Riuscito incontro culturale della Fidapa Giarre-Riposto e della Società di Storia Patria su percorsi ed esperienze per educare alla complessità

Un momento culturale davvero rilevante è stato quello organizzato dalla Fidapa Giarre-Riposto in collaborazione con la Società Giarrese di Storia Patria e Cultura nel salone degli specchi del Comune di Giarre.

Lo spunto di riflessione è stato fornito da una pubblicazione della prof.ssa José Calabrò, promotrice di incontri educativi in Italia e all’estero, dal titolo “Lo specchio cangiante” sul tema dell’educazione alla complessità.

Dopo il saluto della presidente Fidapa dott.ssa Anna Maria Patanè e l’introduzione del preside Carmelo Torrisi, hanno preso la parola Zina Bianca, già dirigente scolastica e attuale consigliera nazionale AIMC, e Orazio Licciardello, già ordinario di Psicologia sociale nell’Università di Catania. Ci si è chiesti cosa fare per non finire dispersi nel caos o ingabbiati nella semplificazione, che sono i rischi più gravi nella scuola e nella società.

Per dare una risposta occorre innanzitutto riflettere sulla difficoltà che riscontriamo anche come singoli a percepire il nostro corpo e a coniugare le emozioni con la razionalità. Altrettanto accade nelle situazioni di gruppo dove non è facile riconoscere le emozioni che sottendono alle parole e ai gesti creando conflitti che sembrano irrisolvibili.

Il libro di José Calabrò si propone di “raccontare alcuni passi di un’educazione che provi a far sperimentare come ogni persona, ogni cosa, abbia tanti aspetti in sé, intrecciati al contesto in cui vive, alla natura, al mondo”. Se ci riferiamo alla scuola e al lavoro docente ci si accorge che è necessario innanzitutto preparare gli insegnanti a riconoscere e gestire la complessità in quanto essi si trovano frequentemente nelle condizioni di dover e saper controllare le propie emozioni rispetto alla “sfide” che provengono dai soggetti in età evolutiva, che, non comprese o mal “governate”, determinano il fallimento dell’opera educativa. Compito non facile ma non impossibile, ha detto l’autrice, è quello di creare le condizioni perchè gli studenti imparino ad accostarsi alla complessità per non essere soggetti a facili manipolazioni e superficiali suggestioni.

L’autrice ha quindi proposto tracce e itinerari con riferimento a proprie esperienze educative molto utili per chi vuole approcciarsi alla complessità. La dimensione teorica è indispensabile ma resta inefficace, ha ribadito l’autrice, se non trova la sua applicazione pratica. I linguaggi delle scienze umane ma anche della fisica servono per creare le condizioni per un agire consapevole nell’opera educativa che va oltre la semplice didattica tradizionale e dà spazio a giochi, film, storia e storie, musiche e viaggi.

Giovanni Vecchio