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Riposto, “emerge” il nulla di una “farsa”

Riposto, “emerge” il nulla di una “farsa”

“E mentr’io attenderò al molino, il fattore mi ruberà i frutti della campagna; e se mi porrò invece a badare a questa, il mugnaio mi ruberà la molenda. E di qua il mugnaio e di là il fattore faranno l’altalena, e io nel mezzo a godere”.

Ieri il Consiglio comunale di Riposto ha vissuto uno dei momenti più bassi della sua storia. L’incapacità, dettata esclusivamente da ragioni di contrapposizione personali col solo fine della denigrazione politica del nemico, ha portato ad un nulla di fatto la discussione sui Liberi Consorzi. Ma prima della cronaca è bene sottolineare il percorso che ha portato alla conclusione burlesca della vicenda.

L’amministrazione Caragliano, nel mese di settembre del 2013 (la legge sarebbe stata promulgata a fine marzo del 2014), accogliendo l’idea progettuale proveniente dalla società civile, denominata “Jonia-Taormina-Etna”, si è fatta promotrice, insieme ai sindaci di Taormina, Fiumefreddo di Sicilia, Piedimonte Etneo, Linguaglossa e Randazzo, del progetto verso le altre amministrazioni del territorio. Dal mese di ottobre al mese di aprile si sono susseguiti incontri, assemblee, riunioni, conferenze, che hanno portato in questa fase a condividere il progetto da parte della maggior parte delle amministrazioni. Alla promulgazione della legge che regolava la materia da parte dell’Ars, sono iniziati i primi distinguo, agevolati dalla decisione di Acireale di non far parte della Città Metropolitana di Catania.

Nell’immediatezza di tale decisione, i gruppi di minoranza (allora maggioranza consiliare), hanno presentato una proposta di istituzione di una commissione consiliare al fine di studiare la fattibilità della costituzione di un nuovo consorzio nell’ambito esclusivo dei comuni della parte nord dell’ex Provincia di Catania, con capofila Acireale.

Qui bisogna fare un piccolo appunto tecnico: di fatto tale proposta era e resta extra norma in quanto è fatto divieto ai Comuni appartenenti alle individuate Città metropolitane di costituirsi in un nuovo Consorzio, della stessa fattispecie anche la proposta Jonia-Taormina-Etna, che di fatto troverebbe esclusi dall’ambito costitutivo i Comuni del messinese appartenenti a quella Città metropolitana e i Comuni di Zafferana e Santa Venerina appartenenti a quella catanese. Per essere più chiari, un nuovo ipotetico Libero Consorzio è costituibile solo dai Comuni che fanno parte dei Liberi Consorzi Residuali così come individuati dalla legge in oggetto. Quindi prima andrebbe costituito un Consorzio tra questi ed in un secondo momento i Comuni facenti parte delle Città metropolitane possono decidere di farne parte.

Ma ritorniamo al percorso storico.

L’atto di indirizzo della minoranza viene portato in Consiglio a metà giugno ed in quella fase viene formalizzata anche la proposta della maggioranza. Al fine di uscire dall’impasse determinata dai numeri consiliari (10 a 10), si decide di costituire una commissione di studio finalizzata alla possibilità di trovare una sintesi tra le proposte oggetto della materia. La commissione consiliare presieduta dalla presidente Di Guardo, con la presenza del sindaco Caragliano e di 4 componenti per parte, si è riunita 4 volte, determinando un documento condiviso che prevedeva, in forma di atto di indirizzo di dare mandato esplorativo al sindaco e al presidente del Consiglio, al fine di verificare la fattibilità della costituzione di un Libero Consorzio nell’ambito territoriale tra i Comuni appartenenti all’area nord dell’ex Provincia di Catania, alla Valle dell’Alcantara e alla Valle d’Agrò.

Documento, questo, condiviso da tutti (come riportato in verbale con un’eccezione di merito, riguardante appunto la Valle d’Agrò, dove il consigliere Sebastiano Bergancini, dichiara di non avere mandato dai gruppi consiliari di opposizione, per l’inserimento nella proposta dell’ambito territoriale della Valle’Agrò).

A margine di ciò, negli stessi giorni si sono effettuati diversi incontri tra il gruppo di opposizione (o la loro rappresentanza) con alcuni esponenti della società civile, finalizzata al confronto tra le due proposte, al fine di trovare una mediazione condivisa dell’intento da sottoporre al civico consesso.

Negli stessi giorni, a scompaginare ulteriormente la già complessa situazione, viene votata dal Consiglio comunale di Taormina l’uscita dalla Città Metropolitana di Messina e la costituzione di una commissione trattante al fine di verificare la possibilità della costituzione di un nuovo Libero Consorzio comprensivo di Acireale oltre all’area già individuata nel progetto Jonia-Taormina-Etna. Precedentemente il Consiglio comunale di Giarre adottava un atto di indirizzo che, dando mandato al sindaco, al presidente del Consiglio e a ciascun membro dello stesso, riprendeva di fatto il progetto Jonia-Taormina-Etna.

Ma veniamo alla cronaca. Dopo l’apertura dei lavori consiliari, così come concordato in commissione, il presidente Di Guardo, sospende la seduta al fine di una riunione dei capigruppo, che in quella sede dovevano adottare all’unanimità il documento proposto dalla Commissione, con il conseguente ritiro di entrambe le proposte da parte dei gruppi proponenti.

Ma, in quella sede, e poi nella fase dibattimentale del Consiglio, il gruppo di opposizione mette un veto nell’ambito della proposta della commissione rispetto la presenza nel testo dell’ambito territoriale della Valle d’Agrò. Giustificando tale scelta che quest’ambito, non solo non porterebbe valore aggiunto, sia in termini economici e turistici al comprensorio, ma di fatto sarebbe una limitazione nella fase di sviluppo territoriale, in quanto detto territorio della Valle d’Agrò necessiterebbe di grandi investimenti infrastrutturale per la sua fruibilità e messa in sicurezza del territorio.

Ma trovano riscontro dette affermazioni? La Valle dell’Agrò, in termini di offerta turistica si contraddistingue per l’ambito dell’ecoturismo e turismo natura (di cui il restante territorio jonico-etneo anch’esso rappresentativo, ma per contesti diversi), che dall’indagine è stata redatta dall’Osservatorio Ecotur costituito da Istat, Enit e Università dell’Aquila nel 2010 ha segnalato essere uno dei pochi ambiti turistici che ha visto aumentare la domanda (in Italia +0,46%, in ulteriore aumento negli ultimi tre anni). Inoltre, vede un connubio estremamente vantaggioso dato dalla sua componente costiera (da Letojanni a Roccalumera), in forte espansione nella presenza turistica legata all’ambito balneare e dall’entroterra montano caratterizzato dalla componente eco turistica. Ma particolarmente attrattiva è la sua componente culturale e architettonica, che trova in Forza d’Agrò, Savoca e Casalvecchio Siculo, mete richiestissime di questo particolare segmento turistico. A tal proposito va citata la candidatura dell’abbazia dei Santi Pietro e Paolo D’Agro’ sita nel Comune di Casalvecchio Siculo per l’inserimento nella lista del Patrimonio Mondiale, culturale e naturale (Word Heritage List) dell’Unesco. Per quanto riguarda l’ambito economico la Valle dell’Agrò si contraddistingue per un reddito medio pro capite di € 17.348,00 (+ € 55,00 rispetto alla media del restante territorio – dati ISTAT 2012).

E le infrastrutture e le opere di  messa in sicurezza del territorio? Nel Piano Triennale delle opere Pubbliche dell’ex Provincia di Messina nonché quella dei singoli Comuni sono previsti investimenti per complessivi per 43 mln di euro circa di cui 18 già stanziati.

Quindi, tornando al merito della discussione consiliare di ieri, sono realmente queste le ragioni (scaturite dagli studi effettuati dal gruppo di opposizione) a determinare il veto verso questo territorio? O forse, ma è solo un’ipotesi, il testo del documento condiviso in commissione, contrastava con la posizione dell’opposizione talmente tanto da non permettere a nessuno di cantare vittoria e quindi, in una cieca logica di supremazia politica a discapito della ragione, del buon senso e della condivisione finalizzata al bene comune, meritando di essere bocciata?

Ma continuando con i fatti di ieri, dopo un’alternanza di interventi, che marcavano le posizioni di cui sopra, e dopo un intervento del sindaco Caragliano che, ribadendo il percorso fin qui effettuato, ha sottolineato la disponibilità alla condivisione non preconcetta, accettando la verifica dell’opportunità di un allargamento verso le Aci e l’accettazione di un ruolo primario per Acireale (posizione da lui comunque non condivisa, ma accettata, al fine di una piana concertazione e sintesi tra le parti), si procedeva alla votazione delle due proposte oltre ad un emendamento della maggioranza che aggiungeva al territorio già previsto dal progetto Jonia-Taormina-Etna il territorio acese e riconosceva il ruolo di Acireale. La votazione con il suo esito (10 favorevoli e 10 astenuti, dopo la ripetizione della votazione che aveva visto passare l’emendamento con 10 voti favorevoli e 9 astenuti), boccia entrambe le proposte, programmando così il nulla.

I consiglieri comunali, come gli ignavi che durante la loro vita non agiscono mai né nel bene né nel male, non hanno osato avere un’idea propria e costringeranno i ripostesi ad adeguarsi sempre alla volontà del più forte.

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