"Il punto di non ritorno per l’ospedale di Giarre" - L'intervento -
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“Il punto di non ritorno per l’ospedale di Giarre” – L’intervento

“Il punto di non ritorno per l’ospedale di Giarre” – L’intervento

In questi giorni sulla stampa ho letto che saranno stanziati  dieci milioni di euro per attivare il pronto soccorso di Giarre. E’ dal  1978, io poco più che ventenne, che mi sta a cuore il presidio ospedaliero della mia città, quando per la morte dell’allora primario fu chiuso il reparto di ginecologia ed ostetricia.

L’associazione femminile/femminista di cui facevo parte, attraverso  manifesti pubblici e con un incontro con  l’allora presidente dell’ospedale, avv. Giuseppe Lombardo, sollecitò la riattivazione del reparto. Nel mio trentennale impegno sociale più volte sono tornata sul funzionamento della struttura, fino al 2000 quando con una rete di associazioni ci si mobilitò per l’apertura del nuovo ospedale. Ho tutti i documenti che attestano questa mia memoria, compreso l’invito personale alla cerimonia di inaugurazione della nuova struttura.

La premessa è per chiarire quanto mi è stato e mi sta a cuore il vecchio e caro ospedale, la cui chiusura sicuramente non ha impoverito solo la città di Giarre. C’è, però, un punto di non ritorno: quello di un servizio di pronto soccorso dotato di una struttura e di attrezzature più avanzate, utilizzabili anche di sabato e domenica con la turnazione degli operatori.

Non sono esperta di organizzazione sanitaria ma immagino che siano anche collegamenti, in tempo reale, con  le unità  specialistiche di Catania. E’ possibile tutto ciò? Non penso.

Dopo i dieci milioni, e mi chiedo se sono sufficienti, sono necessarie altre risorse per mantenere il servizio a regime. Tutto ciò  rientra già nella programmazione sanitaria regionale e/o statale?

Se dovesse risultare un pronto soccorso di provincia della provincia, cioè peggio di quello di Acireale, dove ho passato due notti in un’astanteria da fiction brasiliana Under Pressure, qualche dubbio l’avrei e lo dovrebbe avere, anche, la nuova rete associativa che negli ultimi anni si è impegnata sul funzionamento dell’ospedale.

Non sono di solito una pessimista, ritengo che la sanità siciliana abbia delle eccellenze anche se resta il nodo delle lunghe attese di tutti i pronto soccorso catanesi; Giarre però ha uno storico esempio di “infinita prossima apertura” di una struttura pubblica, quella del  teatro che dal 1955 è oggetto di sperpero di risorse senza che si sia ancora raggiunto l’obiettivo.

Oltre trent’anni fa, in occasione dell’organizzazione di una iniziativa di protesta per il mancato completamento della struttura,  l’architetto e consigliere comunale Salvatore Calì, mi disse che l’unica soluzione era abbattere la struttura. Non ero d’accordo perché mi atterriva l’idea dello spreco e della  sconfitta delle istituzioni. Invece aveva ragione.

Non ritengo, naturalmente, che si debba abbattere la struttura dell’ospedale, ma che le  risorse sul territorio si possono distribuire migliorando realmente la qualità dei territori, soprattutto a vocazione turistica come quello di Giarre e Riposto, con il ripristino dei manti stradali o con l’implosione degli scheletri delle incompiute di cui Giarre ne è campione e, non per ultimo, con il potenziamento dei Pronto Soccorso già attivi nei grandi ospedali, le cui lunghe attese già mettono a repentaglio la vita di noi cittadine e cittadini.

Nunziatina Spatafora

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