Fiume Alcantara e inquinamento marino: disamina di un disastro ambientale -
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Fiume Alcantara e inquinamento marino: disamina di un disastro ambientale

Fiume Alcantara e inquinamento marino: disamina di un disastro ambientale

L’estate 2020 è archiviata e con essa anche la problematica del mare sporco lungo il litorale che va da Giardini Naxos ad Acireale. Cessano anche le lamentele dei bagnanti, cadranno nel dimenticatoio le denunce dei deputati regionali che si sono interessati alla questione come Angela Foti (clicca e leggi Pesci morti e acque inquinate all’Alcantara, la denuncia dell’on. Angela Foti: “Uno scempio” VIDEO), dei sindaci del territorio come quelle del sindaco di Mascali, Luigi Messina, che ha scritto ha Procure e Prefetti, e di chi, come l’ex consigliere provinciale acese Santo Primavera, ha presentato un esposto-denuncia all’Arpa e tutto cadrà nel dimenticatoio. Se ne riparlerà il prossimo giugno quando saremo nuovamente tutti indignati perché la situazione sarà identica se non peggiorata. E sì, perché le cause dell’inquinamento non scompaiono da sole senza che nessuno prenda provvedimenti.

Ma quali sono le cause e quali sarebbero le soluzioni? Possibile che nessuno sappia nulla o, come si noterà nel prosieguo dell’articolo, peggio ancora, pur sapendo, nessuno faccia nulla?

Da qualche anno l’attenzione, soprattutto grazie al lavoro di associazioni ambientaliste, si sta concentrando sul fiume Alcantara. E’ qui che si consuma da anni il “delitto” e gli assassini sono tanti.

La vittima è l’Alcantara e il suo delicato ecosistema, ridotto a condotta fognaria dei Comuni che vi scaricano i propri reflui, più o meno depurati: Calatabiano, Castiglione di Sicilia, Floresta, Francavilla di Sicilia, Gaggi, Giardini Naxos, Graniti, Malvagna, Mojo Alcantara, Motta Camastra, Randazzo, Roccella Valdemone, Santa Domenica Vittoria. Vi si scaricano reflui, rifiuti industriali, si attingono enormi quantitativi di acqua per usi industriali e agricoli con danni all’ecosistema anche irreparabili.

La situazione è nota da anni agli enti preposti e anche all’autorità giudiziaria a cui sono stati segnalati comportamenti non conformi alla corretta gestione dei reflui di origine industriale. Le associazioni ambientaliste hanno protestato, fatto segnalazioni e esposti. (Blitz di Goletta Verde alla foce dell’Alcantara: livelli di inquinamento altissimi).

Ma ancora non è cambiato nulla.

Il fiume Alcantara ha particolari peculiarità geologiche e naturalistiche che lo rendono particolarmente “fragile”. Il substrato vulcanico a roccia basaltica (basso e medio corso) che conferirebbe stabilità all’alveo ha scarsa diversità morfologica che determina una riduzione degli habitat ed un conseguente impoverimento delle comunità biologiche che vivono sul fondo del fiume e sulle rive. Inoltre, la tipologia del substrato vulcanico e la conformazione incassata dell’alveo non consentono, per lunghi tratti, lo sviluppo di una fascia perifluviale di vegetazione riparia. Quest’ultima riveste un ruolo fondamentale nei processi autodepurativi e, in generale, nel consolidamento del territorio e nella prevenzione del dissesto idrogeologico. Per queste ragioni, legate alla sua stessa natura, il fiume Alcantara rappresenta un ambiente  particolarmente  fragile,  le  cui  naturali  potenzialità  autodepuratrici  risultano  fortemente ridotte.

A queste fragilità naturali si aggiunge l’azione dell’uomo e del suo inquinamento che è di due forme: diffuso e puntuale.

Le fonti di inquinamento diffuso sono rappresentate dalle attività legate ad agricoltura ed allevamento. Infatti, la possibilità di utilizzare questa risorsa idrica ha portato allo sfruttamento agricolo dei terreni fino a ridosso dell’alveo con conseguente riduzione o scomparsa della fascia di vegetazione perifluviale, ove presente: ai danni prodotti dalla naturale carenza idrica, imputabile sia alla struttura idrogeologica che alle condizioni meteoclimatiche del territorio, si somma quindi l’impatto dovuto ai prelievi agricoli ma anche alle derivazioni per uso irriguo e idroelettrico che, in assenza di una pianificazione specifica durante la stagione estiva, causano un notevole impoverimento delle portate nel basso e medio corso dell’Alcantara, fino all’asciutta totale nei tratti più sfruttati (“Alcantara: il fiume che non c’è“).

Le fonti di inquinamento puntuale sono, invece, rappresentate dalle immissioni di reflui urbani provenienti dagli impianti di trattamento depurativo dei comuni della zona, spesso malfunzionanti o non in esercizio, alcuni dei quali scaricano i reflui grezzi direttamente nel fiume.

Da informazioni in possesso di Gazzettinonline, di tutti i Comuni che scaricano nell’Alcantara la stragrande maggioranza (quasi totalità) dispone di impianti di depurazione non in regola, chi più chi meno. Alcuni impianti non hanno autorizzazione allo scarico, qualche impianto non è dotato di misuratori di portata. Altri hanno le autorizzazioni allo scarico scadute. Altri ancora, infine, scaricano i reflui senza alcuna depurazione, o nel fiume Alcantara, o in uno dei suoi affluenti.

Sino ad arrivare alla foce dell’Alcantara dove adesso si riversano anche le acque del depuratore di Giardini Naxos (Contradada Pietre Nere). Questo depuratore consortile serve i Comuni di Giardini Naxos (intero abitato), Taormina (frazioni Trappitello e S. Leo) e Castelmola (parte dell’abitato), ed ha una potenzialità progettuale pari a 75.000 abitanti equivalenti: l’impianto era inizialmente dotato di condotta sottomarina di allontanamento a mare che è stata poi danneggiata dai marosi e non ancora riparata e, pertanto, il refluo viene riversato nel Fiume Alcantara. E, come se non bastasse una situazione già di per sé critica, si aggiunge anche il crollo del muro di recinzione della struttura del depuratore di Giardini Naxos (avvenuto negli anni scorsi e denunciato da Legambiente a fine 2018 clicca e leggi “Blitz di Goletta verde alla foce dell’Alcantara), posto a ridosso dell’alveo sulla sponda sinistra, che comporta sversamenti non depurati direttamente alla foce, e quindi a mare, con buona pace di tutti.

«Non è vero che tutti i Comuni non sono in regola»  ci dice il direttore del Parco fluviale dell’Alcantara dott. Antonino Lo Dico «Che ci siano delle problematiche sui depuratori questo sì – aggiunge -. In materia di inquinamento il presidente mi ha dato incarico di trattare la materia in maniera uniforme e il 22 luglio scorso abbiamo attivato un tavolo permanente per l’inquinamento. Il fine è quello di conoscere la situazione dei depuratori su tutta la valle dell’Alcantara ed eventualmente fare un documento univoco alla Regione siciliana per capire come risolvere queste criticità».

Ottimo, crediamo. Anche perché a nostro avviso non ci dovrebbe volere molto tempo. Basta essere in possesso delle nostre stesse informazioni e, tutt’al più, aggiornarle ad oggi. Verificheremo quanto tempo impiegherà questo tavolo per fare il punto della situazione.

A questo quadro bisogna aggiungere i danni causati dalla non corretta gestione di reflui di origine industriale, come detto già segnalati, nel corso degli anni, all’autorità giudiziaria. Sempre nel povero Alcantara, infatti, si registrano sversamenti di scarti della lavorazione della carta. Dal fiume viene prelevata acqua per l’agricoltura e per due centrali idroelettriche. E i prelievi per uso irriguo e idroelettrico fatti senza pianificazione arrivano a far scomparire del tutto, in alcuni tratti, il corso d’acqua.

«Le autorizzazioni ai prelievi non le rilascia l’Ente parco – spiega Lo Dico -. Ma l’Ente parco in questo momento si sta facendo carico di capire quali sono i prelievi e predisporre un piano di razionalizzazione. Su nostra pressione già Sicilia Acque (società per il 25% della Regione siciliana che gestisce gli acquedotti dell’isola) ha reimmesso in un primo momento 65 litri di acqua al secondo. Da giorno 10 ne sta reimmettendo 100 litri al secondo. Queste portate non si notano immediatamente. Non è facile ma ci stiamo lavorando con molta energia».

Sulla tutela del fiume Alcantara incide anche la parcellizzazione delle competenze: i prelievi sono di competenza dell’autorità di bacino, del Dipartimento acque rifiuti, del Dipartimento energia, del Dipartimento infrastruttura e dei Geni civili. Per i depuratori del Dipartimento acque rifiuti e dell’Autorità di bacino. «Stiamo cercando di fare ordine e capire quale può essere la strada giusta anche per capire come snellire le pratiche», spiega Lo Dico.

Frattanto sono almeno 20 anni che tutte le problematiche che vi abbiamo raccontato sono note, e la situazione clinica del fiume si è andata sempre più aggravando. L’Alcantara non può attendere più. Che sia chiaro, a tutti.

 

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