Commozione e tanta tristezza per l’estremo saluto a Umberto Turrisi, il giovane quarantunenne morto in un terribile incidente stradale avvenuto lunedì mattina, 7 ottobre, sulla strada statale 284, nel territorio di Paternò.
I funerali sono stati celebrati ieri pomeriggio a Francavilla di Sicilia nella chiesa della SS. Annunziata, che non è riuscita a contenere le centinaia di persone che hanno voluto testimoniare con la loro presenza il grande affetto per Umberto, che di mestiere faceva l’autista (al momento della disgrazia era alla guida di un camion, scontratosi con un’autovettura condotta da Natale Gagliano, deceduto nell’impatto), una professione difficile e impegnativa, carica di responsabilità, che richiede grande attenzione, ma, soprattutto, passione per il proprio lavoro.
La notizia della tragica scomparsa di Umberto, di Motta Camastra ma che viveva a Giardini Naxos insieme alla moglie Ilona, si è sparsa velocemente a Francavilla, dove l’uomo era molto conosciuto e benvoluto (in paese risiede il fratello Filadelfio), un attaccamento testimoniato dagli innumerevoli messaggi di cordoglio apparsi subito sui social e sul profilo Facebook della vittima, per ricordare il collega di lavoro, il compagno di scuola e d’infanzia, alleato di giochi e di avventure.
Ad accompagnare Umberto, le lacrime di tantissima gente e quelle di decine di autisti, dipendenti delle ditte “Rapid Trasporti” e “Germani”, le società per cui aveva lavorato Umberto, giunti in gran numero a Francavilla a bordo di due pullman di colore bianco, come la motrice disposta davanti alla chiesa: sul mezzo pesante è stato appeso uno striscione con la scritta “Ciao Umberto, sarai per sempre uno di noi”.
Sul feretro, posto davanti all’altare, un giardino di rose e candidi gigli, l’immagine di Umberto e una maglietta blu con il logo “Germani”, la ditta di trasporti e spedizioni per la quale egli lavorava; accanto alla bara c’erano i familiari più stretti, il fratello Filadelfio con la famiglia, la moglie del defunto e la mamma Carmela, sgomenti e ancora increduli di quanto accaduto.
«Parole sufficienti che possano alleviare il vostro dolore non le abbiamo – ha detto nell’omelia padre Gerry Currò, Arciprete di Francavilla di Sicilia -, parole che possano cambiare lo stato dei fatti, non le abbiamo: potremmo usare le meravigliose parole pubblicate in questi due giorni in onore di Umberto, parole e pensieri che mettono in luce la bellezza interiore di Umberto.
È stato definito il “grande Umby”, quello della risata contagiosa, dall’ironia instancabile, di chi proviene dalla strada, “emblema delle comitive”, dove non si stava con il capo inclinato sui display dei telefonini, ma si respirava genuinità e sincerità, definito un “mattatore del buon umore”, ma soprattutto un grande lavoratore.
Passione e dignità per il suo lavoro, che svolgeva con grande competenza e professionalità: anch’io ho sperimentato questi doni e talenti di Umberto, abbiamo avuto la gioia di condividere l’esperienza del pellegrinaggio, della gita, e dunque ho potuto constatare la sua disponibilità, gentilezza, educazione, ed è proprio al lavoro che ha trovato la morte, la fine del suo cammino sulla terra.
Per salvare più vite possibili, ha perso la sua, ed è inutile chiederci perché, come mai: sappiamo bene che queste parole vere e sincere per Umberto, che rispecchiano ed esprimono la stima, l’affetto e il rispetto di questa nostra comunità di Francavilla, dove Umberto è cresciuto, non saranno mai sufficienti per alleviare il dolore di una madre per il proprio figlio, di una sposa per il proprio marito, per un fratello».
Due ali di folla hanno atteso e salutato l’uscita del feretro dalla chiesa, accolto dagli applausi e dal suono prolungato dei clacson degli autoveicoli aziendali schierati, come un picchetto d’onore, in Piazza Annunziata, un momento di fortissima intensità emotiva culminato con il sollevamento della bara in area e fatta roteare su stessa più volte, al grido di Umberto, Umberto.
Poi, l’ultimo atto della cerimonia funebre, conclusasi con il trasferimento della bara fino al cimitero di Francavilla, un corteo lungo e silenzioso, interrotto solo dalle note struggenti del corpo bandistico “Attanasio Fastuca” di Motta Camastra: l’ultimo viaggio di Umberto.
Luigi Lo Presti