Scomparsa misteriosa sulla SS120 tra Castiglione e Linguaglossa: "sparito" un bunker della Seconda Guerra Mondiale? -
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Scomparsa misteriosa sulla SS120 tra Castiglione e Linguaglossa: “sparito” un bunker della Seconda Guerra Mondiale?

Scomparsa misteriosa sulla SS120 tra Castiglione e Linguaglossa: “sparito” un bunker della Seconda Guerra Mondiale?

Tra i Comuni di Castiglione di Sicilia e Linguaglossa, “scompare” una casamatta militare: parte una segnalazione alle autorità per salvare la memoria storica del territorio etneo.

C’è chi osserva il paesaggio con occhi diversi. Dove la maggior parte dei passanti vede soltanto una curva lungo la Strada Statale 120, poco prima del bivio per Castiglione di Sicilia, qualcuno ha visto qualcosa di più: la memoria silenziosa di un tempo di guerra, ora forse cancellata per sempre.

Una struttura in cemento e pietra, semi-interrata, con feritoie e tratti tipici delle fortificazioni militari della Seconda Guerra Mondiale, è recentemente scomparsa dal paesaggio tra Linguaglossa e Castiglione di Sicilia. Si tratterebbe, secondo una segnalazione inviata a numerosi enti pubblici e forze dell’ordine, di un Posto di Blocco Carreggiabile (PBC), comunemente noto come “casamatta”, parte del sistema difensivo militare realizzato nel territorio italiano durante il secondo conflitto mondiale.

La struttura era visibile ancora fino a tempi recenti — testimonianze fotografiche ricavate da Google Maps sembrano confermarne la presenza — ma oggi, a quanto pare, non esiste più. Nessuna comunicazione ufficiale, nessuna autorizzazione nota, nessun cartello di cantiere. Solo un silenzio che pesa come un vuoto storico.

La segnalazione inviata alle autorità chiede verifiche urgenti: un sopralluogo, l’identificazione di eventuali responsabilità e l’avvio di procedure per tutelare ciò che rimane del patrimonio bellico locale. Due altre strutture simili, per ora intatte, si trovano nelle immediate vicinanze: una nei pressi della fermata “Cerro” della Ferrovia Circumetnea, l’altra poco oltre, in corrispondenza del bivio per Castiglione. Entrambe sono in pericolo.

Un patrimonio dimenticato

Il territorio etneo, culla di civiltà antiche e testimone di eventi bellici spesso trascurati nei libri di storia, conserva ancora oggi tracce tangibili della Seconda Guerra Mondiale. Casematte, rifugi, osservatori: piccole architetture di guerra che rischiano di essere spazzate via dall’ignoranza o da interventi non autorizzati.

Questi manufatti, realizzati con tecniche rudimentali ma resistenti, erano concepiti per il controllo stradale e la difesa territoriale. Molti sono stati demoliti nel dopoguerra per esigenze infrastrutturali, ma quelli rimasti rappresentano testimonianze rare e preziose di un passato recente che continua a modellare il presente.

La normativa italiana, dal Codice dei Beni Culturali al recente rafforzamento regionale con la L.R. Sicilia n.12/2018, prevede la tutela di beni di interesse storico, anche se non ancora formalmente riconosciuti. Ma serve una voce che li segnali, un’azione concreta da parte degli enti preposti, e soprattutto consapevolezza da parte della collettività.

Richiesta di tutela e memoria

La segnalazione inoltrata alle autorità — Ministero della Cultura, Soprintendenza, Comando Carabinieri per la Tutela del Patrimonio, Comuni interessati e altri organi — non è solo una denuncia, ma un appello civile alla tutela della memoria. Si chiede non solo di accertare le circostanze della scomparsa della struttura, ma anche di avviare una procedura per riconoscere e proteggere le due casematte rimaste.

Si invoca il rispetto dell’articolo 9 della Costituzione Italiana, che impone alla Repubblica la tutela del patrimonio storico e culturale. Si richiamano norme precise che prevedono sanzioni penali per la distruzione di beni culturali, anche in attesa di formale classificazione.

Un monito per il futuro

La sparizione silenziosa di un bunker può sembrare un fatto marginale. Ma è proprio da questi dettagli che si misura la sensibilità di una nazione verso la propria storia. Se non siamo capaci di custodire i luoghi della nostra memoria, che speranza abbiamo di trasmettere alle future generazioni un senso di identità e appartenenza?

Oggi più che mai, in un tempo in cui la velocità dell’urbanizzazione rischia di travolgere anche le pietre più antiche, è necessario un nuovo sguardo sul territorio, uno sguardo che sappia leggere nel paesaggio i segni del passato.

Quel bunker era forse solo un piccolo manufatto di guerra. Ma per chi conosce la storia, era molto di più: un testimone silenzioso, un frammento di memoria, un monumento invisibile.

E ora che non c’è più, ci resta una sola domanda: chi l’ha “cancellato” e perché?

Alfio Papa

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