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Giarre, fine anno anno col botto “avvisato”

Giarre, fine anno anno col botto “avvisato”

Talvolta pur di conquistare un mi piace in più sui social o il titolo sul giornale ci si lascia andare ad iniziative che, il più delle volte, servono solo a distrarre la popolazione dalle magagne quotidiane. Dai propri limiti nella gestione di un ente ridotto ai minimi termini. Strutturalmente, finanziariamente e sotto il profilo politico organizzativo.

Il sindaco di Giarre, Angelo D’Anna evidentemente si è lasciato ammaliare dall’esempio di alcuni colleghi amministratori della zona che hanno postato sui social avvisi con i quali si invitavano i cittadini a non fare uso, la notte di Capodanno, di botti petardi e affini poiché comportano disturbi a bambini, persone anziane e ammalati, oltrechè ad animali domestici.

E così l’altra sera anche il sindaco di Giarre scopiazzando il contenuto di una nota di un Comune etneo, ha diramato un avviso. Già un avviso, non una ordinanza ma un semplice invito ai propri concittadini e a chiunque si trovi a festeggiare l’inizio del nuovo anno a Giarre a non fare uso di petardi e botti per non creare disturbo e sofferenze a tutti gli anziani e ammalati con problemi cardiaci e altre patologie connesse.

Inoltre – si legge nella nota del Sindaco – tali deflagrazioni comportano sofferenza anche agli animali perché il rumore prodotto comporta agli stessi la perdita del senso di orientamento aumentando il rischio di smarrimento e conseguente pregiudizio per la loro stessa incolumità e per la sicurezza in generale.

“Tale avviso – conclude il sindaco D’Anna – è da considerare come un atto di condivisione con tutta la cittadinanza della problematica relativa ai botti di fine anno, nell’ottica di un sistema più generale di condivisione di alcune scelte, modalità preferita ad altre che avrebbero comportato l’emissione di atti di imperio”.

Atto di imperio? Ma in quale lingua il sindaco sta comunicando ai propri concittadini? In tutti i Comuni d’Italia simili iniziative sono sostenute da ordinanze, non da atti di imperio, piuttosto da disposizioni che rientrano nelle facoltà di un sindaco allo scopo di salvaguardare la pubblica incolumità intesa come tutela dell’integrità fisica della popolazione e della sicurezza urbana; salvaguardando l’uso, nei modi e termini di legge previsti, dei fuochi d’artificio.

Ad esempio, nel Comune di Manfredonia il sindaco ha diramato una ordinanza sindacale, con la quale “è stato ordinato che, dal 19 dicembre 2017 al 07 gennaio 2018, “è vietato utilizzare artifici e prodotti affini negli esplodenti nonché giocattoli pirici di qualsiasi specie, sulle pubbliche vie e piazze del Comune di Manfredonia ed ovunque vi sia concorso di persone”. “I contravventori, fermo restando quanto previsto dalle altre norme di legge in materia, saranno soggetti al pagamento di una sanzione amministrativa pecuniaria di una somma da € 25,00 a € 500,00 ai sensi di legge. Gli organi di Polizia sono incaricati di osservare il contenuto dell’ordinanza”.

Questo avrebbe dovuto scrivere il sindaco D’Anna. Sia ben chiaro l’iniziativa è pienamente condivisibile, ci mancherebbe.

Tuttavia non si comprende il motivo per cui si tutelano, giustamente anziani, bambini e animali, solo a Capodanno. E in tutte le feste religiose forse non si esplodono fuochi d’artificio, talvolta per lunghi infiniti minuti? Forse non si procurano le stesse sofferenze agli anziani e ammalati con problemi cardiaci e altre patologie connesse? Nessun avviso ai comitati organizzatori.

E poi, avviso, invito o ordinanza che sia, nel caso di Giarre, chi dovrebbe farla rispettare? Forse i vigili urbani? Cosa aggiungere ancora: questa iniziativa dimostra superficialità e inadeguatezza e sembra fare perfettamente il paio con le comunicazioni sulle allerte meteo sui social , affidate nei mesi scorsi nientemeno che ad uno dei figli del sindaco, autorizzato dal padre (che aveva “Facebook intasato”) ad informare gli studenti che le scuole sarebbero rimaste chiuse. Insomma quello dell’avviso sui botti di Capodanno forse è l’ultima perla del 2017. Forse.

 

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