Il Presidente del Consiglio Comunale di Giarre rompe il silenzio: tensioni, sfiducia, fratture e scenari futuri. Un’intervista verità.
In una città dove la politica parla spesso a mezza voce o si affida a post criptici e comunicati senza firma, lui no. Giovanni Barbagallo, classe 1992, è il più giovane Presidente del Consiglio comunale nella storia di Giarre, ma probabilmente anche il più diretto. E oggi, nel pieno di una stagione istituzionale segnata da tensioni, rinvii, atti contestati e lettere al vetriolo, decide di non girarci attorno.
In questa intervista esclusiva, Barbagallo affronta di petto i temi caldi: i rapporti col Sindaco Leo Cantarella, le divisioni interne alla maggioranza, il ruolo sempre più marginalizzato del Consiglio, le presenze (e assenze) dei tecnici in aula e un 2027 che si avvicina a grandi passi. Con una promessa: “Entro Natale prenderò decisioni importanti. E non saranno neutre”.
– Presidente, in città si percepisce sempre più chiaramente una distanza tra il Consiglio comunale e il resto dell’amministrazione. Lei che ha il polso dell’aula, può confermare che siamo entrati in una fase di contrapposizione politica tra l’assemblea cittadino e il Sindaco?
“Che vi sia molta tensione tra il primo cittadino ed il Consiglio Comunale è il segreto di Pulcinella. Che questa tensione poi sfoci in una vera e propria contrapposizione politica è tutto da vedere.
Certo, bisogna anche ammettere che la scelta del sindaco di inoltrare la famosa lettera di “diffida” ai consiglieri in occasione dei bilanci non è stata la più saggia delle decisioni anche perché, al di là della questione tecnica, il momento politico è assai delicato e ritengo che un atto d’imperio o di forza non sia il miglior modo per rasserenare i rapporti con la maggioranza che sostiene l’amministrazione. Tant’è che la missiva ha ottenuto l’effetto opposto e poco ci mancava che la seduta del 13 non saltasse del tutto, visto che alla prima chiamata delle 16 in aula mancava il numero legale. Il segnale era chiaro!”.
– Molti osservatori parlano apertamente di malumori interni alla maggioranza che sostiene il Sindaco Cantarella. Ritardi, rinvii, assenze e abbandoni in aula sembrano confermare questa tesi. La sua sensazione, da Presidente ma anche da politico, qual è?
“Da Presidente super partes le cito il fatto più clamoroso: la conferenza dei capigruppo, che rispecchia fedelmente la composizione dei gruppi consiliari, ha sostanzialmente esercitato il suo ruolo in totale autonomia rispetto a direttive e “imposizioni” che il Sindaco avrebbe voluto calare dall’alto. E questo dimostra — e qui parla il politico — che sono stati saltati o addirittura evitati dei passaggi intermedi, come ad esempio la condivisione delle scelte, gli incontri di maggioranza per discutere anche delle decisioni future che attendono l’amministrazione, un cronoprogramma rispetto all’azione amministrativa ed, in ultimo ma non per ultimo, l’eventuale ricandidatura di Cantarella, mai confermata ma neanche smentita. Tanto è vero che già il vicepresidente del Consiglio, Musumeci, pare abbia lanciato il cappello sulla sua candidatura a primo cittadino.
Io ricordo che dopo la crisi estiva del 2024 e il rimpasto della giunta, il Sindaco promise a tutti un cambio di marcia, maggiore collegialità e coinvolgimento, idee chiare sul futuro. Ma ad oggi, spiace dirlo, le promesse sono rimaste solo promesse”.
– A proposito di “imposizioni”, nelle ultime settimane si è parlato molto della “fretta” del Sindaco nel voler spingere alcuni punti all’ordine del giorno, forzando anche le consuete procedure. Secondo lei, perché questa urgenza?
“La domanda è ben posta, ma all’interlocutore sbagliato (ride ndr). Ciononostante non intendo sottrarmi e le posso dire che se riguarda gli interventi dei Consiglieri nell’ultima seduta troverà molte risposte. A cominciare dal fatto che gran parte degli oratori, probabilmente, non hanno preso di buon grado l’accelerazione dopo 4 anni e svariate annualità di bilancio votate in un’unica seduta e in tempi record. Ricordo nitidamente che, in una delle sedute chiave per approvare ben 5 bilanci, qualche collega si era premurato di portarsi pranzo e cena da casa temendo di rimanere bloccato in aula per ore o giorni. Invece, in meno di tre ore avevamo finito. Merito anche di una maggioranza che reggeva e obbediva a tutto. Oggi, evidentemente, manca qualcosa. O forse ci sono in gioco altre questioni che non ci riguardano direttamente”.
– Una risposta degna di un politico della prima Repubblica. Eppure lei è il più giovane Presidente della storia del Consiglio comunale di Giarre, ma anche uno dei più determinati e incisivi. Visti i trascorsi tra lettere al vetriolo e i botta e risposta col Sindaco, come riesce a conciliare un ruolo così istituzionale con il carattere forte che la contraddistingue? E quanto è difficile mediare tra le tensioni interne alla maggioranza e le spinte dell’opposizione?
“Lei oggi proprio si diverte a punzecchiarmi! Personalmente, dopo la mia elezione a Presidente del Consiglio, ho sempre cercato di smussare i miei lati caratteriali più spigolosi, di studiare bene e prepararmi per questo ruolo e di lavorare al meglio delle mie possibilità. Infatti, credo che la Presidenza sia stata — ed è — per me una vera palestra di vita perché mi ha fatto scoprire lati del mio carattere che non conoscevo. Primo fra tutti la capacità, appunto, di mediare.
Che, purtroppo, non sempre riesce ad essere perfetta, sia per i miei limiti e sia perché, ricordiamolo, il Presidente è chiamato a gestire tecnicamente le convocazioni e le adunanze del Consiglio. Se manca l’armonia, se non si arriva ad un accordo unanime, se volano gli stracci tra gli attori istituzionali non è certo compito mio dirimere le faccende. Il capo della maggioranza e della Giunta è il Sindaco, a lui spetta mettere ordine tra le fila eventualmente. Al Presidente, al massimo, spetta il compito di mettere ai voti e decretare: favorevoli, astenuti e contrari.
Quasi quasi mi vesto da arbitro, peccato non segua il calcio!”.
– C’è la percezione che il rapporto tra gli uffici tecnici e il Consiglio comunale non sia sempre fluido. Le assenze dei revisori, dei dirigenti, dell’esperto del Sindaco sono sempre più frequenti e non passano inosservate. Dietro queste assenze c’è solo disorganizzazione o qualcosa di più profondo, magari legato a fratture politiche o tensioni interne alla macchina amministrativa?
“Non è la prima volta che in aula i tecnici non sono fisicamente presenti, ma ciò non significa che non abbiano lavorato in precedenza, stilando le proposte di delibera, intervenendo in commissione, dando pareri scritti rispetto ai dubbi dei consiglieri. La loro presenza in aula è importante, graditissima e sempre richiesta ufficialmente nelle convocazioni del Senato cittadino.
Ma è anche vero che non esiste una “convocazione coatta” come in tribunale. Ove vi siano legittimi impedimenti nessuno può costringere un tecnico a presenziare alla seduta. Può dispiacere, può far sorgere dubbi e dibattiti, ma è così. Alla fine, ognuno trae le sue conclusioni, caso per caso”.
– Il Consiglio comunale ha votato atti chiari su questioni fondamentali: l’ospedale Sant’Isidoro, il dimensionamento scolastico, il centro comunale di raccolta, il regolamento sulle strisce blu. Ma l’amministrazione li attua davvero o li ignora? Lei sente che le decisioni del Consiglio vengono rispettate, oppure il Consiglio è diventato solo un luogo di sfogo politico?
“Il Consiglio è da sempre luogo di confronto, di indirizzo, di dibattito e perché no anche come dice lei “sfogo”. E devo dire che sui temi da lei citati non è mancato l’interesse dei Consiglieri e la volontà di contribuire alla risoluzione di problematiche tanto importanti.
Purtroppo, però, bisogna anche ammettere che gli strumenti a disposizione dell’Ente Comune sono davvero pochi — ad esempio sull’ospedale — mentre su altri temi gli atti di indirizzo del Consiglio comunale sono rimasti lettera morta. Un vero peccato, perché adottando le determinazioni del Consiglio, alcune votate all’unanimità, si sarebbero non solo affrontati e risolti i problemi ma si sarebbe contribuito a creare un clima di maggior armonia e coinvolgimento per tutti. Consiglieri dell’opposizione compresi. Occasioni sprecate, e mi auguro che in futuro si possa rimediare”.
– Da qualche ora qualcuno insinua la voce che il primo cittadino, conscio della crisi interna della sua maggioranza, stia valutando di rassegnare le proprie dimissioni come atto di sfiducia verso i consiglieri comunali. Le risulta?
“Conosco un unico personaggio politico in grado di rassegnare le sue dimissioni dalla carica di Sindaco senza esitazioni e rimanendo fermo nel suo intento: Roberto Bonaccorsi. Un nome che ad alcuni, probabilmente, non farà piacere sentire ma bisogna citarlo e positivamente visto il suo coraggio. All’epoca dei fatti io c’ero e le assicuro che, attualmente, non vi è nulla di paragonabile. Quindi, ritengo che lo stesso Cantarella non mediti le dimissioni né tantomeno prenda sul serio queste voci di chi, probabilmente è confuso o più propenso a strappare un po’ visualizzazione in più. Un cliché già visto decine di volte. Ricorda quando millantavano di una presunta conta per una sfiducia (contra legem) al Presidente del Consiglio?”.
– Siamo ormai ben oltre metà mandato e nel 2027 Giarre tornerà alle urne. Dal suo punto di osservazione, quale futuro politico intravede per il Consiglio, per la città e, se vorrà dircelo, anche per lei? Si vede ancora in questo ruolo o è pronto a fare un passo in più?
“La prossima tornata elettorale è sempre più vicina, e come avete più volte scritto, già si affacciano i primi candidati o presunti tali alla carica di Sindaco. Il Consiglio Comunale è già in fermento, e sono sicuro che questo “movimentismo” non potrà che aumentare, visto l’approssimarsi della scadenza del mandato.
Per quel che mi riguarda, ritengo di essere giunto all’apice della mia breve ma intensa carriera politica. Sono entrato in Consiglio comunale a 19 anni e mi hanno eletto Presidente del Consiglio a 28. Questo per me è un onore ed intendo onorarlo fino alla fine. Non si decide da soli se fare passi in più, ma posso anticiparle due cose: la prima è che per carattere e per scelta non è mio uso fare passi indietro o restare legato per anni alla stessa “carica”. Quel che avevo da fare da consigliere l’ho fatto, mentre quel che ho da fare da Presidente lo sto facendo. La seconda è che prima di Natale prenderò decisioni importanti che segneranno un punto di svolta”.
Insomma, ne vedremo sicuramente delle belle…