“Mai ho messo il mio ruolo di Presidente dell’Ars a disposizione di interessi personali anteponendo sempre l’interesse collettivo. Da quando sono presidente quest’aula ha approvato leggi finanziaria per un valore di 13 miliardi di euro e sempre ho voluto che ogni proposta portasse la firma del proponente”.
Parla Galvagno, l’aula tace
Si difende il presidente dell’Ars Gaetano Galvagno in una rapida relazione sull’inchiesta per corruzione della Procura di Palermo che lo vede coinvolto in qualità di indagato. Ha raccontato la sequenza degli eventi Galvagno da quando, a gennaio, ha ricevuto l’avviso di proroga delle indagini che non conosceva fino a quando, il 7 giugno, è stato ascoltato. Sceglie di raccontare anche il motivo per cui fino ad ora non ha voluto riferire all’Ars: “Ritengo che nessun cittadino abbia la possibilità di difendersi usando come megafono addirittura il Parlamento. Riferire mi sembrava di abusare del ruolo e di prendere per me un privilegio che non voglio avere”.
“Onorevoli, a parte quanto già letto e le dimissioni pervenute alla mia portavoce, speriamo di poter dimostrare di aver agito sempre all’interno dei confini della legalità. Io non posso aggiungere altro, ma esclusivamente per il mio doveroso rispetto verso gli uffici giudiziari che stanno proseguendo la loro attività”.
“Ricordo che non esiste una mozione di sfiducia al presidente dell’Assemblea? Ma se domani decidessi di dare seguito a questa richiesta (di dimissioni ndr), finirei per affermare un principio, a mio parere chiaramente abbastanza discutibile che un messaggio veicolato tramite canali digitali possa avere più peso nella nostra Costituzione. Io rispetto il pensiero di tutti. Ricordo però, e sottolineo che stiamo parlando di una indagine che ancora non è conclusa e che in ogni caso, semmai, dovrà passare da uno tre gradi di giudizio. Io non credo che si possano invocare le leggi secondo determinate convenienze del momento”.
Il Presidente Galvagno, che mostra grande rispetto per l’istituzione, poi lascia la Presidenza al suo vice, l’esponente 5 stelle Nuccio Di Paola “Essendo il dibattito su di me – spiega – ritengo opportuno lasciare la presidenza a chi può maggiormente tutelare il ruolo di tutti essendo, peraltro, esponente dell’opposizione”.
Galvagno poi si alza e va a sedere fra i banchi dei deputati, una scena mai vista prima a memoria di cronista.
Il Presidente dell’Antimafia Antonello Cracolici
Per il Presidente della Commissione regionale antimafia Antonello Cracolici, uno dei due a chiedere a Galvagno di riferire in aula: “Il tema non sono le leggi che fa il Parlamento. Presidente, su questo fatto io sono una di quelli che rivendico il principio che ogni parlamentare in questo Parlamento rappresenta gli interessi della Sicilia, di categorie sociali, rappresenta blocchi di una società complessa come quella siciliana”.
“Non deve passare l’idea che il Parlamento sia un luogo criminogeno dove si fanno le leggi con la finalità di minare (la democrazia ndr). Questo è inaccettabile ed è un insulto alla funzione propria”.
L’intervento di La Vardera
Il secondo iscritto a parlare è Ismaele La Vardera, che sui giornali aveva già chiesto le dimissioni di Galvagno e adesso rincara la dose “C’è la presunzione di innocenza ma non basta per la valutazione politica” sostiene in pratica il leader di Controcorrente che invita il Presidente dell’Ars ad autosospendersi poi, mentre quasi litiga col vice presidente che sta reggendo l’aula Di Paola, attacca l’assessore Elvira Amata e si rivolge al Presidente Schifani chiedendo dimissioni o siluramenti.
L’intervento di Gianfranco Miccichè
Conferma quanto detto in conferenza dei capigruppo Gianfranco Miccichè e parla di un dibattito che non si sarebbe dovuto fare perché “il Parlamento non è un tribunale”, perché al massimo Galvagno avrebbe dovuto dare comunicazioni, perchè “Il parlamento non può dibattere su cose che non sa come non le sa neanche Galvagno stesso”.
L’intervento di Antonio De Luca
“La vicenda Galvagno si concluderà con una richiesta di archiviazione o di rinvio a giudizio, ma di sicuro i comportamenti addebitati appaiono assolutamente inopportuni e incompatibili con il ruolo di Presidente dell’Assemblea regionale. Da tutto ciò, a uscire fortemente malmenata è l’istituzione Ars, pertanto occorre che si riveda il metodo di lavoro per le prossime manovre economiche, cominciando con l’eliminare il ricorso ai maxiemendamenti che spesso possono nascondere manovre non sempre trasparenti – ha commentato il capogruppo del M5S Antonio De Luca -. A prescindere dal risvolto giudiziario dell’indagine che la Procura di Palermo sta conducendo con scrupolo e serietà, alcuni comportamenti mal si conciliano con il ruolo rivestito dal presidente del Parlamento siciliano occorre trovare un criterio per dare serenità ai prossimi lavori, rivedendo la procedura con cui noi affrontiamo gli strumenti finanziari e quindi probabilmente quest’Aula deve prendere la decisione anche di abbandonare le logiche del maxiemendamento”.
De Luca ha messo l’accento anche sulla gestione dell’assessorato al Turismo da parte di Fratelli d’Italia, cosa su cui andrebbe fatta grande chiarezza e di cui Schifani dovrebbe prendere atto “procedendo alla revoca della delega ai patrioti”.
“Ieri – ha affermato De Luca – è venuta fuori la notizia che anche l’assessore Amata è indagata. Sono anni che, come Movimento, chiediamo invano la convocazione di una seduta d’aula per trattare la questione See Sicily e Cannes. Sono tantissime le cose alle quali avremmo voluto avere risposte”.
L’intervento di Giuseppe Lombardo
“Ci troviamo di fronte a una vicenda che coinvolge il vertice della rappresentanza parlamentare siciliana. È per questo fortemente apprezzabile l’iniziativa del Presidente Gaetano Galvagno di riferire personalmente all’Aula, dimostrando grande sensibilità istituzionale e rispetto per l’Assemblea”, ha dichiarato il deputato regionale di Grande Sicilia, on. Giuseppe Lombardo.
“È altrettanto condivisibile – ha proseguito Lombardo – la prudenza espressa da Galvagno nei confronti di un’indagine ancora in corso, sulla quale si sono però già addensati sospetti e pressioni mediatiche senza precedenti. In questi giorni abbiamo assistito a un vero e proprio linciaggio mediatico che ha oltrepassato i limiti della libera informazione, compromettendo il diritto alla difesa e ledendo la reputazione e la dignità della persona coinvolta. Prima del Presidente, prima del politico, c’è l’uomo. Ed è doveroso tutelare la dignità di chi, ad oggi, è semplicemente un indagato e non un imputato, né tantomeno un condannato. Incoraggiamo il Presidente Galvagno ad andare avanti con il consueto equilibrio e senso di responsabilità che ha dimostrato sino ad ora. In questo percorso potrà contare sul nostro sostegno”.
Cateno De Luca “Non ho dormito, ho rivissuto il mio calvario”
La porta sul personale Cateno De Luca che racconta di non aver dormito “Non ho dormito perché ho rivissuto il mio calvario durato 14 anni (sempre assolto ndr). Ho rivissuto il fatto di leggere sui giornali cose delle quali non avevo disponibilità”.
“Lei oggi non deve dare conto a questo Parlamento – dice rivolgendosi a Galvagno – nessuno più di me può dirle cosa significa. Bisogna stare attenti agli sciacalli, a chi approfitta di queste dinamiche per mettersi in mostra”.
“Quest’aula non può trasformarsi in un’aula di tribunale e il dibattito politico non può essere avvelenato da questi atteggiamenti”.
La maggioranza fa quadrato
Per parte propria i capigruppo della maggioranza fanno quadrato in aula. Il capogruppo leghista Geraci parla di una seduta “surreale”, di inaccettabile “gogna mediatica” il capogruppo della Dc Carmelo Pace.
“Non si comprende il motivo del dibattito, bastava la semplice comunicazione” dice il capogruppo di Forza Italia Stefano Pellegrino che poi attacca La Vardera “quantomeno disinformato” e Cracolici che “Predica bene ma poi razzola male”. E poi attacca anche la pubblicazione degli atti.