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L’incertezza del futuro per il mercato siciliano della cannabis light

L’incertezza del futuro per il mercato siciliano della cannabis light

Da qualche anno è possibile acquistare all’interno del territorio italiano alcuni prodotti a base di cannabis light. Si tratta di una sostanza con un blando principio attivo non in grado di provocare effetti psicotropi come la marijuana e soprattutto legale.

Ciò che distingue la cannabis light e legale da quella dagli effetti stupefacenti è il contenuto dei principi attivi. La prima si ricava dalle infiorescenze femminili della Canapa Light Sativa e contiene il principio attivo curativo CBD, uno dei composti appartenenti alla famiglia dei cannabinoidi che è in grado di ridurre la trasmissione dei segnali dolorosi al cervello oltre ad essere un anticonvulsivo. Deve inoltre contenere un basso livello di tetraidrocannabinolo, il THC, che è la sostanza responsabile degli effetti psicoattivi della cannabis.

Anche se storicamente la cannabis è da sempre associata al concetto di sostanza rilassante per il corpo e per la mente, è invece provato scientificamente che gli effetti della marijuana ad alto contenuto di THC includano anche alcune conseguenze collaterali come ansia, psicosi e disturbi del sonno oltre alla ben nota dipendenza fisica difficilmente risolvibile.

Da quando è entrata in vigore in Italia la legge sulla canapa legale che ne consente l’uso e la vendita nei negozi, la richiesta è notevolmente aumentata nei vari punti vendita anche nel territorio siciliano. Questo ha promosso l’inventiva di diversi giovani che scelgono di aprire nuovi punti vendita ottenendo le necessarie licenze e autorizzazioni e disincentivando la criminalità organizzata e lo spaccio di sostanze illegali.

Questo giovane mercato in espansione è stato però drasticamente ridimensionato dal problema riscontrato da questi esercenti, ovvero la scarsa chiarezza normativa dei contenuti del principio attivo psicotropo che ha comportato la chiusura di alcuni punti vendita.

Infatti, se per i produttori vige la legge n. 242 del 2016, che regolamenta la produzione della cannabis light e fissa il tasso massimo di THC nello 0,6%, gli esercenti devono invece attenersi a una circolare del luglio 2018 che abbassa questo limite allo 0,5% con poca tolleranza e considera legale unicamente i prodotti che restano al di sotto di quest’ultimo valore.

Coloro che si sono dedicati a questo nuovo business, incluse molte nuove aziende che hanno base in Sicilia ma commercializzano i prodotti e collaborano con tutta Europa, accusano così una flessione nelle vendite e una sorta di ostacolamento causato dal mercato italiano alla vendita della cannabis light.

Dalla piantagione alla coltivazione dei fiori di canapa, alle basi per realizzarne i prodotti derivati, come l’olio di cbd, saponi e farine, fino alla vendita al cliente finale, le realtà italiane e quelle siciliane in particolar modo sembrano appese ad un filo. Questo perché si devono scontrare con norme ancora poco chiare e non esaustive, nonostante l’apertura di punti vendita del genere comporti una notevole serie di licenze e autorizzazioni che gli imprenditori solerti richiedono e rispettano regolarmente.

Oltre a questo, l’ultima beffa arriva direttamente dal Ministro dell’Interno Matteo Salvini, cha ha dichiarato pubblicamente di voler fare guerra ai negozi di cannabis light, con l’intenzione di chiuderli tutti. Una dichiarazione fatta pochi giorni fa che ha scosso non poco il mercato giovane che adesso vede un futuro incerto.

Una ‘crisi’ simile, oltre al danno che provocherebbe ai tanti esercenti locali, presenta il rischio che ritornare a far crescere i mercati illeciti, legati alla criminalità organizzata. La canapa light invece non provoca effetti psicotropi né instaura una dipendenza fisica nei consumatori e inoltre riduce i tentativi di spaccio della sostanza illegale. Un motivo in più per seguire questo mercato e regolamentarlo con maggiore chiarezza.

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