Omicidio Ilardo, parla Brusca: “le famiglie sospettavano una sua collaborazione con la Giustizia” -
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Omicidio Ilardo, parla Brusca: “le famiglie sospettavano una sua collaborazione con la Giustizia”

Omicidio Ilardo, parla Brusca: “le famiglie sospettavano una sua collaborazione con la Giustizia”

bruscaGiovanni Brusca si trova agli arresti dal 20 maggio 1996. Alcune settimane dopo, precisamente dall’agosto del 1996, diventa collaboratore di Giustizia.
Giovanni Brusca è stato ascoltato oggi dalla Corte di Assise di Catania nell’ambito del processo per l’omicidio di Luigi Ilardo, avvenuto il 10 maggio 1996. Il fatto rientra nell’articolato procedimento denominato “Trattativa Stato – mafia”, in corso al Tribunale di Palermo.
Luigi Ilardo era parente del boss Madonia e intratteneva rapporti diretti con Bernardo Provenzano; tuttavia instaurò un rapporto confidenziale con il colonnello dei Carabinieri Michele Riccio, al quale, poco prima di essere assassinato sotto la sua dimora di Catania, manifestò l’intenzione di intraprendere un percorso che lo avrebbe portato alla collaborazione.
Stando a quanto riferito oggi da Brusca, le famiglie nutrivano un atteggiamento diffidente nei confronti di Ilardo, e se ne parlava apertamente. Incalzato dal Pubblico Ministero e dagli avvocati, Brusca si limita a descrivere un clima di sospetto tutto intorno a Ilardo, non di certezze “altrimenti – chiarisce – sarei intervenuto personalmente, anche se si fosse trattato della sola vicinanza ad un Vigile Urbano”.
Ilardo faceva così tanto parlare di se stesso – all’epoca dei fatti, i suoi rapporti con Maurizio Zuccaro non erano idilliaci – che lo stesso Brusca informò Bernardo Provenzano con un “pizzino” (prodotto e fatto acquisire dal Pubblico Minisitero), “ma Provenzano – racconta Brusca –, senza nascondermi il suo stupore, mi invitò a controllare le voci che correvano sul conto di Ilardo”. Infine Brusca aggiunge: “non ho memoria che le commissioni regionale e provinciale di Cosa nostra si siano riunite per decidere l’omicidio di Luigi Ilardo, altrimenti, per rispetto, mi avrebbero avvisato”.

Flora Bonaccorso

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