A Palazzo Vigo, nella frazione di Torre Archirafi, è stato presentato il libro “Catastrofe neoliberista – Il regime che ha devastato le nostre vite” di Angelo D’Orsi. L’incontro è stato promosso da straniero NèS- Nessuno è straniero a.p.s., dal Circolo Gramsci e da Risorgimento Socialista Sicilia, con il patrocinio del Comune di Riposto. Il tema è stato introdotto da Isidoro La Spina, presidente di Nès e coordinatore di Risorgimento Socialista, mentre ha dialogato con l’autore Giuseppe Amata, scrittore, già docente universitario di economia ed estimo ambientale.
Angelo D’Orsi è è uno storico della filosofia e giornalista italiano. E’ stato professore ordinario di storia delle dottrine politiche presso l’Università di Torino, sino al 2017, si è occupato di militarismo e pacifismo, di nazionalismo, di futurismo e di fascismo, di nuove guerre, di intellettuali italiani ed europei in età contemporanea. Ha collaborato con diverse testato giornalistiche nazionali. Ultimamente è spesso ospite de La7.
Nel libro analizza il neoliberismo che dagli anni ’70 si è imposto come un sistema economico, sociale e culturale globale. Attraverso l’uso strategico di guerre, rivoluzioni colorate e meccanismi di controllo, ha piegato stati sovrani e devastato economie locali, eliminando ogni resistenza. Nel testo D’Orsi ripercorre le origini e le dinamiche di una “dittatura totalitaria”, capace di imporsi con violenza e di camuffarsi abilmente da paladina della libertà e della democrazia, dominando la vita quotidiana di miliardi di persone.
Stimolato dalle numerose domande, D’Orsi ha parlato anche del genocidio dei palestinesi, sottolineato che non era mai accaduto che si assistensse in streaming a un genocidio. Anche se numerose manifestazioni si stanno tenendo in varie parti del mondo, “l’opinione pubblica non ferma la guerra”, ha detto D’Orsi, ricordando anche le numerose manifestazioni e proteste che si tennero nel 2003 in tutto il mondo contro l’invasione dell’Iraq. A dire dello scrittore, l’Europa è morta. Potrebbe fermare Israele solo un intervento militare, sotto l’egida dell’Onu, organismo che comunque non vede tra gli stati permanenti Paesi emergenti importanti come l’India o il Brasile