Da qualche mese è iniziato il valzer dei candidati, o presunti tali, per la poltrona di primo cittadino di Giarre. E mentre il sindaco uscente Leo Cantarella, con uno slancio quasi solitario, ha annunciato la propria ricandidatura tra i mugugni della sua stessa maggioranza, il panorama politico locale sembra trasformarsi in un’arena, dove tutti vogliono correre, ma nessuno riesce a convincere.
In questi mesi si è parlato di Salvo Zappalà, presidente della Pro Loco, figura conosciuta nel mondo associativo ma tutta da testare sul piano amministrativo. Qualcuno lo descrive come un civico di buone intenzioni, altri come un aspirante leader che ancora non ha trovato la sua squadra.
Poi c’è Raffaele Musumeci, leghista per vocazione ma spesso “borderline” nelle vicende politiche. Solo poche settimane fa sembrava pronto a rompere con Cantarella e lanciarsi nella sua corsa per la fascia di primo cittadino, oggi invece lo difende con ardore, forse in cerca di un assessorato o di garanzie future. Insomma, più che un candidato a sindaco, un abile navigatore di acque agitate.
Salvo Camarda, ex assessore giunta Sodano, lavora in silenzio ma da tempo sogna un ritorno da protagonista. Si muove come chi sa che l’occasione può bussare presto alla porta. E poi Claudio Raciti, uomo chiave degli autonomisti, da sempre abile a giocare su più tavoli. Pubblicamente nicchia, ma non ha mai veramente chiuso all’ipotesi di una candidatura.
Leo Patanè, invece, è il grande attendista. Spera ancora in una vicesindacatura promessa (ma mai mantenuta) come anticamera della scalata. Oggi rischia di rimanere con il cerino in mano.
Sul fronte delle “sorprese”, si vocifera di due professionisti: il dott. Fabio Vasta, che avrebbe la benedizione di alcuni ambienti di Fratelli d’Italia, e il dott. Francesco Longo, figura stimata, anche lui dirigente nelle fila dei Meloniani. In mezzo, anche il nome dell’avv. Rudy Grasso, stimato legale con una solida rete di contatti, ma per ora lontano dai riflettori.
Sulle quote rosa corsa aperta per Antonella Santanoceto e Giusy Savoca, entrambe non hanno mai nascosto l’ambizione di fare il grande salto e detengono rapporti politici importanti con i maggiorenti di Lega e Forza Italia.
Bonaccorsi, il ritorno che agita tutti
Ma la vera suggestione, quella che agita sonni e bilanci dei suoi avversari, è una sola: Roberto Bonaccorsi.
L’ex sindaco, ultimamente, viene citato sempre più spesso come punta (calcisticamente parlando) da un ampio fronte di cittadini e addetti ai lavori che ricordano con nostalgia la sua amministrazione seria, sobria e rigorosa. Bonaccorsi, dal canto suo, respinge ogni invito, almeno pubblicamente. Ma in molti confidano che, se la situazione dovesse precipitare, potrebbe davvero tornare in campo. E a quel punto cambierebbero tutte le carte sul tavolo.
Per alcuni rappresenterebbe la vera alternativa alla politica dei brindisi e delle sagre, dei selfie e delle paralisi. Per altri sarebbe un pericoloso competitor, capace di riportare l’attenzione sulla credibilità amministrativa e sulla tenuta dei conti, due concetti ormai scomparsi dalla grammatica politica giarrese.
Una corsa tutta da scrivere
Quel che è certo è che, a oggi, la corsa per il dopo-Cantarella appare affollata ma povera di contenuti. Mentre la città affonda tra buche, polemiche, pignoramenti e roghi tossici, il dibattito politico è tutto incentrato su nomi, posizionamenti e ambizioni personali.
Giarre, intanto, aspetta. E forse sogna ancora una figura capace di unire rigore, visione e capacità. Ci sarà o sarà l’ennesima guerra tra gruppi, col risultato di una politica ancora più debole?
Lo scopriremo presto. Ma una cosa è certa: la luna di miele tra i giarresi e la politica dei selfie è finita. Ora servono risposte. E servono subito.





