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Francavilla: stato d’agitazione in municipio

Francavilla: stato d’agitazione in municipio

Il Comune dell’Alcantara non riesce ad affidare il servizio di tesoreria ed i primi a farne le spese sono i suoi circa settanta dipendenti, rimasti da due mesi senza stipendio. Le organizzazioni sindacali provinciali hanno chiesto l’intervento del Prefetto

I circa settanta dipendenti comunali di Francavilla di Sicilia sono da due mesi senza stipendio, e parecchi di loro, con famiglie a carico ed impegni finanziari vari da dover puntualmente onorare, sono sull’orlo della disperazione. E’ questa l’ultima “grana” scoppiata nel palazzo municipale di Piazza Annunziata, come se non bastassero la mancata approvazione del Bilancio 2013, il conseguente probabile scioglimento del Consiglio Comunale e le difficoltà nel garantire i servizi essenziali alla cittadinanza, con in testa quello della mensa scolastica.

In realtà, la vicenda affonda le proprie origini nel marzo dello scorso anno, quando è venuta a scadenza la convenzione tra il Comune e l’istituto di credito incaricato del servizio di tesoreria. C’è anche da considerare che, negli ultimi tempi, tutte le banche si mostrano alquanto caute nell’intrattenere rapporti con gli enti locali in quanto “clienti” poco danarosi e, quindi, non sempre affidabili. E per concedere le cosiddette “anticipazioni di cassa” necessarie a poter far fronte alle spese essenziali (tra cui, per l’appunto, il pagamento degli stipendi) esse pretendono delle garanzie adeguate e credibili (crediti certi, piani di ammortamento, ecc.), che evidentemente il Comune di Francavilla non riesce più a dare.

Nello scorso autunno, l’Amministrazione Comunale francavillese, guidata dal sindaco Lino Monea, aveva bandito la gara per un nuovo affidamento del servizio di tesoreria, che però è andata deserta (proprio perché, come prima si accennava, gli istituti di credito non ci tengono più di tanto ad avere a che fare con i sempre più “miseri” Comuni). Per tutti gli impiegati del Comune di Francavilla, pertanto, dal primo gennaio 2014 i “rubinetti” si sono chiusi, nell’attesa che i relativi “serbatoi” possano essere “riforniti” da qualche “filantropico” istituto finanziario.

All’orizzonte, intanto, non si profila a tutt’oggi alcuna soluzione, e ciò ha fatto mobilitare persino le sigle sindacali Cgil, Cisl e Uil, i cui rispettivi responsabili provinciali per la Funzione Pubblica (Fucile, Carbone e Costanzo) hanno chiesto lumi al riguardo all’Amministrazione Comunale francavillese tramite una lettera del 14 febbraio scorso, che però non ha ancora avuto riscontro.

Ed è delle ultime ore la notizia che la triplice ha proclamato lo stato di agitazione del personale dipendente del Comune di Francavilla, chiedendo contestualmente al Prefetto di Messina l’avvio delle procedure (dette “di raffreddamento e conciliazione”) previste dall’art. 7 dell’Accordo Nazionale del 19.09.2002 e mirate a sbloccare incresciose situazioni di questo tipo.

«Ci preoccupano seriamente – dichiara Sebastiano Cristaudo (nella foto), rappresentante sindacale aziendale della Uil-Fpl – tutte queste notizie vaghe e non ufficiali sulle cause del mancato pagamento delle nostre spettanze mensili e, soprattutto, la totale assenza di iniziative e strategie che possano portare ad una soluzione del gravissimo problema. Adesso c’è da aggiungere che il nostro Consiglio Comunale è prossimo allo scioglimento e che le sue mansioni verranno svolte da un commissario regionale sostitutivo. Ma i relativi tempi burocratici si preannunciano, come al solito, lunghi. Nelle more della decadenza ufficiale dell’organo consiliare sarebbe, quindi, opportuno che quest’ultimo, su richiesta di almeno tre consiglieri, venisse convocato per procedere d’urgenza all’approvazione della convenzione di affidamento del servizio di tesoreria comunale. Altrimenti, nella migliore delle ipotesi, rimarremo senza stipendio per almeno altri sei mesi. Vorrei far capire che ci troviamo di fronte ad una emergenza sociale a tutti gli effetti: ad andarci di mezzo, infatti, non sono solo una settantina di persone e le rispettive famiglie, ma è anche l’intera e già oltremodo precaria economia locale, visto che in un paese venendo meno degli stipendi vengono meno anche i soldi da spendere».

Rodolfo Amodeo

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