Trecastagni, nel ricordo delle vittime delle foibe -
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Trecastagni, nel ricordo delle vittime delle foibe

Trecastagni, nel ricordo delle vittime delle foibe

“I pozzi di una memoria negata”, è il tema  delle manifestazioni  in corso oggi  a Trecastagni, in  occasione del 10 febbraio, giornata istituzionale dedicata alle vittime italiane delle foibe (nella foto) dei comunisti jugoslavi: “La Repubblica riconosce il 10 febbraio quale “Giorno del ricordo” al fine di conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale” [Legge 30 marzo 2004 n. 92].
Due le manifestazioni organizzate dal Comune pedemontano, (attraverso l’assessorato alla Cultura retto da Marilena Donzuso e l’assessorato alle Politiche Giovanili, retto da Mirko Vecchio) e dal  “Comitato 10 febbraio”.

Alle ore 10, nell’aula magna dell’Istituto comprensivo “Ercole Patti” si è svolto un incontro con gli studenti: conferenza con relatori Antonio Scollo, rappresentante del comitato 10 febbraio, e Adelia Torrisi. Alle ore 16,30, presso l’aula consiliare “Beppe Montana”, conferenza con relatori Antonio Scollo, il baby sindaco, Davide D’Amico, neo-presidente della Consulta giovanile, e Giuseppe D’Urso, docente storico dell’Età contemporanea.

Allestita anche una mostra fotografica (fino al 17 febbraio), a cura dell’associazione trecastagnese “Studio Diciassette”. “Occorre – dichiara l’assessore Donzuso – conoscere i fatti storici, perchè questa conoscenza è utile, perchè ci permette di  scegliere. Desidero che si ricordi quanto è preziosa la vita umana, e senza soffermarci sui numeri, ma sul valore, anche, di una a una sola vita umana.Qualsiasi vita vale, sempre e comunque!Non esistono vite meno importanti di altre. L’esempio di quanto l’uomo possa fare cattivo uso delle sue capacità, diventando nemico di se stesso. Desidero che non si faccia distinzione, perchè sarebbe, ancora una volta, figlia di una cultura politica dell’odio che bisogna condannare”.
Orazio Vasta

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