L’attuale palazzo municipale, detto Palazzo di Città, è ubicato in via Callipoli n. 81. Risale al XIX secolo e possiede un’impostazione neoclassica; fu abitato sia dal primo proprietario, Marcantonio di Prima, sia, successivamente, dalla famiglia Barbagallo-Cucinotta.
I precedenti Palazzi Municipali
Prima del trasferimento in questo palazzo, avvenuto nel 1962, il Comune di Giarre aveva avuto diverse sedi. Sin dall’autonomia, nel 1815, aveva sede nel palazzo che diede i natali a Giuseppe Macherione, posto all’angolo tra via Callipoli e lo Stradone per Riposto (poi, in successione: rinominato via Nuova, via Archimede, via Impero ed oggi corso Italia). Poi, dal 1842, la sede municipale fu trasferita nel palazzo posto all’angolo tra via Callipoli e via Lella; anch’esso, come il precedente, preso in locazione. Successivamente, dopo l’Unità d’Italia, nel 1870, la sede municipale fu spostata nel palazzo dei Padri Filippini, l’attuale Ufficio Tecnico comunale, ubicato all’angolo tra via Callipoli e via Padri Filippini (poi via Municipio e oggi via Principessa Iolanda). Durante il periodo di unificazione con il comune di Riposto, la sede municipale venne spostata in un immobile in via Impero (già Stradone per Riposto, via Nuova, via Archimede; poi, nel periodo dell’unificazione dei due comuni, fu denominato via Impero ed oggi corso Italia).
Nel 1865, mentre era sindaco il Dott. Alfio Nicotra, il Comune di Giarre provò ad acquistare un immobile all’ex Contea di Mascali, situato al centro di Giarre e di proprietà del Demanio. Questo immobile era composto da cinque ambienti al pianterreno e sette al piano superiore, e si trovava in una posizione centralissima, delimitato da un lato dalla via Callipoli e, dall’altro, dalla via Sipioni. A quel tempo, l’attuale piazza Duomo era in parte occupata dai magazzini della contea, la cui torre fu abbattuta il 27 maggio 1860 in occasione di una rivolta antiborbonica. L’intero immobile della contea, nel frattempo acquistato dal Comune di Giarre, fu inopinatamente demolito nel 1876. Per la realizzazione dell’attuale piazza Duomo, completata nel 1890, furono utilizzati sia lo spazio ormai rimasto vuoto sia parte delle vie Sipioni e Barbagallo, che all’epoca erano più lunghe rispetto all’attuale conformazione.
Nel 1866, fu avanzata la proposta per l’acquisto dell’intero edificio posto tra via Callipoli e via Sipioni, accordandosi di pagare il corrispettivo in cinque annualità, dell’importo di lire 7.600 per ciascuna rata. Il Comune di Giarre sperava di realizzare in quell’isolato un imponente edificio da destinare a sede del Municipio, dove avrebbero trovato spazio tutti gli uffici comunali e, inoltre, la sede del regio giudicato, del telegrafo e delle scuole elementari. Tuttavia, dopo quattro anni di tentennamenti e di trattative con il Demanio e versata solo la prima rata, il 3 maggio 1869, il Consiglio Comunale di Giarre deliberò di rinviarne l’acquisto, in attesa di condizioni economiche più favorevoli. Pertanto, gli uffici comunali rimasero in locazione presso l’edificio tra via Callipoli e via Lella fino all’Unità d’Italia, quando la sede fu trasferita nell’edificio che era stato dei Padri Filippini (angolo tra via Callipoli e attuale via Principessa Iolanda) che, nel frattempo, era stato confiscato ed assegnato al comune.
A seguito della fusione di Giarre e di Riposto, la sede comunale unificata venne spostata a metà strada tra i due centri, in via Impero, oggi corso Italia 230-248 (palazzo delimitato dall’attuale corso Italia, via Amelio e via Raffaello Grasso). Il palazzo è oggi di proprietà Pennisi-Torrisi, denominato da Vincenzo Di Maggio “Palazzo Malerba” dal nome del progettista ing. Tommaso Malerba (1866-1962), ma anche “Palazzo Denaro”, così come identificato dal decreto del 1993 dell’Assessore regionale dei Beni culturali ed ambientali, che lo ha dichiarato bene di particolare interesse storico-artistico. Lo stesso palazzo, durante l’occupazione Alleata, fu sede degli uffici dell’AMGOT (Governo militare alleato dei territori occupati) ed in seguito dell’AMG (Governo militare alleato). Durante l’occupazione militare alleata, l’attuale sede municipale di via Callipoli 81 fu adibita a quartier generale del “town major” alleato del comune di Ionia.
L’unificazione dei due Comuni era avvenuta durante il periodo fascista per iniziativa del ripostese Achille Arcidiacono, sottosegretario alla Marina mercantile e capitano di lungo corso, e del sindaco di Giarre dell’epoca, Giuseppe Vasta Parisi. Le città di Giarre e di Riposto furono riunificate assumendo la denominazione di Giarre Riposto (R.D. 9 novembre 1939, XVIII E.F., n. 1790) dal 1939 al 1942; da quell’anno e fino al 1945 il comune assunse il nome di Ionia (decreto 12 maggio 1942, XX E.F., n. 974). All’inizio del percorso comune, per ovviare alle concrete e reali problematiche legate al servizio postale, furono cambiate le denominazioni di alcune strade che erano diventate, per effetto dell’avvenuta unificazione, dei doppioni, e l’Ufficio postale di Riposto assunse la denominazione di Giarre Riposto Marina, mentre quello di Giarre assunse la denominazione di Giarre Riposto; così come, dal 1942 in poi, i due Uffici postali assunsero le denominazioni di Ionia e Ionia Marina. Anche la stazione ferroviaria cambiò nome: prima in Giarre e Riposto, poi Ionia. Nel 1945, con decreto legislativo Luogotenenziale 22 novembre 1945, n. 654, fu ripristinata l’autonomia amministrativa di ciascuna delle due città consorelle, richiesta a gran voce dai ripostesi che da sempre avevano osteggiato la riunificazione dei due centri.
L’edificio di Via Callipoli
Alla fine degli anni Cinquanta del Novecento, venuta meno la necessità di avere la sede comunale in un posto centrale tra Giarre e Riposto per effetto dell’autonomia amministrativa dei due comuni, l’amministrazione comunale giarrese avviò le trattative per l’acquisto dell’immobile che attualmente è sede municipale. L’Amministrazione ritenne opportuno procedere con l’acquisto di questo nuovo palazzo per una duplice motivazione. In primo luogo, la spesa per la locazione del palazzo di corso Italia corrispondeva grossomodo alla rata di un mutuo a lungo termine. Inoltre, l’immobile era più spazioso e, pertanto, potevano esservi sistemati molti uffici di enti pubblici, per i quali il Comune comunque avrebbe dovuto sostenere i costi di ulteriori locazioni.
Il prezzo finale di acquisto, deliberato dal Comune di Giarre il 2 aprile 1962 da versare ai venditori Teresa Cucinotta e Rosaria Barbagallo, fu fissato in lire 72.000.000. Questa acquisizione rappresentò un passo significativo nella storia amministrativa di Giarre, segnando l’inizio di una nuova era per la gestione comunale. Dopo l’acquisto da parte del Comune, nel 1962, il palazzo subì un ampliamento e venne costruita una nuova sezione nel cortile. Analizzando due mappe del centro storico di Giarre, questo aspetto risulta evidente e ben documentato. Nella mappa del 1908, l’area occupata dal palazzo comunale presentava già una pianta a forma di “U”, con una conformazione dell’ala destra differente rispetto a quella mostrata nella mappa successiva al 1962. Un’altra modifica significativa, confrontando le due mappe, risulta dall’alterazione dell’ala nord del cortile, che ha visto l’aggiunta di un nuovo corpo di fabbrica.
Il prospetto principale rivela chiaramente uno stile neoclassico. Questo stile, sorto intorno al XIX secolo, riflette un rinnovato interesse per le forme antiche, segnando un ritorno a stili passati. Il prospetto si presenta perfettamente simmetrico e si articola su due piani. Il prospetto del piano terra è arricchito da colonne lisce binate di stile dorico. Le attuali finestre, disposte con simmetrica alternanza rispetto alle colonne, un tempo erano portoni d’ingresso; in seguito, questi ingressi furono trasformati in finestre grazie alle modifiche apportate dal Comune.
Il portale centrale conduce a un androne composto da quattro campate coperte da volte a crociera, da cui si accede al cortile interno e da qui si poteva entrare in cinque distinti appartamenti dati in locazione dalla precedente proprietà. Il primo piano consisteva in un unico appartamento abitato dalla signora Teresa Cucinotta vedova Barbagallo, suddiviso in sedici camere, un salone e vari accessori.
Oggi, gli spazi sono così distribuiti: al pianterreno ci sono alcune stanze occupate dalla Polizia locale, dall’Ufficio protocollo, dall’Ufficio notifiche e altri ancora. Al primo piano si trovano l’Aula consiliare, la stanza del sindaco, la stanza del segretario generale e le stanze della segreteria, mentre la stanza di maggior prestigio, che ha mantenuto il suo stato originale nel corso del tempo, è il Salone degli Specchi.
Il Salone degli Specchi è un ambiente straordinario che incarna la bellezza e il prestigio dell’eleganza neoclassica. Le decorazioni, eleganti e raffinate, includono un basamento in marmo e stucchi dorati, mentre le pareti sono decorate con una delicata fantasia di motivi floreali. Il soffitto a padiglione è abbellito da un cornicione e da due splendidi lampadari in cristallo di Boemia, che illuminano l’intero spazio. Al centro del salone si trova un ottagono con una figura femminile mitologica, che cattura l’attenzione di tutti. Il nome “Salone degli Specchi” deriva dai magnifici specchi dorati, che non solo ampliano visivamente l’ambiente, ma riflettono la luce, creando un’atmosfera incantevole. I telai dorati degli specchi si ripetono anche nelle tende delle porte, mentre l’arredamento, con divani e poltrone dalla tappezzeria capitonné, aggiunge comfort e stile. Per accedere a questo splendido salone, si attraversa un salottino neoclassico con decorazioni floreali e un lampadario a quindici luci. Le pareti sono adornate con cariatidi classiche, e specchi ovali insieme a tavolini in legno nero scolpito completano l’atmosfera di altri tempi, accogliente e sofisticata.
Mario C. Cavallaro