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Randazzo, sacerdote condannato. Le reazioni della Curia e della comunità randazzese

Randazzo, sacerdote condannato. Le reazioni della Curia e della comunità randazzese

Inflitti in primo grado quattro anni di reclusione a don Vincenzo Calà Impirotta, parroco di Santa Maria e del Carmine. Lui si difende: «sono innocente e ingiustamente accusato di reati che non ho mai commesso, ricorrerò nei successivi gradi di giudizio per dimostrarlo»

Farà discutere e mormorare per lungo tempo la sentenza di primo grado emessa dal Tribunale di Catania, pronunciata il primo luglio 2014 dal giudice dell’udienza preliminare (Gup) Flavia Panzano. Stante la sussistenza delle gravi accuse mosse nei suoi confronti, il Gup – accogliendo la richiesta del procuratore aggiunto Marisa Scavo e del pubblico ministero Lina Trovato – al di là di ogni ragionevole dubbio ha condannato a quattro anni di reclusione don Vincenzo Calà Impirotta, quarantasettenne, ordinato sacerdote da mons. Malandrino nel settembre 1995, parroco di Santa Maria e del Carmine a Randazzo.

A conclusione del rito abbreviato, il presbitero è stato condannato, altresì, all’interdizione dai pubblici uffici per la durata di cinque anni e all’interdizione in perpetuo da qualsiasi ufficio attinente alla tutela e alla curatela, da qualsiasi incarico nelle scuole di ogni ordine e grado nonché da ogni ufficio o servizio in istituzioni o in altre strutture pubbliche o private frequentate prevalentemente da minori. Nella sentenza il giudice ha inoltre condannato il sacerdote al risarcimento dei danni in favore della parte lesa da stabilirsi in sede civile e una provvisionale di 20mila euro, come pure alla rifusione delle spese processuali. Le motivazioni della sentenza saranno depositate entro novanta giorni.

Stando all’accusa, gli episodi riguardanti le reiterate presunte avances omosessuali, sistematicamente respinte dalla presunta vittima, denunciate soltanto nel 2009 al commissariato di Adrano, si riferirebbero al 2004-2005, periodo in cui il giovane era 17enne e don Enzo Calà ricopriva il ruolo di vicario parrocchiale di Santa Maria. Il sacerdote respinge ogni accusa e dichiara «sono innocente e ingiustamente accusato di reati che non ho mai commesso, ricorrerò nei successivi gradi di giudizio per dimostrarlo». Il Gup, tuttavia, ha accolto la querela di parte e ha ritenuto nel primo grado di giudizio don Enzo responsabile di violenza sessuale reputando credibili e attendibili le dichiarazioni della presunta vittima.

Sebbene con discrezione, la vicenda giudiziaria era conosciuta in città e numerosi sono stati i testimoni ascoltati durante le indagini condotte dal commissariato di Adrano. Anche la curia diocesana si interessò del caso e per la recente politica del “pugno di ferro” in ogni vicenda che vede sacerdoti accusati di reati a sfondo sessuale nei confronti di soggetti minorenni, per un bisogno di trasparenza, pure la Congregazione della Dottrina della Fede ha esaminato il caso, ma con esito negativo.

Non si tratta di una condanna definitiva. Purtuttavia, se è vero che una condanna di primo grado non è sufficiente ad acclarare con assoluta certezza la colpevolezza di un imputato, a quanto pare senza prove, è altrettanto vero che una simile sentenza ha già messo inevitabilmente alla gogna mediatica, soprattutto sulla rete, un sacerdote che da parte sua si proclama fermamente innocente e ingiustamente accusato di un grave reato. In ogni caso, subito dopo il pronunciamento della sentenza, don Enzo – che momentaneamente ha lasciato la città – con senso di responsabilità ha chiesto al vescovo di Acireale, mons. Antonino Raspanti, di essere sollevato da tutti gli incarichi pastorali. Nelle more, l’ordinario diocesano ha già nominato come sostituti don Pier Giorgio Rasano e don Maurizio Guarrera di Aci S. Antonio, un novello sacerdote ordinato presbitero appena lo scorso 24 aprile.

Intanto il Vescovo di Acireale, addolorato e sconcertato anche per la dura condanna – anche se in un giudizio ancora non definitivo – inflitta a un sacerdote che si proclama innocente, ha fatto sapere che ha già incontrato sia don Enzo, sia la persona che lo accusa e di avere avuto con entrambi, ma in separata sede, un lungo incontro. La curia in queste ore sta predisponendo un comunicato stampa ufficiale e mons. Raspanti nulla aggiunge rispetto a quanto già dichiarato. Però, oggi (domenica), è prevista a Santa Maria una visita del vicario generale della diocesi mons. Guglielmo Giombanco per discutere con i rappresentanti dei gruppi parrocchiali e per dare sostegno e coraggio ai fedeli.

La comunità di Randazzo appresa la notizia della sentenza del tribunale di Catania a carico di don Enzo a ora di pranzo, di sabato 5 luglio è rimasta impietrita e nel contempo rattristata. I parrocchiani, gli amici e quasi tutta la cittadinanza, stanno facendo quadrato attorno al sacerdote. Stamattina, per le vie cittadine, è stato distribuito un volantino in cui i rappresentanti parrocchiali della S. Vincenzo, della corale polifonica, del gruppo catechistico-liturgico, del terz’ordine carmelitano, del consiglio parrocchiale per gli affari economici e della confraternita Maria SS. Annunziata, esprimono rammarico e indignazione per la vicenda giudiziaria che riguarda don Enzo, condannato dal Gup al massimo della pena «per aver tentato di abbracciare, toccare, baciare un minorenne di quasi diciotto anni, forse più alto e certamente più forte di lui. Il Giudice – si legge ancora nel volantino – ha dichiarato che questo giovane, oggi ventisettenne è credibile anche se non ha portato alcuna prova e se viene contestato da tutti i coetanei che gli erano compagni di campeggio. Il giovane ha dato versioni diverse alla Polizia di Adrano e alla Questura di Catania. Noi, come rappresentanti dei vari gruppi che operano in Parrocchia, – continua il volantino – gridiamo forte la nostra indignazione, perché: 1) Il nostro Parroco, in tutti questi anni di indagini, non è stato mai ascoltato dal giudice per le indagini preliminari […] 2) Tutti noi abbiamo avuto la possibilità di stargli vicino e di toccare con mano la delicatezza con cui trattava piccoli e grandi, anziani e giovani, maschi e femmine! 3) Nei campeggi che ogni anno ha organizzato con i giovani aveva la presenza costante dei diversi genitori che lo aiutavano giorno e notte nella gestione di questa attività estiva. Nessuno ha notato qualche cosa di anomalo che destasse il benché minimo sospetto di pedofilia. I genitori gli hanno sempre affidato i propri figli per il Grest e non ci sono mai state segnalazioni di alcun genere. 4) Abbiamo potuto toccare con mano la sua generosità verso i più deboli e verso tutti coloro che si trovavano in difficoltà. 5) Alla Casa di Riposo per anziani la Sua presenza è stata costante e ha portato conforto e sostegno ai vecchietti che spesso trovavano in Lui l’unico conforto umano. 6) Le confraternite cittadine, la San Vincenzo, Il terz’ordine carmelitano, la corale polifonica, il ferragosto randazzese, hanno avuto in lui un punto di riferimento sicuro e intelligente. Dichiarandoci disponibili a qualsiasi confronto con chiunque, in attesa della sentenza definitiva, – concludono i firmatari del volantino – attestiamo la nostra stima, il nostro affetto, la certezza della sua innocenza che, ne siamo sicuri, il Signore farà trionfare anche davanti agli occhi di chi ha cercato di infangarla».

Comunque, la parola “fine” a questa triste vicenda, che ha scosso la città e in particolare ha addolorato profondamente i familiari del sacerdote, si potrà mettere soltanto al termine di un lungo iter processuale che prevede altri due gradi di giudizio in cui don Enzo avrà la possibilità di dimostrare la sua estraneità ai fatti per cui è stato condannato in primo grado.

Gaetano Scarpignato

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