Un centro per la catechesi e la pastorale a disposizione delle comunità parrocchiali Santa Venera e Sacro Cuore, appartenenti alla diocesi di Acireale, e della comunità Santa Maria del Carmelo di Bongiardo che appartiene, invece, all’arcidiocesi di Catania.

A Santa Venerina ha una valenza fortemente simbolica il progetto presentato stamattina nell’ex casa delle suore canossiane che ora diventerà centro catechistico-pastorale. Per coglierne il valore occorre risalire al 1934, quando Santa Venerina è diventato Comune autonomo dallo scorporo di territori appartenenti ad Acireale, Zafferana e Giarre. In particolare, la borgata di Bongiardo aderì al nuovo comune ma volle restare nella diocesi di Catania per il forte legame degli abitanti con il cardinale Dusmet.

Ogni borgata santavenerinese ha mantenuto un’identità forte di cui gli abitanti vanno fieri e la collaborazione tra di loro, nel corso dei decenni, non è stata scontata. Un esempio di campanilismo. Il paradosso è quello che ieri mattina, in conferenza stampa, ha spiegato con simpatia il sindaco Salvo Greco quando ha raccontato l’ironia con cui gli altri colleghi sindaci gli sottolineano che è l’unico primo cittadino a relazionarsi con due vescovi, circostanza che gli varrebbe una doppia benedizione.

La conversione dell’istituto delle suore canossiane “Figlie della Carità”, in centro catechistico-pastorale è l’opera-segno che lascia la Caritas italiana a testimonianza della vicinanza alle popolazioni colpite dal sisma del 2002. Un progetto del valore di 300mila euro per l’acquisto dell’istituto, che fu chiuso dalle suore per mancanza di vocazioni.

Ieri, a suggellare questo nuovo cammino di condivisione erano presenti il vicario generale di Acireale mons. Giovanni Mammino, il vicario generale di Catania mons. Salvatore Genchi, i parroci di Santa Venerina e le suore Figlie della Carità.