Il volume “Milo e la Contea di Mascali” del Prof. Paolo Sessa presentato dal Prof. Antonino Alibrandi -
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Il volume “Milo e la Contea di Mascali” del Prof. Paolo Sessa presentato dal Prof. Antonino Alibrandi

Il volume “Milo e la Contea di Mascali” del Prof. Paolo Sessa presentato dal Prof. Antonino Alibrandi

Mercoledì 23 luglio scorso, nella terrazza del municipio di Milo, è stato presentato il libro del prof. Paolo Sessa, “Milo e la Contea di Mascali – Dal Priorato all’Autonomia”, pubblicato da Algra editore in questo mese di luglio. A presentare il volume è stato il prof. Antonino Alibrandi, apprezzato studioso anche di Storia locale (suo è il noto “Mascali e il suo territorio..”, del 2023).

Dopo i saluti del Sindaco, dott. Alfio Cosentino, il prof. Alibrandi e il prof. Sessa hanno dialogato sulle pagine più importanti della Storia di Milo e della nostra Contea. “Milo” è toponimo probabilmente derivante dal greco bizantino “Mylos”, cioè “macina”, “mulino”, piuttosto che da “Melas”, in questo caso per un’improbabile acqua di color nero lavico come supposto a metà del Cinquecento da Filoteo degli Omodei. Le prime citazioni dell’“acqua di lu Milu”, tuttavia, sono dovute, negli anni ‘40 del Trecento, a Fra’ Michele da Piazza. Durante la famigerata “peste nera” del 1347-49, nelle più salubri alture del Milo ebbe a rifugiarsi il Duca Giovanni, reggente del Regno di Sicilia, dove già egli aveva avuto sempre modo di trovare alloggio tutte le volte che da Catania si recava nella sua Randazzo; e il Duca Giovanni ebbe a morire proprio nella chiesa di Sant’Andrea che egli, in quel tratto di Etna, aveva fatto erigere in quel confine del bosco di Mascali.

Quindi, i documenti che portano alla creazione del Priorato sono due ed entrambi del 1391, dai quali si arguisce l’esistenza, attorno al cenobio, di alloggi, case, una torre e delle “officine”, fra cui una fornace e un mulino. La storia del Priorato, dunque, si intreccerà, fino alla prima metà del Seicento, con la storia stessa del primo borgo di Milo. Nel 1464, è attestato un venerabile Frater Antonio de Massaro “Prior Sancti Andreae del laqua di lu Milu”, quale elettore del Reverendo Priore della Cattedrale di Catania. E, nel 1554, il 5 febbraio, il “Priolo di Sancto Andria di Milo” è attestato come presente per la consegna del cero a Sant’Agata.

A tal punto, minutissimi sono stati i dati su Milo, da parte del prof. Alibrandi, fra i quali hanno destato particolare attenzione quelli relativi al censimento (“rivelo”) del 1616 e quelli relativi alle tante concessioni enfiteutiche nel XVII nel territorio milese, date soprattutto dal Vescovo Innocenzo Massimo, nella prima metà del secolo, e dal Vescovo Michelangelo Bonadies, nella seconda metà.

Il prof. Sessa ha narrato, nel dettaglio, i fatti del 1624 relativi ad una rapina in grande stile nel “Monastero dell’Acqua del Milo” in cui, in quel momento, vi erano sette monaci fra cui Mario Torresi. Il prof. Alibrandi ha, quindi, delineato il veloce processo di disboscamento del territorio e la sua messa a coltura, soprattutto con la diffusione quasi intensiva della vite, già in atto, particolarmente, dalla seconda metà del XVI secolo ma velocissimo nella prima metà del Settecento, tanto che gli abitanti della Contea a fine Seicento (terremoto del 1693) erano circa mille mentre nel 1812 solo gli abitanti di Milo erano 1020 contro i 1011 del borgo di Mascali (Giarre 3456, San Giovanni 1968, Riposto 1730, Macchia 1602, Dagala 1091, Torre 870).

Moltissimi gli altri dati che i due professori hanno comunicato relativamente ai secoli XVIII, XIX e XX. In ultimo, il prof. Sessa ha delineato, con notevole arguzia, i fatti che portarono, nel 1955, al conseguimento dell’autonomia amministrativa di Milo da Sant’Alfio. Alla fine della partecipatissima serata culturale, la frescura piacevole del tramonto ha visto le applaudite note del cantastorie ripostese Luigi Di Pino.

Gabriele Garufi

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