Calatabiano, spazi in continua mutazione -
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Calatabiano, spazi in continua mutazione

Calatabiano, spazi in continua mutazione

Al Castello di Calatabiano i suggestivi “Sogni” di Emanuele India diventano materia reale nei “Mandala”

Già dal titolo (“Sogni”), la mente vola a rievocare fantasie astratte. Ed accattivanti, oltre che essere astratte, sono le opere esposte nella suggestiva mostra del Maestro palermitano Emanuele India accolta nell’incantevole sito del Castello di Calatabiano. Al pubblico sono stati prodotti, in una rassegna davvero unica, una ricca serie di Mandala (L’origine; Cratere; Cromie; Ruota dentata; Bianco Goethe; Alba Lunare; Radura; Blu cobalto; Galassie; La creazione; Qubbat al-Sakhara; Rosa alchemica; Homunculus; Ostensorio), realizzati, come scrive il critico Aurelio Pes, “avendo ben chiari nella mente i percorsi labirintici del sole che irradia l’universo, i movimenti inesausti dei pianeti, le nuvole che scorrono e si addensano, e la terra che, simile a dervisci danzanti, ruota e li corteggia […]. Tutta la natura in questa potente visone si ridesta, costruendo e disintegrando spazi in continua mutazione, da cui spiccano, come negli acquarelli fatati di Casimiro Piccolo, presagi di ondine o ninfe delle acque, di silfidi o silvestri dell’aria, di pigmei o gnomi della terra, di salamandre o vulcani del fuoco. Per questo, forse, dall’epicentro di una foglia d’oro, quasi contro la volontà dell’autore, un volto di bambino traspare, quello probabilmente dell’Homunculus, nato dall’amore fra Faust ed Elena, da tempo fatta polvere, e che partecipa dunque del mondo delle ombre e della carne. E tutto questo accade, quando una delle cose è da noi compiuta ritualmente e giunge a perfezione, in modo da diventare consapevole di sé dal suo interno e di manifestarlo con un segno”.

L’unione tra differenti materiali (legno, pelle, pigmenti colorati, oro zecchino) è resa unica ed unitaria dalla mano dell’artista, che cesella ogni singola opera come tassello di un tutto universale, mutuato dalla sensibilità umana. Senza lasciare il solco della tradizione siciliana, con la sua storia ed il suo essere figlia di un lungo percorso storico, mai lineare ma arricchitosi, secolo dopo secolo, di nuovi, preziosi impulsi creativi.

«L’arte – sottolinea Emanuele India –, nasce con l’uomo, dalla sua esigenza di comunicare non un linguaggio diretto, gestuale o verbale rivolto a fini pratici, bensì capace di attivare soprattutto i livelli emotivi, suscitando il desiderio di riconoscere o di essere riconosciuti. Nel libro, in particolare in quello antico, si congiungono due nature: una intellettuale, che presenta e veicola il pensiero dell’autore (il consueto oggetto di attenzione); un’altra materiale, meno indagata, quella che trasmette informazioni sulle tecniche produttive e di lavorazione proprie del tempo in cui il manufatto fu realizzato: dalla carta inchiostrata di caratteri, all’impaginazione e, nel caso delle legature, dalle tecniche di lavorazione di cuoio, pelli e pergamene, a quelle di impressione dei fregi e delle dorature. È da questa attenta e precisa analisi che scaturisce l’apprendimento e la conoscenza, per creare il procedimento attraverso il quale realizzare il “Mandala”, eseguito meticolosamente a mano. La tecnica e la materia prima impiegata, e il processo creativo, identificano la produzione artistica, legata strettamente alla storia della tradizione siciliana. L’opera è realizzata su supporto ligneo in massello tornito a mano di forma circolare e ricoperto in pelle di vitello a cincia vegetale al tannino. La decorazione è eseguita con punzoni a caldo, cesellata e sbalzata a bulino. Il campo è dorato con oro zecchino e dipinto con pigmenti colorati naturali fissati con resine».

Daniela Greco

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