È bastata poco più di mezz’ora, e Randazzo si è ritrovata in ginocchio. Un violento nubifragio accompagnato da una grandinata senza precedenti ha colpito nel primo pomeriggio la cittadina etnea e le zone interne della Sicilia orientale, lasciando dietro di sé una lunga scia di danni, paura e disagi.
La situazione è drammatica: intere aree del paese risultano al momento impercorribili. Per raggiungere un punto distante appena 50 metri, in alcuni casi, si è costretti a fare il giro completo del centro abitato. Ma il colpo più duro è arrivato lungo la SS 116, dove il maltempo ha causato la chiusura del ponte San Giuliano sul fiume Alcantara.
Un déjà vu che fa male
Non è la prima volta che quel ponte crolla sotto i colpi del maltempo. Nell’ottobre del 2021, una piena improvvisa provocò lo smottamento del parapetto sinistro e la rottura di una tubatura essenziale per la rete idrica di Randazzo. Allora, grazie alla rapidità d’intervento dell’amministrazione comunale, in sole 48 ore fu ripristinata la condotta dell’acqua, e in 72 ore fu riaperta la viabilità – seppur a senso unico alternato.
Oggi, invece, la storia si ripete, ma sul lato opposto del ponte. Stavolta, però, il danno è aggravato dall’assenza di interventi strutturali promessi e mai realizzati. Le caditoie ostruite e la manutenzione carente sono sotto la responsabilità dell’Anas, da anni oggetto di proteste e segnalazioni da parte dei cittadini randazzesi.
Un rischio idrico senza precedenti?
A preoccupare ulteriormente è un’ipotesi estremamente allarmante: si presume – anche se non vi è ancora conferma ufficiale – che a seguito del cedimento del ponte possa essere stata compromessa la colonna (tubi acqua) di adduzione che convoglia l’acqua alle vasche di accumulo, fondamentali per alimentare circa il 70% della rete idrica della città.
Se tale danno fosse confermato, Randazzo rischierebbe di rimanere senz’acqua entro le prossime 24 ore, aggravando una situazione già estremamente critica.
Anas sotto accusa
«Abbiamo chiesto l’intervento dell’ANAS in più occasioni, anche davanti al Prefetto di Catania nel gennaio 2024», spiegano alcuni residenti. «Ci avevano promesso l’avvio dei lavori in due mesi. Oggi, a distanza di oltre un anno e mezzo, nulla è stato fatto».
Questa grave inadempienza non è solo un problema locale: la SS 116 rappresenta un collegamento strategico tra le province di Catania, Messina e Palermo, nonché tra Randazzo e i Nebrodi. Ogni giorno la percorrono mezzi pesanti, autotreni e navette che garantiscono i rifornimenti per intere comunità. La chiusura del ponte rischia di isolare centinaia di famiglie e penalizzare l’economia dell’intera zona.
La richiesta urgente di un Tavolo Tecnico
Serve una risposta immediata. L’appello è rivolto direttamente a Nicola Montesano, Direttore della Struttura Territoriale ANAS Sicilia, affinché convochi con urgenza un Tavolo Tecnico con tutti gli enti preposti: Autorità di Bacino, Protezione Civile, Genio Civile, Vigili del Fuoco, Forze dell’Ordine e Comuni interessati. Obiettivo: definire un piano di intervento urgente, assicurare la messa in sicurezza del ponte San Giuliano e ristabilire la continuità viaria e, soprattutto, verificare immediatamente lo stato dell’infrastruttura idrica.
E nel cuore del paese la situazione non migliora
Ma non c’è pace nemmeno tra le vie di Randazzo. In via Bonaventura, sulla SS 120, una nuova porzione d’asfalto stesa meno di due settimane fa è già saltata via a causa della pioggia intensa. Porzioni di corsia sono ora chiuse e transennate. Una situazione che dimostra, ancora una volta, l’insufficienza degli interventi tampone e la necessità di una pianificazione strutturale più seria e duratura.
In poche, drammatiche, ore Randazzo ha visto il suo fragile equilibrio urbano spezzarsi sotto il peso dell’acqua e dell’inerzia amministrativa. Ma il tempo delle promesse è finito: adesso servono azioni, immediate e concrete. Perché a Randazzo, quando piove, è sempre sul bagnato.
Alfio Papa