Il ricordo di Mons. Stefano Pavone ad un mese dalla scomparsa -
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Il ricordo di Mons. Stefano Pavone ad un mese dalla scomparsa

Il ricordo di Mons. Stefano Pavone ad un mese dalla scomparsa

Accolgo con estremo piacere l’invito da parte di questa Redazione nel ricordare la figura di Mons. Stefano Pavone ad un mese dalla sua dipartita.

Per affetto e stima, innanzitutto. E perché ritengo doveroso, da parte di quanti ne abbiano possibilità, trasmettere alle nuove generazioni, ricordi di personaggi ed accadimenti che hanno dato lustro e segnato il nostro territorio.

Stefano Pavone venne ordinato sacerdote il 29 luglio 1945 nella chiesa di Cannizzaro da Mons. Salvatore Russo. Una settimana più tardi, celebrò la sua prima messa nella chiesa madre di Riposto dove vi rimase per sette anni con le funzioni di vice parroco.

Esercitare il proprio ministero sacerdotale, nel corso di quei difficilissimi anni segnati dal secondo conflitto mondiale e dal lungo periodo necessario alla ricostruzione del Paese, non fu facile.

All’interno di un contesto sociale ed economico disastrato, Padre Stefano riuscì a coinvolgere l’intera comunità parrocchiale nelle attività di evangelizzazione, riconoscendo ai laici un ruolo fondamentale all’interno della comunità ecclesiale. Precorrendo quello che di fatto divenne consuetudine in altre realtà solo trent’anni più tardi.

Instancabile faticatore, contribuì alla crescita dell’Azione Cattolica parrocchiale e degli esploratori dell’ASCI, oltre che dell’associazione benefica San Vincenzo De’ Paoli, della quale fu socio fondatore quando non aveva ancora preso i voti.

Trasferito nella chiesa madre di Mascali come vice parroco, quindi nella frazione di Fondachello come primo parroco, ebbe modo di maturare esperienze significative che gli consentirono più tardi di insediarsi alla guida della Basilica di San Pietro di Riposto, nell’aprile del 1969, con un bagaglio culturale e spirituale unico.

Con la dedizione e l’entusiasmo del primo giorno, Padre Stefano guidò la parrocchia senza risparmiarsi un solo giorno. A Lui si devono numerose opere materiali, permesse dalla generosità dei concittadini che vedevano nelle loro offerte opere concretamente realizzate, ed abbondanti benedizioni spirituali, frutto di una incessante azione di evangelizzazione.

A Lui si deve la rinnovata devozione nei confronti del Patrono San Pietro e soprattutto la nuova dimensione che la comunità parrocchiale acquisiva col passare degli anni.

Padre Stefano, lo si poteva trovare sempre in chiesa. Sull’altare o in sagrestia, sempre pronto ad ascoltare i fedeli, dispensando loro consigli da uomo, padre e sacerdote.

Lo si poteva trovare sempre in chiesa, fino a tarda sera, impegnato a battere a macchina o leggere le riviste che affollavano la sua scrivania. Quindi, una piccola “processione” lo accompagnava fino a casa, a poche centinaia di metri da Piazza San Pietro, progettando e discutendo di tutte quelle opere che lo zelante parroco avrebbe voluto realizzare già l’indomani.

Severo ma amorevole, conservatore dotato di uno spirito innovativo, riusciva sempre ad entrare nel cuore dei fedeli, coinvolgendoli attivamente, per mezzo delle sue maniere decise e schiette. Quando le casse della chiesa necessitavano di una mano da parte dei fedeli, dall’altare durante gli avvisi a conclusione della messa, esortava: “non è ca ora vi ni nisciti cu n’euru”, stimolando così la generosità dei parrocchiani presenti.

Di Riposto, era figlio e padre. Conosceva tutti gli angoli della sua amata città e tutti i suoi abitanti, bagaglio di esperienza unico che gli è stato permesso dal suo eccezionale apostolato.

Padre Stefano rimase alla guida della Basilica per ben 37 anni, per poi trascorrere gli ultimi anni della sua vita terrena nella meditazione e nella incessante preghiera, attorniato dall’amore dei parenti, sacerdoti e parrocchiani, prima di lasciarci a due giorni dal suo settantesimo anniversario di ordinazione sacerdotale, quando già l’intera città si apprestava a festeggiare lo straordinario traguardo.

Esempio di vita unico e modello di vita sacerdotale. A Lui il nostro indimenticabile ricordo.

Carlo Copani

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