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Nel dolore, il futuro

Nel dolore, il futuro

Il 12 novembre, nel ricordo della strage di Nassirya, sia anche pensiero per tutti i caduti della Patria

Ricordare per non dimenticare, ricordare e ricordando onorare e glorificare. Ricordare che noi siamo figli del nostro passato. Il ricordo del passato, con i nostri sbagli e le nostre conquiste, ci migliora nel presente e ci evita di rifare gli stessi errori. Nel nostro passato sta il nostro futuro.

In questo mese di novembre, ricordiamo la giornata del dodici dell’anno 2003, quando in un lontanissimo paese, Nassirya, Carabinieri e Militari, soldati di pace, portatori di democrazia e libertà, morirono per ridare ad un popolo oppresso dignità ed onore. Nel ricordo l’orgoglio sarà permeato dalla tristezza e dal dolore, perché ricorderemo e ricordando onoreremo i nostri morti.

Ricordare per non dimenticare. Il grande Foscolo scriveva: “Sol chi non lascia eredità di affetti, poca gioia ha delle urne”.

Nassirya, un piccolo punto nello spazio geografico del mondo, ma che ha assunto una grandissima importanza nella storia del nostro Paese e in quella mondiale. La consumazione di una strage: la morte di un gruppo di uomini. Stranieri sì, ma venuti per riportare valori perduti, quali dignità, giustizia, onore e libertà. Uomini portatori di pace, per riconquistare una pace e una giustizia che mancavano. Nassirya, 12 novembre 2003. Un giorno come tanti altri per i soldati italiani, impegnati a garantire sicurezza ed ordine, in un paese dove sicurezza ed ordine erano stati scippati. Un attacco, un boato, una strage. Tanti morti: esattamente 28. Ventotto vite troncate, ventotto portatori di pace uccisi. Esecutori i militanti di Al-Qaeida. La maggior parte Carabinieri. L’Arma, la gloriosa Arma dei Carabinieri, ancora una volta, nella sua storia bicentenaria paga un tributo altissimo di sangue.

I Carabinieri nascono il 13 luglio del 1814, voluti da Vittorio Emanuele I, per garantire all’interno dello stato e presso le armate in campo, l’ordine e l’osservanza delle leggi. Organizzatore del Corpo fu il Luogotenente Generale Giuseppe Tahon de Revel. All’atto della costituzione Vittorio Emanuele I gli conferì l’ordine di precedenza rispetto agli altri corpi dell’Esercito. Sei furono le divisioni iniziali: Torino, Cuneo, Alessandria, Nizza, Novara e Savoia. Nel 1815 venne costituita la divisione Genova e nel 1821 la Cagliari e la Sassari.

La storia dei Carabinieri è contraddistinta sia in pace che in guerra da una ininterrotta dedizione alla Patria, al dovere e alla Bandiera. Il 30 aprile del 1848, al comando del maggiore Negri di Sanfront, tre squadroni di Carabinieri, a Pastrengo, sferrarono una memorabile carica contro gli austriaci, meritandosi l’appellativo “Nei secoli fedele”. Particolarmente glorioso il loro comportamento il 19 luglio 1915 nella battaglia dell’Isonzo, quando il 2° e il 3° battaglione sferrarono ripetuti attacchi contro le trincee del Podgora, sacrificando il 40% degli effettivi.

Il 21 novembre del 1941, a Culqualber, in Etiopia, il Primo Gruppo Carabinieri Reali si immolò nella difesa del caposaldo. Il 22 dicembre del 1941 la situazione per l’Armata italiana in Russia era preoccupante. Il Comando decise di tentare un attacco per rompere l’accerchiamento. Quando arrivò l’ordine di forzare il blocco, avvenne un fatto straordinario, quasi incredibile. Si vide avanzare a cavallo un giovane che, risolutamente va all’attacco agitando una Bandiera tricolore e incitando i compagni ad un estremo sforzo. Quel giovane era un Carabiniere: si chiamava Giuseppe Plado Mosca. Mosca fu inghiottito dalla battaglia; il suo cavallo tornò ferito alle trincee amiche. Così moriva la migliore gioventù italiana. Così morivano e muoiono i Carabinieri italiani.

Anche la città di Giardini, erede della mitica Naxos, vanta un suo Eroe Carabiniere: Giovanni Calabrò, vice Brigadiere dei Carabinieri, morto a Kivasyca, Slovenia-Jugoslavia. Era il 22 settembre del 1942, quando il vice Brigadiere Giovanni Calabrò veniva aggregato ad una compagnia della divisione Messina, per raggiungere Lubiana. Era accompagnato da tre Carabinieri, dovevano raggiungere Crnormil. Pioveva: all’improvviso oltre mille partigiani attaccano la compagnia; è un massacro. Giovanni Calabrò, ripetutamente colpito, fa fuoco con una mitragliatrice, ostacolando l’avanzata del nemico, permettendo alla colonna dei rinforzi di intervenire. Colpito da una bomba a mano muore. Viene insignito di medaglia d’oro al Valor Militare alla Memoria il sette agosto del 1948. L’Arma dei Carabinieri ha sempre pagato con il sangue la sua dedizione alla Patria.

Ricordando la giornata del 12 novembre dell’anno 2003 ricordiamo tutti i nostri morti. Agli Aviatori del Congo, ai Carabinieri di Nassirya, agli Alpini di Kabul, di Kerat, ai Paracadutisti della Folgore, ai Marinai del San Marco, a quanti caduti in terra straniera non hanno potuto dire, morendo, “alma Terra beata la vita che mi desti ecco Ti rendiamo”, diciamo riposate in pace, il vostro paese mai, mai vi dimenticherà. Il vostro ricordo durerà fin quando il sole risplenderà sulle miserie umane.

Francesco Bottari

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