Il lungo processo sulla scomparsa-omicidio di Mariella Cimò (nella foto a sinistra), avvenuto il 25 agosto 2011 dalla sua villa di Gravina di Catania, subisce l’ennesimo colpo di scena. Infatti il marito, Salvatore Di Grazia, 80 anni (accusato di omicidio e soppressione di cadavere. Il corpo della moglie non è stato mai ritrovato: l’ipotesi della Procura è che sia stato distrutto e che la colf Pina Grasso abbia fornito un aiuto in questo al Di Grazia) ha rilasciato dichiarazioni spontanee alla Corte d’Assise di Catania, una sorta di appello ai giudici, affinché questi annullino la misura degli arresti domiciliari nei suoi confronti: “Sono – dice – accusato ingiustamente”.
A questo punto l’avvocato della difesa, Giuseppe Rapisarda, ha rinunciato ad ascoltare agli altri testimoni, fra cui la giornalista di Rete 4 Ilaria Mura. Il Pm Angelo Busacca ha accolto la decisione della difesa ma non ha rinunciato a voler ascoltare Angelo Caserta, il marito di Giuseppina Grasso, la colf condannata in primo grado per favoreggiamento. L’uomo potrebbe essere ascoltato nella prossima udienza del processo fissata per il 16 ottobre.
Intanto, secondo l’accusa, ci sarebbero delle intercettazioni ambientali che smentirebbero alcune dichiarazioni del Di Grazia: una riguardante alcuni lasciti ai figli della colf e un’altra sul brindisi “alla faccia degli invidiosi”, registrato poco dopo la scomparsa della signora Cimò: il Pm Busacca ha chiesto la trascrizione delle due intercettazioni ambientali .
Per la cronaca Salvatore Di Grazia è stato arrestato il 26 novembre 2012 ed è rimasto in carcere per oltre un mese e mezzo, dichiarandosi sempre innocente. Terminata la fase investigativa, al Di Grazia sono stati concessi gli attuali arresti domiciliari, però in una abitazione diversa da quella con cui viveva con la moglie.

Orazio Vasta