non sarà disattesa.
A ciò si aggiunge che il presidio d’emergenza includerà sia un punto di primo intervento pediatrico (chiamato ad espletare mansioni di continuità assistenziale) per garantire l’assistenza nei giorni prefestivi e festivi che una postazione di ambulanza medicalizzata del 118. Intanto però la situazione attuale è surreale. Se è vero che i battenti del pronto soccorso sono ancora aperti, è però anche innegabile che la sua inefficienza, causata dalla progressiva spoliazione di personale sanitario e servizi di supporto, rappresenti un dato inconfutabile.
La replica dei vertici dell’Asp a fronte di una situazione davvero disarmante, si sostanzia ovviamente in una reiterata esplicitazione della logica di rifunzionalizzazione cui il pronto soccorso è destinato. Tuttavia i mugugni permangono. Il Pte (presidio territoriale d’emergenza presente per esempio a Randazzo) viene gestito dal 118, ma la realtà del 118 giarrese non è affatto rosea.
Se è vero che la postazione di 118 a Giarre è inquadrata in un regime di soccorso avanzato il quale prevede che l’ambulanza sia medicalizzata, non si può non evidenziare che il mezzo di ambulanza chiamato ad erogare un servizio di soccorso avanzato a Giarre è soltanto uno, così come non si può non sottolineare che Giarre, insieme a Linguaglossa, è l’unico comune con una postazione di 118 che fornisce un’ambulanza medicalizzata. La geografia delle postazioni di 118 dice infatti che Acireale eroga un servizio di soccorso intermedio, e dunque munito soltanto di un infermiere e due soccorritori, mentre le postazioni di Fiumefreddo e Mascali prevedono soltanto un mezzo di soccorso di base, ovvero provvisto soltanto di due soccorritori.
Morale della favola? Una sola ambulanza medicalizzata (fatta eccezione per Linguaglossa che spesso serve un bacino d’utenza più che altro ascrvibile al messinese) non è sufficiente a supportare il peso di un’utenza che inevitabilmente ricadrà su Acireale. Tale problematica rischia di tradursi in un allungamento dei tempi di intervento dell’ambulanza medicalizzata di Giarre sui codici rossi, perché mentre un codice rosso ne richiede l’intervento, magari nel frattempo il mezzo di soccorso staziona ancora all’ospedale di Acireale nell’attesa di liberarsi.
E se per esempio, proprio a causa di un’ambulanza medicalizzata già occupata, un mezzo di soccorso di base proveniente da Mascali è costretto a trasportare un codice rosso sebbene al suo interno sia previsto un personale costituito solo da due soccorritori? Cosa accade? Il protocollo prevede che l’infermo sia trasportato nel Pte più vicino, che in questo caso dovrebbe essere il nascituro pte di Giarre. Altra opzione? Il mezzo di soccorso di base dovrebbe chiedere supporto ad una qualsiasi ambulanza medicalizzata proveniente da un altro comune. Precisato ciò, in ogni caso, il protocollo prevede che l’infermo sia trasportato nel pte più vicino affinchè sia sottoposto ad un intervento di primo soccorso e ad una stabilizzazione. Insomma, la sensazione è che, a fronte di un 118 locale carente sotto il profilo dei mezzi, questa rifunzionalizzazione possa comportare un peggioramento del servizio sanitario erogato. Soprattutto se si considera che gli enti privati i quali erogano assistenza sanitaria,raramente sono accreditati con il 118 ai fini di un’interventistica a supporto delle emergenze.
La consapevolezza dello stato dell’arte sopra descritto da parte dei sindaci del Distretto socio-sanitario n. 17 ha,difatti,fatto sì che gli stessi inserissero nella controproposta presentata ai vertici dell’Asp di Catania ed all’assessore Borsellino un’imprescindibile potenziamento delle ambulanze medicalizzate del 118 oltre ad un quasi capillare posizionamento delle stesse  sul territorio, con presenza costante nell’arco delle 24 ore, insieme ad un ulteriore rafforzamento del servizio nei mesi estivi.
Sul reale accoglimento della proposta attendiamo, questa volta, atti conseguenziali!
Umberto Trovato

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