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Valverde: presentato il libro di Francesco Cusa, “Novelle crudeli dall’orrore e dal grottesco quotidiani”

Valverde: presentato il libro di Francesco Cusa, “Novelle crudeli dall’orrore e dal grottesco quotidiani”

Presso la terrazza di villa Cosentino, in seno alla rassegna “Terrazza letteraria tra suoni e colori”, organizzato dal Comune di Valverde, assessorato Turismo e cultura retto dall’assessore Luigi Maria Torrisi, con supporto del sindaco Rosario D’Agata, del consigliere comunale Clara Pennisi, anima di tutta la rassegna, i colori di Raffaella Piccolo, dei parlatori  (o parraturi come vengono chiamati quelli della grande arte dell’opera dei pupi), Tiziana Balestri, Rosario Gianino, e di alcuni sponsor, è stato presentato il libro di Francesco Cusa dal titolo poco inconsueto: ”Novelle crudeli dall’orrore e dal grottesco quotidiani”, che rispecchia nei vari racconti contenuti nelle 300 pagine, la vita condotta dalla comunità umana di oggi. Il volume è edito da Eris, stampato da Grafica di Torino, illustrato da Daniele La Placa.

Cusa è un artista cinquantenne, conosciuto da noi sin da quando aveva sette anni: musicista di fama internazionale, batterista, compositore di musica jazz per diversi film, spettacoli teatrali, danze e arti visive. Oltre alla musica si cimenta nella letteratura. Al suo attivo diverse pubblicazioni. In prefazione del libro, è scritto “che alcuni dei racconti presenti sono stati editi per la prima volta in diverse antologie collettive da Giulio Perrone editore e, nel 2012, erano state pubblicate, in edizione limitata, rilegata a mano, con il titolo “Novelle crudeli” Eris Edizioni.

“Molti personaggi citati nei vari racconti – racconta Francesco Cusa – si ispirano a gente conosciuta che si è offerta spontaneamente”. Nelle pagine del libro contenenti 55 racconti si descrivono situazioni, cose e personaggi irreali, che potrebbero trovarsi nella vita quotidiana dell’essere di oggi. C’è il patito della televisione con schermo 64 pollici, che mette come nome al figlio “Nordmende”, di cognome Zappalà. Così facendo il genitore condanna ad una vita “sfottuta” il figlio. Il bimbo ha testa grossa e fronte che sembra lo schermo di un cine parrocchiale. C’è quello di Vignafiorita paese abbarbicato sui monti Peloritani, raggiungibile attraverso “trazzere” mulattiere dove il 21 giugno si festeggiava il patrono San Bastardo, con un grande fercolo trainato da molti devoti. Al santo venivano rivolte imprecazioni contro persone, come “Ciavissi a veniri na motti subbitania a ne cugnato” o “na paralisi a ddu disgraziatu di me cuscinu, ciavissi a veniri na motti subitania a me cugnatu, fammi soffriri u maritu trarituri, ciavissiru a cascari tutti i renti a lu chiancheri, facci moriri lu picciruddu n’ta la panza a dda gran buttana, na botta di vileni e cani di me soggira, e tanto ancora. Il fercolo veniva tirato a forte velocità per la scoscesa discesa, ma per una grossa pietra si rovescio, trascinando i fedeli, ruzzolando tutti per la china. Il bambino ciccione imbottito di merendine e la formica che si deve sposare e che cerca di salvare la vita, dai balzi del bimbo cicciotto. In granite c’è il cliente del locale, pretenzioso e un poco “lisciotto” che pretende cose poco realizzabili, ma nello stesso tempo bistratta i prestatori di lavoro. C’è anche il capitolo “dall’agenda rossa di Paolo Borsellino”.

Abbiamo accennato ad alcuni di questi racconti contenuti nel libro ma è poca cosa. Un libro da leggere a mente serena per poter apprezzare tutto quelle che sembrano stramberie o parole incomprensibili, ma che nella mente di ognuno fanno balenare tanti ricordi della propria esistenza, di persone conosciute, e di quella che oggi vive tutta l’umanità.

Michele Milazzo

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