La Crias condannata per il fondo pensione -
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La Crias condannata per il fondo pensione

La Crias condannata per il fondo pensione
La legge regionale n. 10 del 10 luglio scorso, pubblicata sul supplemento ordinario della G.U.R.S. del 13 luglio, ha sancito al comma 2 dell’articolo 1, la nascita di un nuovo ente regionale, l’I.R.C.A., acronimo di Istituto Regionale per il Credito Agevolato, con sede a Palermo, il quale comprenderà esclusivamente le attività in materia di cooperazione ed artigianato svolte da circa sessanta anni da parte dei due enti regionali I.R.C.A.C. con sede a Palermo, e C.R.I.A.S. con sede a Catania.
Ma mentre l’I.R.C.A.C. è stata al centro di inchieste anche giornalistiche per fondi erogati a cooperative e mai recuperati, la C.R.I.A.S. sembra rimasta nell’ombra e al di fuori di inchieste.
Ma ora, a pochi giorni dall’entrata in vigore del regolamento previsto proprio dalla legge regionale n. 10/2018, qualche ombra sembra addensarsi su questo ente regionale (proprio l’unico fra i tanti avente sede a Catania) per il bubbone “Fondo Pensione” del personale dell’Ente, per il quale la C.R.I.A.S. ha perso la causa davanti al Tribunale del lavoro di Catania, intentata proprio dalla medesima nei confronti di cinque dipendenti che non avevano voluto sottoscrivere un accordo tramite il quale un ben nutrito gruppo di dipendenti, in costanza di rapporto di lavoro e in barba alle leggi vigenti in materia di fondi pensioni, si erano spartiti, in quota parte, circa 4 milioni di euro in quattro anni (una dipendente appena in due anni).
Proprio per tale motivo segnalazioni alla vigilanza enti dell’Assessorato regionale alle attività produttive, denunce alla Procura regionale della Corte dei Conti e denunce penali al Tribunale di Catania ancora non hanno visto nessun sviluppo a carico dei componenti della gestione del “Fondo Pensione”.
Intanto però il Tribunale del lavoro ha sentenziato diversi mesi fa una pesantissima condanna a danno della Crias e a favore di 5 dipendenti per un importo totale di 1.043.807,71, oltre rivalutazione ed interessi legali, nonchè condanna alle spese, confermata, anche dopo il ricorso d’urgenza per la richiesta di sospensione della condanna, al 50% in secondo grado.
A proposito del ricorso d’urgenza in secondo grado si osserva che sono stati sollevati seri dubbi sull’efficacia dell’affidamento dell’incarico al legale dell’Ente, ai sensi dell’articolo 22 della legge regionale n. 11/2010 che ne evidenzierebbe la grave irregolarità col rischio concreto di inefficacia anche del relativo ricorso e di conseguenza la nullità dell’atto di conferimento così come previsto dalle vigenti leggi regionali sugli atti degli enti sottoposti a tutela e vigilanza da parte della Regione siciliana.
Frattanto, come si può evidenziare dai bilanci della stessa Crias, che da anni ormai non vengono più approvati dalla Regione con apposita legge, l’Ente provvede ad iscrivere al passivo consistenti esborsi, dovuti dal “Fondo pensione” anche in favore di ex dipendenti andati già in pensione nel corso degli anni precedenti (un totale 660 mila euro nel 2012, 600 mila nel 2013, 649.236,00 nel 2014, 651.250,00 nel 2016 e 426.580,00 nel 2017). Tale situazione comporterà un vero salasso nei prossimi anni e chissà per quanto tempo ancora a carico del bilancio del nuovo ente.
Risultano ancora aperte altre due vertenze, sempre riguardanti il “Fondo Pensione”, da parte di due ex dipendenti, che sicuramente porteranno ad altre condanne con altri notevoli esborsi.
Nel frattempo, con una apposita convenzione sottoscritta nel giugno 2011, con una Regione che vanta diverse migliaia di dipendenti al proprio servizio, la Crias riesce a farsi assegnare dai vari Assessorati della stessa Regione competenze, al di fuori dell’artigianato, in materia di agricoltura, trasporti e turismo, che comportano l’incasso di elevati introiti ripartiti ad un ristretto numero di dipendenti, compresa la facente funzioni di direttore generale, la quale, sempre in regime di “prorogatio”, occupa la poltrona sin dal marzo 2008 senza che sino ad ora sia stato emanato il concorso per direttore generale.
Una attenta analisi andrebbe effettuata anche sul rapporto incagli/sofferenze che in una relazione allegata al bilancio di qualche anno fa evidenzia un rapporto del 33,3%, che dovrebbe allarmare la medesima Regione e l’Assessorato competente oltre quello all’Economia; per questo basta effettuare una visita negli uffici della sede di Catania e vedere armadi pieni di pratiche in contenzioso, a volte anche a terra per mancanza di spazi; d’altra parte dai bilanci non vengono mai presentati i veri costi sostenuti e relativi alle varie sedi aperte a Palermo, Messina, ma soprattutto ad Agrigento, a fronte del notevole calo dei finanziamenti erogati, mentre sono state chiuse soltanto le sedi di rappresentanza di Enna, Caltanissetta e Trapani, aperte soltanto una volta a settimana.
Intanto l’attività corrente nei confronti di un settore importante per l’economia siciliana, quale l’artigianato con quasi 70 mila aziende, segna una pesante battuta d’arresto con delibere ferme al mese di aprile di quest’anno dopo le dimissioni della presidente.

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