Da capo ultras a businessman dell’illecito VIDEO -
Catania
18°

Da capo ultras a businessman dell’illecito VIDEO

Da capo ultras a businessman dell’illecito VIDEO

A Roma sequestrato un patrimonio di 2.300.000,00 a “Diabolik”, capo ultras della Lazio

Pensare ad un ultras, molto spesso, fa venire in mente una serie di luoghi comuni, talvolta negativi come violenza, scontri etc. ma, molto più spesso, fortunatamente, i sentimenti che prevalgono sono passione, lealtà, fede e dedizione verso uno sport, una squadra, un simbolo, insomma una mentalità, che assorbe la quasi totalità della vita del tifoso.

FABRIZIO-PISCITELLI-DIABOLIK2Lo stesso non può dirsi per il noto Fabrizio Piscitelli (nella foto a sinistra) – inteso “Diabolik” – capo indiscusso della fazione ultras della tifoseria laziale, denominata “Irriducibili” – attualmente detenuto presso la Casa Circondariale di Roma -Rebibbia, a seguito dell’arresto operato, sempre dai militari del Gico, il 24 settembre 2013. Arresto derivante dal ruolo del Piscitelli quale promotore, finanziatore ed organizzatore dell’acquisto di ingenti quantitativi di hashish, provenienti dalla Spagna, successivamente introdotti nel territorio nazionale tramite “corrieri”.

Stamane infatti ha subito un altro duro colpo: gli uomini del Gico (Gruppo Investigazione Criminalità Organizzata) del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Roma, gli hanno sottoposto a sequestro immobili, autovetture, partecipazioni societarie e rapporti finanziari, per un valore complessivo di stima di oltre 2.300.000,00 euro. Le complesse indagini di polizia economico-finanziaria, avviate nell’aprile scorso su delega della Direzione Distrettuale Antimafia della Procura di Roma, hanno consentito di confermare e rafforzare le evidenze investigative in precedenza acquisite, in ordine al notevole tenore di vita del Piscitelli e del relativo nucleo familiare, a fronte dei modesti redditi dichiarati. Gli accertamenti economico-patrimoniali hanno permesso di ricostruire compiutamente la rete degli interessi commerciali di “Diabolik”, soprattutto legati alla commercializzazione dei gadget della sua squadra del cuore, tra cui la riproduzione, in svariare forme, dell’immagine di Mister EnrichMister Enrich (nella foto a destra), un vecchio fumetto inglese, divenuto nel tempo il simboli del gruppo degli “Irriducibili”, e l’entità degli investimenti effettuati, localizzati nella città di Roma e nell’area dei castelli romani, servendosi, per tale scopo, del coniuge e di una delle figlie conviventi.

Nel dettaglio, la misura di prevenzione patrimoniale disposta dal Tribunale di Roma ed oggi eseguita dalle Fiamme Gialle, ha interessato:

– patrimonio aziendale e beni di n. 1 società, con sede in Roma, esercente l’attività di “commercio all’ingrosso di abbigliamento ed accessori”, specializzata nella commercializzati dei gadget degli “Irriducibili” della Lazio;

– fondo comune ed intero patrimonio di un’associazione culturale, con sede a Roma, gestita unitamente ad altre figure di spicco della frangia estrema della tifoseria laziale, esercente l’attività delle “organizzazioni per fini culturali, ricreativi”;

– quote societarie di n. 1 società, con sede in Roma, esercente l’attività di “produzione nei settori della stampa, della editoria e della grafica”;

– n. 2 immobili, di rilevanti dimensioni e valore, siti in Grottaferrata (RM);

– n. 3 autoveicoli;

– rapporti bancari/postali/assicurativi/azioni.

Il tutto per un valore complessivo di stima dei beni sottoposti a sequestro di oltre 2.300.000,00 euro. A tali provvedimenti si è giunti sulla base dell’accertata sperequazione tra i redditi dichiarati, o meglio non dichiarati, da “Diabolik” ed il patrimonio accumulato nel tempo, nonché della “carriera” criminale del soggetto. In ordine a tale ultimo aspetto, infatti, il Piscitelli è più volte assurto agli onori della cronaca giudiziaria: dai rapporti, risalenti agli anni tra il 1991 ed il 1992, con il noto Michele Senese il quale, proprio attraverso Fabrizio Piscitelli e il fratello Gennaro Senese, stringeva accordi con il clan Abate, all’epoca egemone nell’area di San Giorgio a Cremano (NA), ma con interessi nella capitale, finalizzati all’approvvigionamento di eroina dalla Turchia, via Germania, e di hashish dalla Spagna, al più recente processo connesso alla scalata all’A.S. Lazio ovvero, ancora, agli innumerevoli episodi di violenza negli stadi.

Potrebbero interessarti anche