Occupato e in serata sgomberato dalla polizia, con l’ausilio dei vigili del fuoco. Si tratta dell’ex Hotel Costa, già residenza universitaria. Ad occuparlo, l’1 febbraio, un gruppo di universitari, rivendicando il diritto agli alloggi per gli studenti, e nell’ex hotel chiuso e abbandonato ci sono circa 300 alloggi.
A distanza di quasi una settimana dall’occupazione-sgombero , di quello che era stato chiamato Studentato occupato “95100”, continuano gli interventi e le dichiarazioni.
“Nonostante – commentano gli sgombrati, che la sera dell’1 febbraio sono stati fermati e condotti in questura e denunciati a piede libero per occupazione e resistenza – la trattativa avviata già in mattinata concordemente con Ersu e proprietà sul futuro degli spazi dell’Hotel Costa, la questura ha deciso di sgomberare con un atto di forza gli studenti. Incomprensibile e vergognosa follia della questura di Catania che adopera con zelo un ingente quantitativo di forza pubblica in poche ore per far tornare l’Hotel Costa uno spazio vuoto e per togliere il diritto abitativo agli studenti,. Noi vogliamo lo studentato!”.
Un’altra voce è quella dei Vigili del fuoco aderenti all’USB: “Quello che è accaduto l’1 febbraio a Catania, non è un caso limite, è sempre il solito ricatto che avviene nel nostro ambiente lavorativo. La Prefetta di Catania sa benissimo che i vigili del fuoco non possono essere “usati” per fare sgomberi. Sa benissimo che c’è una procedura ministeriale chiara ed inequivocabile, che parla di assistenza a debita distanza per la tutela e la salvaguardia di tutti: sgomberati e sgomberanti. Questa è la norma! Il “buon senso”, invece impone la maturità sociale verso chi manfesta un disagio. Non è con la repressione che si risolvono problemi che hanno natura costituzionale: il diritto alla casa ed all’abitare è un principio universale. Come vigili del fuoco USB ci chiediamo come sia possibile che la Prefetta si sia permessa di distogliere una squadra di intervento e soccorso pubblico per un suo uso, al limite del “favore” personale. Catania è già una realtà che vive di un sotto organico, nei Vigili del fuoco, che dovrebbe far riflettere chi rappresenta la Repubblica nel territorio. Evidentemente, non è così”.
Una testimonianza: “Sono una delle studentesse che ha partecipato alla ri-apertura dell’Hotel Costa, residenza universitaria, per 8 anni rimasta chiusa e di cui centinaia di studentesse e studenti universitari hanno scontato l’ingiustizia di essere idonei ma non assegnatari di alloggi. “Ne avresti diritto, ma non possiamo garantirtelo” hanno scritto nero su bianco le istituzioni universitarie e regionali. Questa residenza è costata a tutti noi 23 milioni di euro negli ultimi trent’anni. Affitti pagati ai soliti noti: banche, immobiliaristi. Ultimo proprietario il Credito Siciliano, che ha acquisito l’immobile per darlo immediatamente in leasing alla società di un noto costruttore catanese coinvolto nell’inchiesta Town Hall sulla mafia nel Comune di Mascali. Ma il mio non è un mero attacco alla proprietà, che si è presentata cordialmente…
Non voglio nemmeno elencare tutte le carenze e le peripezie che in questi anni l’Ersu e l’Università ci hanno fatto vivere. Nè parlare di quegli studenti strattonati fuori dalla polizia, trattati come criminali, circondati e portati in questura.
Quando ero piccola, mia nonna citava sempre quella “gioventù bruciatà”, oggi questo termine è scomparso, forse perché noi giovani più che “bruciati” siamo immobili, automatizzati e sedati in una routine quotidiana lezione, studio, dormo, ogni tanto qualche birra e qualche serata danzante. E mentre viviamo ogni giorno gli stessi ritmi inseguendo gli appelli ordinari e straordinari, intorno a noi tutto va sempre peggio. Sempre meno posti a sedere, sempre più cari i libri, sempre più cari gli affitti, sempre più improbabili le borse di studio, un lavoretto decente, un po’ di tempo da dedicarci. Così ad un certo punto, ho scelto di dire basta, sono forse pazza per questo?
Ciò che mi preoccupa di più è l’immagine (sempre più diffusa) che si ha di scioperi, lotte e proteste sociali in genere. «Uno sciopero non ha nulla di positivo», ha dichiarato poco tempo fa uno dei rappresentanti. Eppure, come mostra la storia, uno sciopero per essere efficace ha bisogno proprio di “andare fuori dalle regole”. È esattamente quello che facevano i braccianti del primo ‘900: rifiutavano di coltivare la terra – anche per settimane, e non per qualche giorno – a discapito della produzione. Certo non si può paragonare gli studenti (i danneggiati di oggi) ai vecchi braccianti, ma è anche vero che oggi una lotta, per essere producente deve essere reale.
Può sembrare brutto dire che lottare per i propri diritti voglia dire non essere sempre in linea con la “legge”, ma è così che funziona. Dobbiamo veramente credere che la soluzione sia bendarci gli occhi e abbandonare la nostra terra? Dobbiamo veramente andarcene altrove? Dobbiamo restare soli nel nostro individualismo? Aprire l’Hotel Costa ha significato per noi fare una scelta, avere cura del nostro presente, del presente di tutti. Quello che ho visto negli ultimi vent’anni mi da il voltastomaco e sono disillusa, mai realmente ascoltata. Ma proprio noi, studenti e studentesse che ci nutriamo di cultura non possiamo mollare, perché sappiamo che la storia, l’ha scritta chi non si è arreso e c’ha creduto.
Non mi interessa trasformare la nostra battaglia in una “lezione” per gli studenti, ma la nostra protesta deve continuare fino al conseguimento dell’obiettivo. Dobbiamo farlo per noi, noi giovani studenti che ormai abbiamo dimenticato cosa significhi e cosa comporti, in termini di costi e benefici, una battaglia, sulla nostra pelle, certo, ma anche per la nostra pelle. Faccio già parte di quel 60% di giovani disoccupati che in Sicilia hanno scelto di restarci, faccio già parte di quel 50% di studenti che avrebbero diritto all’alloggio ma non lo hanno garantito per indisponibilità. Ho fatto una scelta, abbiamo fatto una scelta: Ora basta! E tu?”.
Orazio Vasta