Sicilia, viabilità ferma ai tempi dei Borbone. Denuncia del Comitato pendolari siciliani -
Catania
12°

Sicilia, viabilità ferma ai tempi dei Borbone. Denuncia del Comitato pendolari siciliani

Sicilia, viabilità ferma ai tempi dei Borbone. Denuncia del Comitato pendolari siciliani

SOS pendolari in Sicilia. A seguito dei crolli e delle interruzioni stradali di cui le cronache di questi giorni sono piene, la situazione dei pendolari nell’Isola è divenuta davvero insostenibile. Sull’isola più a sud d’Europa, infatti, gran parte della viabilità interna risale direttamente al periodo dei Borbone: e in qualche caso la manutenzione dell’ultimo secolo e mezzo non ha cambiato più di tanto il volto delle strade siciliane. Il crollo del viadotto Himera, sulla A19 che collega Palermo a Catania, è solo la punta dell’iceberg. È bastato che chiudessero due chilometri di ponte per accorgersi che l’intera viabilità siciliana era tutta appesa a quell’autostrada vecchia di quarant’anni: dal 10 aprile scorso, infatti, la Sicilia è praticamente divisa in due. Le denunce di disservizi e di vere e proprie “Odissee” giungono da più parti. Tuttavia, considerato che il problema investe tutti i cittadini in primis e i turisti e viaggiatori in secundis, con gravissime ripercussioni sul sistema economico isolano, sembra non esserci un’adeguata attenzione da parte delle istituzioni preposte. Le solite lungaggini burocratiche fanno lievitare i tempi d’intervento per riportare la situazione almeno alla normalità.
Giosuè Malaponti, presidente del Comitato pendolari siciliani – Ciufer, prende duramente posizione: «Mentre in Sicilia sprofondano autostrade, strade, ferrovie a Roma pensano a riesumare il cadavere del “Ponte sullo Stretto”. Qual è il ruolo, in questa emergenza infrastrutturale e di mobilità, dell’assessorato regionale alle infrastrutture, mobilità e trasporti e del presidente della Regione? Quali le posizioni da prendere nei confronti di un governo che sta lasciando sprofondare, non più in un lento declino, la Sicilia e i Siciliani? Visti i risultati, ai Siciliani oltre che a camminare sulle acque dello “Stretto” per raggiungere il Continente Italia, non gli rimane che volare per raggiungere le Città Metropolitane di Palermo e Catania».
Al di là delle intenzionali provocazioni del Malaponti, in realtà è triste constatare l’esistenza un silenzio assordante attorno alle questioni mobilità e viabilità in Sicilia, sulle cui strade si sa quando si parte, ma non quando si può riuscire a tornare.

Mario Pafumi

Potrebbero interessarti anche