Depositata la sentenza della Cassazione con cui, lo scorso mese di marzo, l’ex governatore siciliano Raffaele Lombardo è stato assolto in via definitiva dalle accuse di concorso esterno e da quella di corruzione elettorale aggravato dall’avere favorito la mafia. Non è mai stata dimostrata l’esistenza di un “patto” fra Lombardo e Cosa Nostra.
I giudici della Sesta sezione penale della Cassazione avevano dichiarato inammissibile il ricorso della procura generale di Catania confermando la sentenza del gennaio 2022 che, nell’Appello bis, aveva assolto Lombardo. La procura generale della Cassazione aveva invece sollecitato un annullamento con rinvio della sentenza e un nuovo esame da parte dei giudici di secondo grado.
Per i giudici della Suprema Corte, per poter sussistere l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa è necessario dimostrare ”non la mera vicinanza al detto gruppo od ai suoi esponenti, anche di spicco, e neppure la semplice accettazione del sostegno elettorale dell’organizzazione criminosa, ma la prova del patto in virtù del quale l’uomo politico, in cambio dell’appoggio elettorale, si impegni a sostenere le sorti della stessa organizzazione in un modo che, sin dall’inizio, sia idoneo a contribuire al suo rafforzamento o consolidamento”. Per la Cassazione è quindi ”corretto il ragionamento svolto nella sentenza” di Appello bis che nel gennaio 2022 aveva assolto l’ex governatore siciliano.