A pochi giorni dalla pausa natalizia, l’atmosfera politica dentro Palazzo di Città è tutto fuorché serena. Confusione, malcontento e assenza di leadership sembrano essere ormai i tratti distintivi dell’amministrazione comunale, che continua a muoversi in ordine sparso mentre sullo sfondo si avvicina il delicato bivio elettorale del 2026.
L’ultimo Consiglio comunale ne è la fotografia perfetta: assenze a raffica, malumori diffusi e numero legale mancato sia in prima che in seconda convocazione, dove bastava appena la presenza di 7 consiglieri su 16 per procedere. Un segnale evidente di una maggioranza che, più che vacillare, si è dissolta in un mosaico di ambizioni, scontenti, silenzi pesanti e qualche critica.
Nel frattempo, domani, lunedì, si terranno le riunioni delle commissioni consiliari per l’elezione dei nuovi presidenti. Il consigliere Vincenzo Silvestro, uno dei pochi rimasti sempre fedele nella compagine di maggioranza, aveva chiesto una riunione preventiva per coordinare le scelte politiche e trovare un accordo condiviso. Una richiesta che pare fosse stata accolta favorevolmente anche da altri esponenti della maggioranza. Ma dal sindaco Leo Cantarella – ancora formalmente candidato per il bis – nessuna risposta, nessuna convocazione, nessuna presa in carico. Secondo fonti interne, il primo cittadino si sarebbe limitato a commentare: “È una questione che non mi riguarda”, lasciando intendere, ancora una volta, il suo completo disinteresse per le dinamiche interne alla propria maggioranza.
Nel frattempo, dietro le quinte si consumano sgomitamenti politici che promettono di incendiare i prossimi mesi. Il consigliere Salvo Cavallaro avrebbe rimesso sul tavolo il vecchio accordo che prevedeva l’alternanza con l’assessore Leotta, rivendicando per sé un posto in giunta entro il primo trimestre del 2026. Cavallaro, divenuto ormai elemento centrale negli equilibri consiliari, sembra deciso a non attendere oltre.
In questo clima di incertezza, si agita anche la partita per il nuovo Nucleo di Valutazione, il collegio tecnico che valuta le performance dirigenziali e i risultati di mandato. I tre posti disponibili sarebbero già oggetto di pesanti pressioni trasversali. Ci sarebbero almeno cinque richieste per tre poltrone: una battaglia annunciata.
Il tutto mentre la città affronta emergenze quotidiane non risolte, dai disservizi idrici alla crisi finanziaria, passando per i procedimenti della Corte dei Conti e il malcontento diffuso tra i cittadini. Di fronte a tutto ciò, manca un punto di riferimento, un sindaco che governi davvero e una giunta che funzioni come squadra.
Oggi la politica giarrese sembra prigioniera di una paralisi da fine legislatura, dove ognuno guarda al proprio posizionamento per il futuro e nessuno sembra disposto a prendersi la responsabilità di decidere, correggere, guidare.
Il “modello Giarre” rischia di diventare un paradigma negativo di gestione del potere: tanti aspiranti leader, nessun vero capitano. E il tempo delle scelte, ormai, non può più essere rinviato.




