Nuova vita per la tratta ferroviaria Alcantara – Randazzo -
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Nuova vita per la tratta ferroviaria Alcantara – Randazzo

Nuova vita per la tratta ferroviaria Alcantara – Randazzo

L’economia di un territorio si fonda su elementi basilari: produttività, collegamenti, iniziative, tanto per evidenziare alcuni aspetti importanti che contribuiscono allo sviluppo e al progresso”.

“Ebbene, dopo anni di battaglia per la sopravvivenza, dopo quasi un secolo di dibattiti, di molte sconfitte e di poche vittorie, dopo il terremoto e dopo l’eruzione dell’Etna, allorché sembrava a tutti di essere finalmente riusciti a fare intendere, a Chi intender non voleva, che la Ferrovia dell’Alcantara non è mai stata intesa come un lusso, bensì come indispensabile mezzo di collegamento e di progresso, ecco ancora oggi –  profilarsi lo spettro della soppressione”.

“Quale Sindaco di un Comune che si è sempre battuto per il trionfo di sacrosante rivendicazioni (e la Ferrovia lo è!) mi chiedo e chiedo al Signor Ministro dei Trasporti come possa ipotizzarsi la soppressione di una tratta ferroviaria là dove fiorisce una zona fra le più belle dell’entroterra taorminese: dove – fra l’altro – esistono le stupende Gole dell’Alcantara, che sono nostre, che sono di queste Popolazioni laboriose, che la natura generosa ha dato loro e che – per fortuna – nessuno mai potrà togliere”.

“Mentre i Comuni dell’intera valle cercano di darsi un domani, mentre i Sindaci si riuniscono, analizzano e dibattono problemi e carenze e ne progettano la soluzione, la stampa nazionale e regionale ufficializza decisioni ed orientamenti governativi che frustrano i buoni intendimenti e la volontà di fare e di operare”.

“È un ramo secco”: Certamente, non può che essere secco, se da anni – e volutamente – non gli danno più l’acqua necessaria; ovviamente, per acqua, intendiamo: biglietterie che funzionino, caselli dignitosi, personale adeguato, manutenzione regolare: tanto per chiarire che ogni decisione connessa deve costituire atto conclusivo di un’analisi complessiva del problema …”.

“Chi da sempre si è battuto per evitare la soppressione: non solo della corsa passeggeri, ma anche del treno merci, che in un solo anno ha visto partire da Francavilla di Sicilia oltre 2.500 carri di agrumi e da quella di Randazzo oltre 500 carri di transumanza di bestiame, non può non ritenere assolutamente inopportuna ed inaccettabile un’eventuale decisione che sgomenti le popolazioni e che getti discredito sulle Pubbliche Istituzioni”.

“Ella, Signor Ministro, si compiacerà di revisionare l’eventuale Programma relativo alle soppressioni, mantenendo debitamente in vita la nostra ferrovia che tanta vita dà a questa grande ridente Vallata”.

È quanto scriveva nel lontano ottobre del 1985 l’allora sindaco di Francavilla di Sicilia, prof. Salvatore Puglisi, il politico locale che forse più di tutti si batté per impedire la chiusura della ferrovia Alcantara – Randazzo, ma ricordiamo anche il prof. Salvatore Agati, giornalista e scrittore, più volte sindaco di Randazzo, in una lettera aperta, di cui abbiamo riportato uno stralcio, inviata al Ministro dei Trasporti dell’epoca, onorevole Claudio Signorile, sulla “minacciata soppressione della tratta ferroviaria Alcantara – Randazzo”, come recitava l’oggetto della missiva.

Il documento era accompagnato da 32 articoli pubblicati, ad iniziare dal 1981, sui quotidiani che maggiormente trattarono l’argomento, come “La Gazzetta del Sud” e “La Sicilia” con servizi a firma di Giuseppe Di Bernardo.

Fu, quello contro la chiusura della linea ferroviaria, un vasto movimento di civile e corale protesta che coinvolse, in modo bipartisan, partiti politici, amministratori locali, categorie economiche, opinione pubblica e sindacati; questi ultimi si mobilitarono in diverse occasioni (a Francavilla la manifestazione sindacale ebbe come epicentro il cinema Garden, presenti gran parte dei sindaci della vallata), come lo sciopero regionale del 28 ottobre 1987 che fu proclamato come reazione alla “mannaia della chiusura su 531,2 chilometri di linee ferroviarie, pari a 37,46 dell’attuale rete dell’Isola (Km. 1414,9)”.

E oggi, che la tratta Alcantara – Randazzo è tornata a far parlare di sé sulle pagine dei giornali, ripercorrere brevemente quegli anni ci sembra non soltanto utile storicamente, ma anche doveroso nei confronti di quei soggetti istituzionali che, a vario titolo e con intensità diverse, si impegnarono in una battaglia politica, culturale e sociale che, come diranno poi i fatti, non ottenne i risultati sperati (la linea, infatti, verrà chiusa a metà degli anni Novanta), ma che generò comunque nei cittadini un sentiment, una passionalità, una coesione forse mai conosciuta prima.

La “Littorina”, come nel gergo popolare venivano chiamate tutte le automotrici ferroviarie, era per la gente “un’amica”, una presenza rassicurante, un simbolo del legame Stato-territorio, centro-periferia, e su di essa avevano viaggiato studenti, insegnanti e lavoratori. Negli anni del “miracolo economico”, a trarre maggiore beneficio dalla nuova linea ferrata furono i commercianti di agrumi che dalla stazione di Francavilla spedirono vagonate di arance destinate ai mercati nazionali e all’estero.

E quando giunse la notizia che i vertici aziendali delle Ferrovie dello Stato avevano deciso per la chiusura della tratta, perché considerata improduttiva, un “ramo secco”, si creò una “ferita” che da quel giorno non si è più rimarginata.

Poi tutto fu dimenticato, l’oblio scese su ogni cosa: caselli e stazioni andarono in rovina, la vegetazione s’impadronì di binari e gallerie, maestosi ponti ferroviari restarono testimoni silenziosi di un’età straordinaria, oramai tramontata, frutto di ingegno, abilità costruttiva e rispetto del territorio.

Ebbene, oggi, a distanza di molti anni da quegli eventi, quella “ferita” potrebbe essere ricucita, perché alla “sfortunata” tratta Alcantara – Randazzo, come veniva etichettata in quel periodo per via delle continue interruzioni (una colata lavica nel 1981 aveva distrutto circa un chilometro di binari tra le stazioni di Moio Alcantara e Randazzo, un successivo nubifragio troncò la linea tra le stazioni di Graniti e Motta Camastra), la storia, questa volta, non ha voltato le spalle riservando ad essa una seconda opportunità, una nuova vita ad oltre sessant’anni dal giorno dell’inaugurazione, avvenuta il 4 giugno 1959 in un tripudio di fanfare e tricolori, e a 27 dalla chiusura.

Parliamo, infatti, delle ingenti risorse finanziarie previste dal Ministero della Cultura nel Fondo Complementare, collegato al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, e definite nel “Piano Strategico Grandi Attrattori” costituito da 14 interventi strategici per un totale 1,460 miliardi di euro, destinati al recupero di siti e complessi di elevato valore storico e architettonico, in stato di abbandono o bisognosi di radicali azioni di restauro.

Tra gli interventi spicca, per entità della somma, il piano “Percorsi nella storia – Treni storici e itinerari culturali” finanziato con 435 milioni di euro, stanziati dal MiC, (Ministero della Cultura), che saranno investiti, in collaborazione con la Fondazione FS italiane e Rete Ferroviaria Italiana, nel recupero a fini turistici di alcune linee ferroviarie a valenza storico-naturalistica, compresa la “nostra” Alcantara – Randazzo, i cui lavori di ripristino sono iniziati il 14 novembre scorso con interventi sui primi tratti della linea ferrata, che verrà riattivata, in questa prima fase, fino alla stazione di Francavilla, quindi oltre la stazione di Motta Camastra come originariamente era stato previsto.

Un risultato, l’estensione della linea fino alla cittadina di Francavilla, perseguito e raggiunto dagli amministratori locali, in testa il sindaco Vincenzo Pulizzi e l’assessore al turismo Gianfranco D’Aprile, già attivi sul tema del recupero della tratta sin dal 2018 in collaborazione con l’Associazione Ferrovia Valle Alcantara, e dal presidente del Parco Fluviale dell’Alcantara, Renato Fichera, nel corso della riunione conclusiva tenutasi lo scorso 8 novembre tra i dirigenti dell’Ente Parco, i vertici di Fondazione Fs ed esperti intervenuti per il programmato sopralluogo sulle strutture e per definire gli ultimi aspetti tecnici prima dell’avvio dei lavori,

Ma Francavilla non sarà il capolinea, tengono a sottolineare gli amministratori comunali, perché l’obiettivo è “il rispristino anche del resto della tratta”, ossia la successiva prosecuzione dei lavori fino alla stazione di Randazzo, una parte di tracciato ferroviario di indubbio valore paesaggistico in territorio etneo.

Il turismo ferroviario è un fenomeno in crescita sia in Italia che a livello europeo, e sarà quindi possibile, a lavori ultimati, far circolare nuovamente i treni, che permetteranno ai viaggiatori di scoprire le bellezze del territorio dell’Alcantara in un modo nuovo, alternativo, originale ed ecosostenibile.

Ma vogliamo concludere questo “viaggio” con la storia della signora Anna, la quale ha raccontato che, quand’era ragazzina, i suoi familiari a volte partivano in treno da Francavilla per raggiungere la costa ionica, e appena la “Littorina” usciva dalla galleria, questi abbassavano il finestrino e la salutavano da lontano sventolando un fazzoletto bianco, e lei felice rispondeva allo stesso modo dal balcone di casa, situata nel quartiere San Paolo, in posizione rialzata e ben visibile; un “rituale” che si ripeteva ad ogni trasferta, che ci fa capire quanto sia stato forte il legame della gente con il “trenino della valle”: chissà se un giorno Anna, affacciandosi dal balcone, potrà vedere nuovamente sventolare quel fazzoletto bianco.

Luigi Lo Presti

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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