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Castiglione di Sicilia, un mistero che si svela tra natura e storia

Castiglione di Sicilia, un mistero che si svela tra natura e storia

La Valle dell’Alcantara, già nota per la sua straordinaria ricchezza storica e paesaggistica, ci sorprende ancora una volta con un importante rinvenimento archeologico, attualmente in fase di verifca.

Questo territorio, situato nella Sicilia orientale, si conferma un vero e proprio scrigno di tesori nascosti, dove la storia si intreccia con la natura selvaggia.

L’area di interesse archeologico si trova in contrada Sovere, nel territorio di Castiglione di Sicilia, a circa 2 chilometri dal centro abitato, in una zona caratterizzata da una vegetazione fitta e rigogliosa che, se da un lato protegge i segreti del sito, dall’altro rende difficoltosa l’esplorazione dettagliata dei dintorni.

Proprio questa peculiarità alimenta la possibilità che altri manufatti restino ancora celati, in attesa di essere scoperti.

Secondo Giuseppe Tizzone, presidente della Pro Loco di Castiglione di Sicilia, cultore di storia locale e scopritore dell’antica struttura, si tratta di un tempio siculo (Sekeles) in arenaria del Flysch di Capo d’Orlando, situato sulla riva destra del fiume Alcantara, che si sviluppa su una pianta quadrata di circa 324 metri quadrati.

Lo studioso afferma che, durante la prima guerra punica, una potente eruzione dell’Etna spinse il Senato Romano a interpretare l’evento come un segno di sfavore da parte delle divinità siciliane.

“Come ci riferisce Diodoro Siculo, in frammenti del Lib. XXXIV cap. 28 della Biblioteca Historica – spiega Tizzone – “il Senato paventando l’ira degli dèi, consultati i libri Sibillini, pensò di dover mandare in Sicilia alcuni del collegio dei Decemviri. I quali avendo girato per tutta l’Isola, consacrarono con certe cerimonie e sacrifici gli altari dedicati a Giove Etneo e fattivi attorno una muraglia, ne chiusero l’adito a tutti, eccettuati quelli che delle singole città erano soliti ad essere mandati a quegli altari, onde farvi secondo l’uso dei loro maggiori i sacrifici patrii. Anche qui, vasche intagliate nel vivo masso, utilizzate dai sacerdoti, venivano riempite del caldo sangue delle vittime (capri e agnelli)”.

Il Senato Romano emanò quindi disposizioni religiose a tutele del culto delle divinità sicule. Lo stesso Diodoro Siculo racconta che i devoti giungevano da ogni parte della Sicilia per celebrare le stesse divinità, anche se con nome diverso.

Secondo l’egittologo Christian Greco, i Sekeles o Shekelesch erano una popolazione appartenente alla confederazione dei popoli del mare, citata nelle fonti scritte egizie durante il periodo del Nuovo Regno, e vengono identificati con i Siculi.

Le strutture piramidali presenti nel tempio arcaico (dei padri) – conclude Tizzone – sono riconducibili a questo periodo, anche se l’argomento rimane oggetto di discussione”.

Il ritrovamento, già segnalato alla Soprintendenza per i Beni Culturali e Ambientali di Catania, si distingue per la presenza di “componenti che sono stati sicuramente modellati dall’uomo”, testimonianza di una frequentazione antica e di attività antropiche che meritano ulteriori studi.

A poca distanza dal sito, per il quale l’autore della scoperta ha elaborato una preliminare bozza planimetrica, sono state individuate una tomba a grotticella artificiale e una grotta naturale, elementi che suggeriscono l’esistenza di un complesso funerario o di un insediamento risalente a epoche remote.

È possibile che questo luogo costituisca solo una parte delle risorse storiche presenti nella zona, ancora da scoprire da parte di studiosi e appassionati. L’esplorazione futura, favorita magari da interventi mirati per facilitare l’accesso, potrebbe portare alla luce nuove tracce di insediamenti, reperti e testimonianze di civiltà passate.

La presenza della tomba a grotticella artificiale merita particolare attenzione: si tratta infatti di una tipologia funeraria tipica principalmente delle culture preistoriche e protostoriche dell’area mediterranea.

Questo rinvenimento archeologico, in attesa di conferma, rafforza l’interesse degli studiosi per la Valle dell’Alcantara e richiama alla valorizzazione del patrimonio locale.

Luigi Lo Presti

Foto di Giuseppe Tizzone

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